EXCALIBUR 7 - dic. 1998 / gen. 1999
in questo numero

A proposito di anticomunismo

Arriva dai giovani un'interessante proposta per rinnovare

di Corrado Meloni
Pur accogliendo l'invito alla creazione di un fronte unitario contro il regime dalemiano pubblicato sullo scorso numero di Excalibur, non posso non respingerne la premessa anticomunista che ne costituisce il fondamento.
Questo perché, per quanto sia consapevole della necessità di combattere l'apparato politico e culturale di stampo marxista in Italia tuttora egemone, non ritengo si possa parlare di un pericolo comunista nel nostro Paese. Non mi pare sufficiente la presenza del leader di Botteghe Oscure a Palazzo Chigi per immaginare i cosacchi che abbeverano i loro cavalli alle fontane di Piazza San Pietro, o per ipotizzare l'abolizione della proprietà privata.
Sarà che è passato qualche anno dall'implosione dell'Unione Sovietica, e che non mi è capitato di sentire alcun ministro della Repubblica contestare la recente decisione della Fiat - dopo che questa ha intascato i profitti della rottamazione - di mettere in cassa integrazione migliaia di operai, ma non credo sia il caso di agitare la pistola scarica dell'anticomunismo per denunciare e contrastare quello che pur sempre rimane un regime. Ancora, se è improbabile considerare l'anticomunismo come un valore attuale, risulta addirittura assurdo ritenerlo un valore in sé, quasi elevandolo al rango di categoria metafisica. Sarebbe come riciclare l'Antifascismo - proprio quello con la "a" maiuscola - cambiandolo di segno. D'altronde, non erano i compagni che affermavano che l'antifascismo «non è un valore solo della Sinistra, ma di tutti gli uomini liberi»? Mi vengono i brividi a pensare che anche dalle nostre parti si dia fiato alla retorica progressista del Nemico assoluto mutandone soltanto l'oggetto.
Come potrà l'Italia affrontare le sfide della globalizzazione - che, evidentemente, impongono un ripensamento dello Stato nazionale - se non siamo capaci di affrancarci dai fantasmi del passato, dall'odio ideologico nei confronti degli avversari politici? Gli Italiani avranno mai dei Valori comuni, oltre la pizza e la Nazionale di calcio?
No. Continuare con questi pregiudizi è un po' come avere la pretesa di prendere il largo senza tirar su gli ormeggi: si avrà, forse, l'illusione del viaggio, ma non si andrà oltre il mare inquieto delle nostalgie.
E se, comunque, non credo che le "nuove generazioni" della Destra siano tentate dal navigare verso quell'Altrove di cui ha scritto Marco Tarchi, figuriamoci se desiderano navigare verso le desolate spiagge dei rancori altrui...
La Destra, a mio avviso, deve combattere il Mercato senza regole e non l'economia pianificata; il cosmopolitismo finanziario e speculatore e non l'internazionalismo proletario. Il Capitale rimane il punto di riferimento della Sinistra italiana: ma non è quello di Marx, bensì quello dei Cuccia e degli Agnelli. Ignorare ciò sarebbe, più che un errore, un crimine.
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