Excalibur blu

Le elezioni regionali e il bipolarismo mancato

È vera alternanza destra/sinistra o monopolio del centro?

di Eifiso Agus
La vignetta di Demetrio
Ancora tante energie profuse dai partiti in vista delle prossime elezioni regionali del 13 giugno nella scelta del candidato alla Presidenza della Regione Sarda senza che, alla fine, all'interno sia del centrodestra che del centrosinistra ci sia la piena soddisfazione. Infatti, come è capitato in precedenti elezioni comunali, provinciali e nazionali, l'obiettivo dei due schieramenti di ottenere il più possibile i consensi dell'elettorato moderato ha spinto i partiti a rassegnarsi alla scelta di un candidato di centro, per cui alla fine non si capisce bene, nella logica del bipolarismo, che alternanza ci potrà mai essere tra due ex democristiani o due ex socialisti.
È evidente che siamo di fronte a qualcosa che non va, che le forze politiche dovranno rivedere il sistema elettorale, che questo bipolarismo regredisce verso situazioni strane non rappresentative, che probabilmente finiranno per far allontanare definitivamente i cittadini da qualsiasi impegno civile, in una stagione della vita politica italiana in cui si auspica invece una maggiore partecipazione popolare.
A questo punto, più che un ritorno al proporzionale con uno sbarramento al 4% o al 5%, si potrebbe perseguire la via aperta nel Lazio da Alleanza Nazionale con le elezioni primarie, che darebbe anche alle minoranze, sia all'interno dei partiti che degli schieramenti, la possibilità di esprimere un proprio candidato da sottoporre alla libera scelta degli iscritti, dei simpatizzanti, degli elettori. Un sistema certamente più lungo, forse più costoso, sul quale già si accendono le polemiche tra chi dice che potrà scendere in politica solo chi ha più mezzi economici e chi invece vorrà far valere l'organizzazione di partito o i programmi.
Si inserisce in questo contesto la legge sul finanziamento ai partiti che già un precedente referendum ha sonoramente bocciato, ma che si vuole reintrodurre, stando a quel che dicono i partiti del centrosinistra ad eccezione di Prodi e Di Pietro, per evitare che i potentati economici possano condizionare la vita politica italiana. La destra è per fortuna ben contraria al finanziamento pubblico e a tutt'oggi è in grado di sostenersi con i soldi degli iscritti e dei simpatizzanti.
Se a questo fatto positivo per la destra aggiungiamo l'orientamento per le primarie nella scelta dei candidati, possiamo ben sperare per il futuro che dall'attuale incompiuta democrazia si possa finalmente arrivare a esprimere anche in Sardegna i rappresentanti giusti, che avviino a soluzioni i problemi del lavoro, dei trasporti e quant'altro secondo le indicazioni degli elettori che per la prima volta diventerebbero gli attori principali della vita politica.