EXCALIBUR 25 - marzo 2001
in questo numero

Sul Parco del Gennargentu

di Bruno Murgia
Ospitiamo un intervento dell'On. Bruno Murgia, Consigliere regionale di Alleanza Nazionale, sulle recenti polemiche che hanno visto gli amministratori regionali sardi e le popolazioni contrapposti al Ministro dell'ambiente Bordon, in relazione all'istituzione del Parco del Gennargentu. Auspichiamo che questo articolo serva da spunto per i nostri lettori per un dibattito sin dal prossimo numero di Excalibur.
Con un colpo a sorpresa il ministro Bordon ha cercato dì uscire indenne dalla vicenda del Parco del Gennargentu, che vedeva il governo all'angolo ormai da molto tempo.
Bordon si è presentato a Nuoro con l'aplomb del vecchio liberale e i nostri sindaci, in parte, hanno ceduto alle lusinghe di un governo lontano e distante.
Ma il problema non cambia di un solo millimetro. Il ministro dell'ambiente ha sostenuto che il parco lo devono approvare le popolazioni. Poi ha affermato che va fatta una nuova perimetrazione e ha concluso dicendo che chi vuole stare fuori dalla nuova realtà è liberissimo di farlo. In parole povere: rimane sullo sfondo la legge 394, quella che impone vincoli e recinti; si crea confusione sul territorio, perché si tende a dividere e confondere i sindaci; rimane immutata la volontà di fare il parco, che è quello che noi abbiamo sempre combattuto.
Bene ha fatto l'Assessore regionale all'Ambiente Pani a non andare alla riunione tenutasi in Provincia: non si può fare da sparring partner per qualcosa che non si condivide e per la quale si è combattuto da anni. Ma è pur certo che la Regione deve prendere in mano il bandolo della matassa. No a quel parco significa lavorare a qualcosa di alternativo. Al convegno organizzato da Alleanza Nazionale ad Arzana dicemmo chiaramente quali erano le possibilità. Parchi comunitari, provinciali, regionali: le esperienze di sviluppo integrato delle aree in tante regioni d'Europa, ci spingono a sostenere queste ipotesi.
C'è un dato che va sottolineato: la classe dirigente del centro Sardegna non ha ancora sufficiente forza e conoscenza per uscire dal vicolo cieco del "no al parco e basta". È su questo tappeto di buone intenzioni, ma di enormi difficoltà, che i sindaci mostrano i propri limiti.
Quando naufragherà definitivamente l'ipotesi originaria prevista dalla legge 394, così ostile a uno sviluppo dolce dei territorio, ci sarà uno spazio enorme da coprire: uno dei collegati alla finanziaria del 2001, la legge sulla montagna (peraltro solo 10 miliardi) sarà la traccia da seguire.
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