EXCALIBUR 10 - maggio 1999
in questo numero

R.S.I.: fu la parte sbagliata?

Dedicato alla "parte sbagliata"

di Isabella Luconi
La lettera di Junio Valerio Borghese (cliccare sull'immagine per ingrandire)
Pensavo che scrivere un articolo sulla resistenza, mi riuscisse impresa facile, tanta è la rabbia covata dentro per anni, tanto il profondo e viscerale anticomunismo che mi anima, tanto il ricordo bruciante di aver avuto come Presidente di tutti gli Italiani un partigiano, tanto il ricordo di quegli anni di scuola, con quel 25 aprile pieno di bandiere rosse, quando il solo fatto di uscire in strada significava sfidare la morte. E invece non mi è facile, perché non trovo intorno la stessa rabbia, la stessa consapevolezza di 50 anni di storia scritti con il sangue di una guerra civile, guerra che una nazione, se degna di tale nome, dovrebbe ricordare con vergogna e non con sfilate e cortei. Io non voglio chiedere scusa di niente a nessuno, né voglio dimenticare.
L'età non me lo consente, ma se avessi anagraficamente potuto, sarei stata fascista e l'8 settembre avrei scelto la "parte sbagliata" insieme a tutti quei ragazzi che si arruolarono volontari nella R.S.I. e morirono per difendere un'idea, perché erano innamorati di quella idea di Patria, perché per loro la Patria non poteva essere definita fascista o antifascista, ma solo sentimento comune che unisce un popolo e si imprime nell'uomo.
E allora, a chi il diritto di decidere che un uomo che muore per una idea deve essere condannato e poi dimenticato, perché quell'idea è, giudicata dagli altri sbagliata. E in nome di cosa dobbiamo tacere, chiedere di essere perdonati. Perdonati di che cosa, di non essere stati comunisti? Di non essere colpevoli di aver infoibato e massacrato migliaia di Italiani? Di non aver firmato noi l'armistizio che permise al "Liberatore" con fredda determinazione e con l'obiettivo di piegare l'ultima resistenza degli Italiani della R.S.I. di bombardare sistematicamente la popolazione civile (22.506 morti e 35.651 feriti), le città (7.872 abitazioni rase al suolo). Chi deve ricordare questo sterminio? Chi deve restituire quell'assegno di 160.000.000 che gli Americani versavano mensilmente al C.L.N.? Chi deve ricordare il 7 febbraio 1945, quando avvenne nelle montagne del Friuli l'eccidio di Porzus, quando un centinaio di elementi scelti di partigiani comunisti circondarono e massacrarono altri partigiani colpevoli solo di essere Italiani anticomunisti e antislavi. Un film coraggioso in loro ricordo. L'Italia democratica e antifascista lo ha tolto dal circuito delle sale cinematografiche in soli tre giorni!
Altri fatti, altre date da ricordare, si potrebbe continuare e riempire decine di pagine, ma per chi? Per cosa? In un'Italia che ha perso ogni stima e valore di se, e che mendica un posto al sole in quella Europa che tale è perché noi la facemmo così con la spada e il cuore impavido di quei primi Italiani chiamati Romani, che civilizzarono quegli altri Europei che altri non erano che barbari. Per chi ricordare, quando non esistono più valori di riferimento ideali da difendere, quando da destra non si leva una voce che chieda di uscire dalla N.A.T.O., alleati di quel popolo prepotente e presuntuoso che crede, con una storia di appena cent'anni, di poter decidere le sorti e i destini di una civiltà Europea da cui tutto dovrebbe imparare, quel popolo che ha per presidente un fantoccio che, per dimenticare le sue disavventure sessuali, si fa propaganda bombardando uno stato sovrano "per difendere i deboli".
E quindi anche quest'anno, quel 25 aprile è passato e nessuno ha levato una voce in ricordo di quell'altra parte sbagliata.
Da queste pagine, in loro memoria, riportiamo la lettera che Junio Valerio Borghese scrisse, ai «cari amici e commilitoni» della Decima dopo la conclusione del processo nel febbraio 1949, perché ognuno di noi possa chiudere gli occhi e accarezzati dal tiepido vento della primavera, in un immaginario sventolio di tricolori, con una mano nel cuore, ripetere le parole di Borghese, perché il silenzio delle nostre menti possa fare più rumore di quello dei partigiani comunisti.
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