EXCALIBUR 26 - aprile 2001
in questo numero

Scelba: una legge da abolire

Ce ne fregammo un dì della galera

di Isabella Luconi
Non credo possano esserci dubbi sulla mia personale antipatia nei confronti di Berlusconi e dei valori che ritiene di rappresentare, che nel mio decalogo sono "disvalori", ma c'è stato un momento, tempo fa, che l'ho amato dal più profondo del cuore, per una frase da lui detta, e che se mantenuta potrebbe finalmente rappresentare il riscatto morale e civile di un pezzo della nostra storia.
Mi riferisco al blitz condotto dalla maggioranza del Parlamento per l'approvazione della legge sul Federalismo e alla posizione del leader di Forza Italia, che ha detto: «... attenzione, se questo è il sistema per cambiare la Costituzione, una volta al Governo potremo modificarla anche noi!...».
E considerando che anche l'Onorevole Gianfranco Fini ha commentato nello stesso modo, è legittimo da parte mia sognare a occhi aperti.
E il sogno non può che essere quello della abrogazione della XII disposizione transitoria (!) finale della Costituzione: «È vietata la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista».
La legge 20 giugno 1952 n. 645 ha reso tale disposizione operativa, come è noto a tutti gli addetti ai lavori, ovvero a tutti quegli Italiani, nonché camerati, che per cinquant'anni sono stati esclusi e continuano a essere esclusi dall'articolo 3 della Costituzione, che così dovrebbe essere riscritto: «Tutti i cittadini, esclusi quelli individuati dal regime antifascista come fascisti, hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche», e parimenti dall'articolo 21: «Tutti, esclusi quelli individuati dal regime antifascista come fascisti, hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».
La sopraccitata legge, all'articolo 1 definisce in maniera chiara e inequivocabile cosa si debba intendere per riorganizzazione del disciolto partito fascista, ed è riportato nel codice penale a commento dell'articolo 270 (e seguenti), articolo che se fosse stato applicato, avrebbe risolto molti problemi relativi alla legittimazione del P.C.I. e alla sua certosina politica per ottenere il monopolio nel paese ed entrare al Governo: «Chiunque nel territorio dello Stato, promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni dirette a stabilire violentemente la dittatura di una classe sociale sulle altre, ovvero a sopprimere violentemente una classe sociale o comunque a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato è punito con la reclusione da 5 a 12 anni» (per la ricostituzione del partito fascista la pena è da 3 a 10 anni).
Mi sembra, senza peccare di parzialità, che la dittatura del proletariato e il sovvertimento dell'ordine sociale fosse (sia) uno dei, anzi "il", principio fondamentale del marxismo e del P.C.I.... e allora perché non li hanno arrestati tutti?
Caro Onorevole Berlusconi e caro Onorevole Fini, possiamo finalmente sperare di tornare a essere compresi in quel «tutti i cittadini» dell'articolo 3 e dell'articolo 21?
Sarà possibile finalmente tornare a parlare di fascismo (non come regime ma come ideologia), che è quanto di più partecipativo e democratico possa esservi (vedi il programma dei Fasci di Combattimento, il Manifesto Futurista e la Carta di Verona).
Sarà finalmente possibile essere liberi di esprimere un'idea, una sintesi ideologica tra il fascismo rivoluzionario e la Repubblica Sociale?
Sarà finalmente possibile dire che il fascismo è un momento storico della destra, la quale è prima e dopo il fascismo, ma che inequivocabilmente lo contiene?
O il vostro parlare di libertà è tutto un bluff, e della libertà di credere in un'idea, di combattere per essa, di lottare per i valori e i princìpi che la contraddistinguono, senza necessariamente finire in galera, o morti ammazzati come i nostri ragazzi, di credere alla partecipazione sociale e economica di tutti i cittadini e categorie, di combattere il capitalismo e le forme aberranti del libero mercato, non ve ne può fregar di meno? Ditelo, così che continueremo, parafrasando una canzone a noi cara, a combattere... «fregandocene un dì della galera»!
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