EXCALIBUR 22 - ottobre/novembre 2000
in questo numero

Sì a un giusto revisionismo

Sulla Storia: prosegue il dibattito!

di Toto Sirigu
«Per sua natura lo storico non può non essere revisionista, dato che il suo lavoro prende le mosse da ciò che è stato acquisito dai suoi predecessori e tende ad approfondire, correggere, chiarire la loro ricostruzione dei fatti. Lo sforzo deve essere quello di emancipare la storia dall'ideologia, di scindere le ragioni della verità storica dalle esigenze della ragion politica...».
Così scriveva lo storico Renzo De Felice.
La Storia, o meglio "le Storie". Storie di potenti, di persone, di popoli, dell'umanità; esistono storie diverse. E all'interno di ciascuna di esse ce ne sono tante altre distinte, per ogni soggetto che si voglia prendere in considerazione (per esempio, su Mussolini sono disponibili non una ma cento storie).
In un'accezione più generale, la Storia può essere, inoltre, intesa come insieme di eventi, accadimenti collegati tra loro: secondo il "caso" per alcuni, secondo un "disegno progettuale finalistico" per altri; non mancano infine i fautori dei criteri misti. Conseguentemente, per lo storico, diventa essenziale sia la ricerca continua sia la verifica costante dell'attendibilità delle fonti.
Ma alla gente quale Storia viene trasmessa? È quella (e ciò emerge, soprattutto, per la Storia dei popoli) sostanzialmente filtrata dalle classi dirigenti degli Stati. Ci dobbiamo stupire? No.
Al riguardo vi sono almeno tre canali distinti di conoscenza: la "Verità", quella cioè che è da molti inseguita e da nessuno mai raggiunta; la "Verità storica principale", che ritroviamo nei testi ufficiali ed è sponsorizzata da chi sta al governo; la "Verità storica marginale", quella che è considerata in tutto o in parte scomoda.
Su alcune fasi di vita collettiva si tende, poi, a strumentalizzare l'esistenza o meno di un certo evento per esprimere, spesso velatamente e implicitamente, un giudizio ideologico positivo o negativo su questo o quel determinato sistema di potere.
È corretto confondere, tout court, il livello storico con quello ideologico? A me sembra di no. Ad esempio, su alcuni fatti eclatanti, scopriamo che la verità storica è da alcuni contrastata. Basti pensare all'antica diatriba sull'esistenza o meno dei campi di sterminio degli Ebrei: va condannato, sotto il profilo ideologico, il nazismo perché ha massacrato tanti Ebrei deliberatamente, oppure va condannato perché gli Ebrei sono morti, semplicemente, a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale? Chi avrà ragione?
Nessuno, perché respingo questa impostazione tendenziosa. Ma se proprio si chiede di condannare o di assolvere, io personalmente, a prescindere dalla esattezza o meno della verità storica ufficiale, mi sento di condannare il nazismo, per l'ideologia intrinsecamente razzista. E, paradossalmente, a questo giudizio si può pervenire utilizzando la stessa concezione nazista dei rapporti tra Stato e cittadini, e più specificamente la stessa concezione del Diritto: si punisce, si condanna colui che ha solo l'intento, che esprime solo la volontà di trasgredire le regole (vedi Georg Dahm e Friedrich Schaffstein, fondatori della scuola di Kiel, interpreti del nuovo corso nazista). E allora, poiché il capo del nazismo, Hitler in prima persona, è sempre stato ossessionato, per usare un eufemismo, dalla presenza "ingombrante" degli Ebrei, ciò significa che ha favorito oggettivamente, lui con la sua ideologia, se non altro il loro massacro. Quindi anche per il diritto nazista va emesso un giudizio di condanna. Questo esito, ovviamente, vale soltanto a patto che gli Ebrei vengano considerati, come io li considero, alla pari degli altri, delle persone.
Distacco, comunque sia ci vuole distacco, non confusione di livelli, e tanta passione per l'approfondimento. E un buon esempio di distacco, e quindi di credibile contributo a rivisitare e a ridefinire la verità storica ufficiale, proviene dalla pubblicazione costante su "Excalibur" di "pezzi" che riguardano frammenti di storia e biografie dimenticate e/o scomode.
Insomma, concludendo con uno sguardo verso il futuro, se la Storia "di ieri" ha tante sfaccettature che certamente meritano attenta rilettura critica e purtuttavia non possiamo cambiarne il percorso, è sempre possibile intervenire sulla Storia "del domani", pronta ad accogliere e assorbire la nostra volontà di lotta per gli ideali di sempre.
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