EXCALIBUR 25 - marzo 2001
in questo numero

Lettere e opinioni

Lo spazio dei lettori

della Redazione
Alcune puntualizzazioni sull'Olocausto.
Caro Giorgio Usai,
non sono quel che si dice un sionista e non credo di essere una vittima della propaganda hollywoodiana, comunque proprio non riesco a immaginarmi le donne tedesche che si prodigano per rifocillare gli stremati internati ebrei con pane e formaggio.
A parte le battute, pur convenendo con Lei sul fatto che i vincitori dell'ultimo conflitto mondiale e i loro eredi abbiano fatto un uso strumentale della storia drammatica del Novecento, dissento assolutamente sugli argomenti da Lei addotti per sostenere la tesi esposta nel Suo articolo.
Anche perché mi sembra che pure Lei faccia un uso distorto della storia. Infatti, cerca di stabilire in modo arbitrario e inaccettabile una relazione tra due situazioni totalmente diverse e non paragonabili come quella dei prigionieri austriaci, catturati nei campi di battaglia, e quella dei civili israeliti (o zingari o omosessuali o chissà cos'altro), strappati alla vita per ragioni che, evidentemente, nulla hanno a che fare con le esigenze militari di una nazione in guerra.
Inoltre, se non vado errato, le persecuzioni razziali in Germania sono iniziate prima dell'invasione tedesca della Polonia: e ciò dimostra, a mio avviso, la sostanziale irrilevanza di una prova scritta circa la cosiddetta "soluzione finale". Le varie vittime dei lager nazisti sono morte, certamente, anche per le epidemie e i bombardamenti alleati, ma prima di tutto e soprattutto, sono morte per l'odio razziale che ha determinato lo sciagurato destino di milioni di innocenti nei campi tedeschi.
Che si debbano riequilibrare i giudizi storici sulle tragiche vicende della II Guerra Mondiale è sacrosanto; ma, caro Usai, mi sembra di capire che a Lei stia più a cuore l'esigenza di "assolvere" i promotori dell'Olocausto che nega, piuttosto che una più equa distribuzione delle responsabilità per gli orrori di circa sessant'anni fa.

Corrado Meloni
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