EXCALIBUR 2 - aprile 1998
in questo numero

Io sono anticomunista!

di Isabella Luconi
Marcello Veneziani (da "Lo Stato").
«Allora l'anticomunismo è finito, come ha sostenuto Fini a Verona, oppure no, come ritiene invece Berlusconi? Nell'analisi penso che abbia ragione Fini, nella sintesi Berlusconi [...].
Sul piano dell'analisi possiamo dire che l'anticomunismo politico abbia esaurito il suo compito; o meglio può esistere un residuale anticomunismo fino a che esisterà un residuale comunismo, da noi rappresentato da Bertinotti [...].
Ma la politica non ha ragion d'essere se non individui l'avversario. La democrazia non esiste se non c'è antagonismo tra due o più soggetti [...]. L'opposizione non esiste se non chiarisce e rafforza le ragioni per cui bisogna cambiare. Qui ha ragione Berlusconi. Che semplifica, come è il suo stile; che compie operazioni di politica commerciale più che di strategia... che grida al comunista e non saluta D'Alema dopo che per un anno ha "inciuciato" con lui [...].
Certo, i figliocci del comunismo non sognano affatto di abbattere il capitalismo mondiale, anzi spesso sono il personale di servizio del suo dominio. Ma resta il sogno "buonista" del "politicamente corretto" [...]. E se qualcuno non è d'accordo con loro, non dissente ma pecca [...]. Altrimenti l'esortazione si risolve in intimazione o in intimidazione
».
Sento in lontananza le campane della chiesa che suonano a morte. Una bara rossa, portata a spalla da grigi antifascisti, procede lentamente, fra uno sventolio di tricolori e bandiere rosse mentre tutta la sinistra, con un'unica voce grida: «il comunismo è morto, viva il comunismo».
L'ultimo muro, l'ultimo ostacolo è stato abbattuto, la guerra delle parole è vinta. Il corteo procede verso il centro, trova qualche ostacolo, "gira a destra", la via è libera, coccinelle e fiori lungo il cammino.
E inizia l'analisi, pro e contro l'anticomunismo; chi, stratega della politica, sostiene che è il primo passo per non parlare più di antifascismo. Chi, filosofo o intellettuale, vuole dimostrare che il Comunismo esiste ancora ed è più potente di prima.
Né l'uno né l'altro lasciano il posto al cuore, ed è l'ennesima sconfitta, perché parlare di anticomunismo e raccontare delle passioni che hanno animato i nostri cuori vuol dire, oggi, essere tacciati di fascismo, e di quello più becero e retorico.
Chi ha fatto dell'anticomunismo una scelta di vita dovrebbe mettere in discussione tutti i suoi ideali e tutti i suoi princìpi; chi ha gridato all'orrore per quel Cristo negato e abbattuto dai soviet russi, in nome della sola materialità, deve tacere. Chi non ha barattato la parola "Patria" con quella di "Nazione", deve tacere.
Ma io non ho voglia di tacere, non ho voglia di barattare i miei ideali, non ho voglia di non ascoltare il cuore.
lo non ho voglia di sentire che forse domani, se farò da brava, mi si dirà che se l'anticomunismo non esiste più, allora non esiste più neanche l'antifascismo.
Non ho voglia di globalizzare tutto, ingrigire tutto, seppellire gli ideali.
lo ho invece voglia di pensare ancora che esistono due valori contrapposti, due scelte di vita, e ho voglia di credere che la mia sia la migliore.
lo ho voglia di credere che esiste un'anima e non tutto finisce con la materia, travolto dal tempo inesorabile che tutto distrugge. lo non voglio permettere a una coccinella di privarmi dei mio sogno di uomo.
lo sono anticomunista, e se questo vuoi dire nel gioco delle parole essere fascisti, beh, allora... io sono fascista.
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