EXCALIBUR 7 - dic. 1998 / gen. 1999
in questo numero

Fra querce e ulivi...

Altro giro... stessa corsa - i maldestri tentativi di rinnovamento dei nostri politici

di Andrea Curreli
Nel suo famosissimo film "Il Gattopardo", Luchino Visconti impiegava tre ore di estenuanti particolari cinematografici per dirci che la politica è l'arte di cambiar tutto e non cambiar niente. Sembra paradossale ma aveva ragione e la prova di ciò è sotto gli occhi di tutti: nuove sigle, nuovi partiti, nuovi volti, ma il solito vecchio copione dall'Unità a oggi.
Ieri si chiamavano destra e sinistra ("storiche" per intenderci) secondo un modello molto simile all'attuale bipartitismo americano repubblicani-democratici, dove non aveva molta importanza come la pensavi ma con chi la pensavi. I cambi di fronte erano talmente continui che l'hanno chiamato "trasformismo" dando per assunto che vi fosse una trasformazione, un mutamento d'opinione, rispetto a che cosa però non si sa.
Lasciando da una parte il Ventennio Fascista e il partito unico, che ha quanto meno reso meno visibile questo modus vivendi della politica, siamo arrivati alla prima "gloriosa" Repubblica Italiana caratterizzata dalla democrazia (fittizia), dalla Democrazia Cristiana (fin troppo reale), dal P.C.I. con la sua finta opposizione e infine da una miriade di partiti minori con il P.S.I. in testa. Questi erano gli attori di uno spettacolo che raffrontato a quello dei giorni nostri era di gran lunga superiore. Le regole erano chiare secondo il vecchio copione: la D.C. decideva ma, non avendo i tutti i numeri a posto, trattava con quelli che oggi definiremmo "rami dell'Ulivo" ma che allora si chiamavano P.S.I., P.S.D.I., P.R.I. e senza troppa puzza sotto il naso anche il P.L.I..
Il P.C.I., e a volte anche il M.S.I. (sebbene con responsabilità minori dovute alla ferrea legge dei voti), recitavano la parte delle opposizioni.
La parte del P.C.I. era la più esilarante: in piazza si citavano i grandi padri della rivoluzione proletaria e in Parlamento si facevano passare leggi (che allora come oggi volevano dire spostamenti di milioni di lire dei contribuenti) da far rabbrividire chiunque.
Con il passare del tempo gli attori sono invecchiati e anche lo spettacolo non era più tanto gradito al pubblico tanto che si è deciso di dare una bella verniciata al rottame politico vecchio di quarant'anni. La verniciata si è chiamata maggioritario, bipolarismo, alternanza, ma la sostanza è rimasta la stessa.
Non siamo diventati anglosassoni adottando all'italiana il loro sistema elettorale, anzi abbiamo mantenuto un'invidiabile coerenza al nostro secolare pluripartitismo e al suo modo d'essere. Una differenza però si è avuta e si chiama mediocrità, la stessa che fa di un attore un saltimbanco.
La Seconda Repubblica è la mediocrità fatta a persona, all'interno degli stessi metodi di sempre. L'Ulivo ne è l'esempio più evidente: nato per essere la coalizione delle diverse anime della sinistra è divenuto una sorta di vestito di arlecchino in cui si associano i colori più disparati e che quando si perde un pezzo se ne trova subito un altro.
Non è necessario che mi dilunghi più di tanto su Cossiga, Bertinotti e compagnia (nel senso di insieme di compagni) dato che non sono né i primi né gli ultimi esempi di questo sistema di cose, ma mi piace mettere in evidenza la mediocrità di chi questo sistema non riesce nemmeno a sfruttarlo. Mi riferisco al povero Massimo D'Alema (prodotto perfetto di quell'impostazione togliattiana che voleva i dirigenti prodotti in casa), che non è riuscito a risolvere una situazione di politica estera a dir poco ridicola.
Non voglio parlare della questione curda, che probabilmente mi troverebbe, con i dovuti distinguo, più vicino alle posizioni di Ocalan che non a quelle dei politici di Ankara, ma di come è stata gestita la questione.
Un capo di governo che sapeva-non sapeva il segreto di pulcinella, che si prostra davanti al capo di governo tedesco, che non si rende conto della figura meschina che fa fare all'Italia in campo internazionale, è l'incarnazione della Mediocrità.
Illuso che il quadro fosse cambiato, mi aspettavo di veder passare nel fiume qualche cadavere, e invece niente! L'opposizione, il Polo, ha recitato il copione di sempre, sbraitando in modo confuso per bocca dell'ultimo veteroanticomunista Berlusconi senza ottenere niente di concreto.
Mettetela come volete ma lo spettacolo è ancora una volta il solito... dal 1861.
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