EXCALIBUR 13 - ottobre 1999
in questo numero

Vincitori e vinti

Dal voto di giugno ai giorni nostri, un'interpretazione dell'intricata telenovela sarda

di Mauro Plazza
Il risultato delle ultime consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio Regionale della Sardegna (13 - 27 giugno '99) ha decretato in modo inequivocabile che nessuna delle coalizioni presenti può dire di avere vinto le elezioni. Nessuno dei due schieramenti in campo, infatti, ha raggiunto la maggioranza di 41 consiglieri necessaria per poter governare senza dover chiedere aiuto a forze intermedie. Aiuto che costa moltissimo in termini politici (vedi i tre assessorati chiesti e ottenuti dall'U.d.R., partito che è riuscito a portare in Consiglio 3 eletti). Si potrebbe affermare, senza tema di essere smentiti, che, invece di trovare un vincitore, abbiamo avuto due sconfitti: entrambi gli schieramenti escono sconfitti dalle elezioni per motivi diversi che cercherò di spiegare brevemente.
Esce sconfitto lo schieramento di centrosinistra, il quale paga le colpe di una politica e di un Governo che negli ultimi cinque anni è riuscita nel non facile compito di scontentare tutti: imprenditori e sindacati, artigiani e commercianti, industriali e albergatori, studenti e insegnanti, cacciatori e ambientalisti, pastori e contadini e così via elencando. Ma in principal modo ha scontentato la categoria più numerosa: i disoccupati. Quando un governo non riesce a dare non dico risposte ma almeno speranze ai giovani che escono dalle scuole e dalle università in cerca di occupazione, a chi il lavoro lo ha perso anche per scellerate politiche regionali, a chi a trent'anni e oltre il lavoro non lo ha ancora conosciuto, non può pensare di ripresentarsi a una competizione elettorale senza pagare dazio per questi fallimenti.
Esce sconfitto anche lo schieramento di centrodestra, il quale, purtroppo, nonostante la conferma numerica dei dieci consiglieri regionali di A.N., non sfonda a destra. Ma perché non sfonda a destra (così come evidenziato dalle simultanee consultazioni europee)? A mio parere non sfonda a destra perché c'è sempre più centro e sempre meno destra. Un Polo che si definisce di centrodestra è tale perché sono rappresentati i partiti di centro (F.I. e C.C.D.), i quali dovrebbero acquisire i voti dell'elettorato di centro, e il partito di destra (A.N.) il quale dovrebbe acquisire i voti dell'elettorato tradizionalmente di destra e anticomunista. Ma se il partito che rappresenta la destra perde di vista i suoi valori storici (storici in senso di destra, intendiamoci) crea in quella che dovrebbe essere la sua fetta di elettorato uno stato confusionale che in alcuni casi si trasforma in astensione, ma in altri casi si trasforma in voto ai partiti di centro dello schieramento.
Tutti sconfitti, dunque, alla Regione? No di certo! L'analisi del voto dice, ci piaccia o no, che ci sono due vincitori: uno è Mauro Pili, il quale ha sbaragliato tutte le previsioni e gli scetticismi della vigilia e tutte le difficoltà incontrate all'indomani della indicazione a leader dello schieramento di centrodestra, raccogliendo un numero di preferenze record per la Sardegna.
L'altro vincitore è la clientela. Così infatti va interpretata la differenza di voto espressa dagli elettori fra il "listone" regionale e le liste provinciali. Là dove il controllo del voto non era materialmente possibile (il listone regionale) gli elettori hanno votato in tutta libertà, scegliendo autonomamente lo schieramento cui affidare il proprio voto. Dove invece il voto era controllabile attraverso le centinaia di enti, pro loco, comitati, amministrazioni periferiche, tutte scientificamente occupate dal centrosinistra (le liste provinciali) ecco che il controllo e il ricatto si è fatto sentire e il risultato si è rivelato opposto a quello precedente.
E allora quali conclusioni? Qualche inguaribile ottimista (o sprovveduto) suggerisce che si faccia subito la riforma elettorale presidenzialista e maggioritaria e, nel giro di pochi mesi, si vada a nuove elezioni che possano dare un governo stabile e duraturo alla Sardegna. Ma siccome la proposta mi sembra di difficile realizzazione (avete mai visto un tacchino che voti perché si anticipi il Natale?) prepariamoci ad altri cinque anni di sofferenza, a cambi della guardia in seno alla Presidenza della Giunta, a ipotesi di governissimo, ecc.; il tutto alla faccia di chi, alle ultime elezioni, ha affidato al suo voto la speranza di una inversione di tendenza e quella di trovare, finalmente, una valida politica per l'occupazione e non per la disoccupazione.
Per il futuro, quindi, un solo consiglio riprendendo una vecchia pubblicità: «meditate gente, meditate».
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