EXCALIBUR 13 - ottobre 1999
in questo numero

Regione: che fare?

Una proposta concreta (si spera non troppo futura) che potrebbe risolvere il "vizio di fondo" della (in)governabilità sarda

di Paolo Cossu
La vignetta di Demetrio
"Democrazia diretta"... "partecipazione"... Oggi più che mai questi slogan diventano attuali e possono indicare la strada da seguire, dopo il secondo fallimento di Mauro Pili. Ciò che appariva chiaro a tutti, già all'indomani del voto regionale, si è tristemente ma puntualmente verificato: nessuno dei due poli ha la maggioranza e di conseguenza otto consiglieri (U.d.R. - P.S.d'Az. - N.M.) su ottanta possono dettare legge ed essere pertanto lusingati e corteggiati sia dalla destra che dalla sinistra; questi otto, in spregio a ogni principio di etica politica, sono intercambiabili, sono buoni per tutte le maggioranze, accettano di stare con chiunque, purché sia assegnato loro un buon numero di assessorati o addirittura la Presidenza della Regione.
Per chi, come i redattori e i lettori di Excalibur, ha sempre concepito la militanza politica in modo ben diverso, lo scenario è veramente raccapricciante! Il primo istinto è quello di mandare tutti a quel paese, di stare all'opposizione, e casomai di stare a riscoprire nelle piazze e fra la gente quella militanza che i giochi politici portano spesso a trascurare.
E allora... che fare? Non abbiamo molte strade da percorrere sul piano istituzionale: o una giunta di centrodestra guidata da un nuovo presidente, o l'opposizione. Personalmente non credo molto alla possibilità di un "governissimo", anche se nulla a questo punto è irrealizzabile. Abbiamo invece una strada certa da percorrere sul piano della politica, ed è quella della modifica della legge elettorale attraverso i referendum regionali del 21 novembre. È la possibilità di applicare immediatamente quegli slogan citati all'inizio, e di dare anche alla Sardegna un governo di centrodestra libero da vincoli e diktat di uno, due o tre singoli consiglieri regionali. Se alle elezioni di giugno si fosse votato con un sistema elettorale simile a quello in uso per i sindaci (che tra l'altro rispetta l'identità dei partiti, ha una sorta di sbarramento e ha un premio di maggioranza reale), il centrodestra, vincendo il ballottaggio, avrebbe avuto 48 consiglieri, mentre il centrosinistra, U.d.R., N.M., Sardisti, tutti assieme ne avrebbero avuti appena 32!!! Fine del gioco! Fine dei ricatti, fine dei giochi di palazzo dei vecchi marpioni, fine dei "franchi tiratori", fine dello squallore indecente al quale tutti noi stiamo assistendo in questi mesi.
Impegnarsi quindi perché nel mese che manca al referendum del 21 novembre ci sia una reale mobilitazione del popolo di destra per convincere gli amici, i conoscenti, i camerati ad andare a votare "sì"! I Riformatori di Fantola, promotori dell'iniziativa referendaria (onore al merito) stanno costituendo in tutta la Sardegna i comitati locali a sostegno del referendum: rimettiamo in moto i nostri Comitati Referendari per la Democrazia Diretta, non confondiamo questa battaglia con Segni o con l'"elefante" delle europee, qui si tratta di tutt'altra cosa: si tratta di cambiare realmente le regole del gioco, in modo da mandare definitivamente in pensione tutti gli zombies recentemente riapparsi o voler invece continuare a sottostare a tutto il marciume prima indicato. I Sardi hanno dimostrato di avere una grande volontà di cambiamento, diamo loro gli strumenti affinché questa volontà non rimanga inespressa, ma riesca a manifestarsi concretamente, attraverso un presidente e una giunta realmente espressione della volontà dei cittadini e non frutto di squallidi giochi di palazzo. Poi, dopo le nuove regole elettorali, tutti a casa e nuove elezioni: se si ha veramente il coraggio delle proprie idee e si ha almeno una vaga concezione dell'etica politica, è l'unica strada da percorrere.
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