Sul Parco del Gennargentu
di Bruno Murgia
Ospitiamo un intervento dell'On. Bruno Murgia, Consigliere regionale di Alleanza Nazionale, sulle recenti polemiche che hanno visto gli amministratori regionali sardi e le popolazioni contrapposti al Ministro dell'ambiente Bordon, in relazione all'istituzione del Parco del Gennargentu. Auspichiamo che questo articolo serva da spunto per i nostri lettori per un dibattito sin dal prossimo numero di Excalibur.
Con un colpo a sorpresa il ministro Bordon ha cercato dì uscire indenne dalla vicenda del Parco del Gennargentu, che vedeva il governo all'angolo ormai da molto tempo.
Bordon si è presentato a Nuoro con l'aplomb del vecchio liberale e i nostri sindaci, in parte, hanno ceduto alle lusinghe di un governo lontano e distante.
Ma il problema non cambia di un solo millimetro. Il ministro dell'ambiente ha sostenuto che il parco lo devono approvare le popolazioni. Poi ha affermato che va fatta una nuova perimetrazione e ha concluso dicendo che chi vuole stare fuori dalla nuova realtà è liberissimo di farlo. In parole povere: rimane sullo sfondo la legge 394, quella che impone vincoli e recinti; si crea confusione sul territorio, perché si tende a dividere e confondere i sindaci; rimane immutata la volontà di fare il parco, che è quello che noi abbiamo sempre combattuto.
Bene ha fatto l'Assessore regionale all'Ambiente Pani a non andare alla riunione tenutasi in Provincia: non si può fare da sparring partner per qualcosa che non si condivide e per la quale si è combattuto da anni. Ma è pur certo che la Regione deve prendere in mano il bandolo della matassa. No a quel parco significa lavorare a qualcosa di alternativo. Al convegno organizzato da Alleanza Nazionale ad Arzana dicemmo chiaramente quali erano le possibilità. Parchi comunitari, provinciali, regionali: le esperienze di sviluppo integrato delle aree in tante regioni d'Europa, ci spingono a sostenere queste ipotesi.
C'è un dato che va sottolineato: la classe dirigente del centro Sardegna non ha ancora sufficiente forza e conoscenza per uscire dal vicolo cieco del "no al parco e basta". È su questo tappeto di buone intenzioni, ma di enormi difficoltà, che i sindaci mostrano i propri limiti.
Quando naufragherà definitivamente l'ipotesi originaria prevista dalla legge 394, così ostile a uno sviluppo dolce dei territorio, ci sarà uno spazio enorme da coprire: uno dei collegati alla finanziaria del 2001, la legge sulla montagna (peraltro solo 10 miliardi) sarà la traccia da seguire.