EXCALIBUR 3 - maggio 1998
in questo numero

L'angolo dei libri

a cura di Ugo Murino
Tiro al piccione
di Giose Rimanelli
«Beh, ragazzi, fece Elia, io la penso così... Noi siamo belli che fregati. La guerra l'abbiamo persa da circa un anno. Non ci decidiamo a riconoscerlo».
"Tiro al piccione", un libro scritto da un giovane italiano che quella guerra (la guerra civile 1943-'45) l'aveva vissuta dalla parte sbagliata, quella che aveva perso.
Probabilmente è uno dei primi e pochi libri a descrivere e affrontare il problema della guerra civile scritto nell'immediato dopoguerra, guardandola da un'ottica diversa e opposta a ciò che era la tendenza filopartigiana o filoamericana. Un'autobiografia romanzata in cui sono presenti tutte le passioni e le paure di quegli ultimi due anni di guerra.
Giose Rimanelli, l'autore dell'opera, non ebbe quella fortuna in campo culturale che ebbero invece i vincitori e fu costretto negli anni cinquanta a emigrare in America, dove se ne persero le tracce.
I balilla andarono a Salò
di Carlo Mazzantini (Tascabili Marsilio)
«Furono portati davanti al muro del cimitero, fu fatta loro scavare la fossa e vennero fucilati cinque per volta. Ognuna di quelle cinquine, cadendo sotto le raffiche dei partigiani, gridava: "viva l'Italia"».
Carlo Mazzantini (autore del romanzo "A cercare la bella morte") difende con orgoglio la scelta dei "ragazzi di Salò", ragazzi nati in un regime accolto entusiasticamente dagli Italiani, in un'Italia che poteva vantare i Guglielmo Marconi, Luigi Pirandello, Mascagni, D'Annunzio, Gentile, Ungaretti, Papini, Soffici, Prezzolini, Grazia Deledda, Malaparte, ecc..
Questi giovani, oltre mezzo milione, in gran parte ragazzi tra i quindici e i vent'anni, dopo l'8 settembre decisero di scegliere la strada dell'Onore.
Un libro scritto con passione ma anche documentato rigorosamente. Un contributo alla riscoperta della verità. Un omaggio alla memoria dei tanti giovani eroi sconosciuti ma non dimenticati.
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