EXCALIBUR 7 - dic. 1998 / gen. 1999
in questo numero

Lettere e opinioni

Lo spazio dei lettori

della Redazione
Solo una lettera-articolo per questo numero pervenutaci via Internet. A scriverla è un amico della provincia di Pesaro, che fa un analisi riguardante il materialismo e il falso progresso imperanti. Per motivi di spazio ne pubblichiamo solo una prima parte, rimandando la seconda al prossimo numero.

Alla ricerca del mondo perduto - I parte.
Viviamo in un mondo in cui la quantità conta più della qualità. In tutti i domini.
La peculiarità dell'epoca odierna, è la dispersione nel molteplice, non più coordinato da un principio superiore. L'analisi, il frazionamento infinito.
Nella chimica moderna, è la quantità delle particelle subatomiche che determina la qualità della materia. Nella politica è la quantità dei voti che determina la qualità dei governi, e non conta se un voto è di un grande filosofo o di un emerito imbecille, quello che conta è sempre il numero, e così, nella produzione, ha perso d'importanza la qualità del manufatto: al consumatore arriva solo un nome e un prezzo. La qualità? Non esiste più questa categoria, tutt'al più esistono la norma di legge, le normative C.E.E., il certificato di omologazione, di approvazione.
Se nel Medio Evo i veti e i permessi provenivano da figure come Papi e Imperatori, la cui legittimazione per lo meno proveniva da Dio, oggi chi detta le regole è una serie di personaggi di mezza età senza nome e senza tiara, legittimati né da Dio né dal popolo, ma portavoce del mercato, emissari del dio danaro.
Il mondo moderno non può tollerare che degli uomini preferiscano lavorare meno e contentarsi di poco per vivere, e così, se da un lato stigmatizza l'eterna uguaglianza, induce poi dei bisogni artificiali nell'animo degli uomini e la sola differenza sociale sopravvissuta è quella che si basa sulla ricchezza materiale.
La potenza della finanza domina ogni politica, la concorrenza commerciale esercita un'influenza preponderante sulle relazioni fra i popoli.
Siano di esempio per tutti gli ottimi rapporti che intercorrono tra la democratica America tirannicida, sempre pronta a intervenire quando sono in pericolo i diritti umani in ogni parte del mondo e la Cina maoista, tanto ammirata e presa come bandiera dai movimenti studenteschi del sessantotto, e che a casa propria gli studenti li schiaccia coi carri armati.
Nel lavoro, come nella scienza e nell'arte ci si orienta sempre più verso la specializzazione, la divisione dei compiti, e si perde così la visione dell'insieme e quindi la capacità di ogni concentrazione e meditazione. Queste sono le conseguenze del materialismo; sì, perché la materia è molteplicità, è divisione (molecola, atomo, elettroni...), e più ci si sprofonda nella materia, più si accentuano le intolleranze e i conflitti, mentre più ci si eleva spiritualmente, più ci si avvicina all'unità.
L'arte, la scienza e la filosofia, producono al contrario un succedersi frenetico di teorie e ipotesi infondate, le une scalzanti le altre, in un infinito annullarsi nel caos del relativismo.
Qui non si vuol mettere in discussione la validità dei progressi scientifici e delle loro applicazioni sul piano materiale, che è il solo nel quale la conoscenza di oggi non ha rivali. Ma le stesse scienze moderne non sono che dei rottami, dei residui smembrati e impoveriti delle scienze più antiche, quali erano l'Astrologia, l'Alchimia, la Matematica Pitagorica, che perdendo tutto ciò che avevano di spirituale e realmente intellettuale, hanno conseguito uno sviluppo frenetico solo sul campo delle applicazioni pratiche, in una drammatica volgarizzazione e democratizzazione di quelle che erano dottrine esoteriche per iniziati; e ora chiunque, anche senza i necessari requisiti morali, con un minimo di studi può accedervi, con tutte le relative nefaste conseguenze (le perle ai porci).
Inoltre, le invenzioni che vanno incessantemente moltiplicandosi sono ancor più pericolose, perché mettono in gioco forze la cui vera natura è sconosciuta a quelli che le utilizzano (ottimo esempio quello della signora che ha messo ad asciugare il gatto nel forno a microonde).
Volendo dominare la materia e piegarla al proprio fine, l'uomo è riuscito solo a farsene schiavo: non solo ha limitato la propria ambizione intellettuale a un univoco costruire macchine, ma ha finito per divenire egli stesso una macchina.

Franco Cenerelli,
Via Piemonte, 4 - 61030 Calcinelli (PS) / e-mail: franco@gostec.it
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