EXCALIBUR 27 - maggio/giugno 2001
in questo numero

Lettere e opinioni

Lo spazio dei lettori

della Redazione
Lettera a Enzo Biagi.
Pubblichiamo il testo della lettera inviata da Giorgio Usai a Enzo Biagi, presso "Il Corriere della Sera", puntualmente mai pubblicata. Provvediamo col nostro piccolo mensile a colmare questa lacuna!

Egregio Dott. Biagi,
leggo sul "Corriere" di sabato 7 aprile u.s. il Suo accorato e preoccupato "fondo" che riguarda le cosiddette "liste di proscrizione" o "liste nere" che il centrodestra si appresterebbe a varare non appena vinte le politiche del prossimo 13 maggio.
Desidero rassicurarLa: niente di tutto ciò accadrà, prima di tutto perché conosco bene l'On. Gasparri, il "delfino" dell'On. Fini di A.N., fino dai tempi (ahimè lontani!) quando entrambi eravamo militanti del "Fronte Universitario".
Non si preoccupi per il Suo posto in Rai, egregio Dott. Biagi, perché l'On. Gasparri ha già dato ampia prova della sua natura liberaldemocristiana di destra, da quando fu sottosegretario agli Interni (1994).
Il rimpianto Leonardo Sciascia definì questo genere di uomini "quaquaraquà" a causa del loro vaniloquio, che una volta pervenuto nelle stanze del potere diventa una penosa inazione condita di avidità e opportunismo.
Del resto, e Glielo posso confermare dal nostro osservatorio regionale e dal mio posto di lavoro nell'Università di Cagliari, l'avvento del centrodestra al potere non significa affatto che la crosta di sottogoverno consolidata da decenni di potere democristiano e di finta opposizione P.C.I.-P.D.S.-D.S. venga solamente scalfita.
In Sardegna restano saldamente al loro posto le centinaia di funzionari, burocrati, lacchè, sindacalisti e portaborse sistemati dall'On. Palomba in cinque anni, come pure i miei colleghi accademici che, da decenni, sono sul libro paga dei vari assessorati regionali, provinciali, comunali.
Non Si preoccupi, Dott. Biagi: «tutto deve cambiare perché tutto resti come è», lo afferma un altro Siculo a me molto caro, il Tomasi.
Per male che vadano le cose, Dott. Biagi, se Lei dovesse lasciare la Rai, stia pure tranquillo che La attende un sostanzioso contratto presso Mediaset, come del resto già accadde a quell'altra sublime faccia di bronzo del Dott. Santoro.

Con viva cordialità,
Giorgio Usai

I complimenti di un camerata!
Carissimi Camerati, sono iscritto a una sezione di Forza Nuova (a Napoli), e mi è capitato occasionalmente di trovarmi fra le mani una Vostra copia di Excalibur, la n. 26 dell'aprile 2001. L'ho letta con molto interesse, specialmente quando ho notato che veniva dalla Sardegna. Essendo pure io Sardo, non posso che ringraziarVi e congratularmi con Voi.
Ho letto tutti i Vostri articoli che mi hanno infiammato, e devo molto ringraziare i due bellissimi articoli di Usai e di Aledda. Ho sempre pensato che la Sardegna fosse sempre "rossa", ma grazie a Voi è tutto ridimensionato, Vi prego di lottare sempre anche per chi non lo può fare come me.
Confido in una massiccia divulgazione del vostro bellissimo mensile, e nell'augurarmi di incontrarVi personalmente presso la Vostra Associazione, mando un grande abbraccio a tutti i camerati sardi.

Antonio Deidda


Il nostro "grazie".
Non è nostra abitudine "autoincensarci", tant'è che non abbiamo mai pubblicato le numerose lettere di incoraggiamento e di elogio inviateci da tanti camerati, molti dei quali ex combattenti della R.S.I. o esuli istriani. Sono comunque quelle soddisfazioni che ci danno la "carica" per continuare nel nostro impegno.
Al sig. Deidda, qualora capiti questo numero di Excalibur tra le mani, chiediamo di inviarci il suo recapito: saremo ben felici di inviargli regolarmente Excalibur.
La legge sulla caccia in Sardegna: una grande incompiuta.
Ci è pervenuta una "lettera aperta" da un "coordinamento zonale" di A.N. sulla caccia (inviata anche all'Assessore all'ambiente della Regione sarda, al Presidente della Commissione Agricoltura della Regione sarda e all'Assessore all'ambiente della Provincia di Cagliari), che di seguito pubblichiamo.
Cogliamo l'occasione per precisare ai nostri lettori che, come per la successiva lettera dell'Associazione "Gruppo Umanitario Sociale di Amici" di Maurizio Pau, garantiamo sull'identità del firmatario, ma non sulla rappresentatività e consistenza dei vari comitati o associazioni o altro che ci inviano documenti.

Un problema mai chiarito, ma bisogna trovare il coraggio di affrontarlo e risolverlo.
I Sardi devono riappropriarsi dei propri diritti, che gli derivano dallo Statuto Speciale della Regione Sardegna, e utilizzarli per gestire al meglio le proprie risorse.
Ogni anno circa 50 mila persone in Sardegna sono autorizzate a partecipare alla stagione venatoria. Le spese e i sacrifici cui sono sottoposti i cacciatori sono rilevanti rispetto ai benefici che ne ricavano; solo la grande passione che anima i protagonisti di questo hobby, giustifica l'onere.
La pratica della caccia si perde nella notte dei tempi, ciò nonostante la selvaggina non si è mai estinta, anzi si è sempre riprodotta in abbondanza. Se oggi c'è carenza, dobbiamo ricercare le cause all'origine, non nell'attività venatoria, ma negli habitat naturali in cui oggi vive la fauna: gli spazi diminuiscono e il deterioramento aumenta, rendendo l'habitat poco vivibile.
Ogni anno assistiamo impotenti a immani incendi che distruggono enormi spazi del nostro patrimonio boschivo, e con esso tanta parte della popolazione animale. I pesticidi e i diserbanti usati in agricoltura, le piogge acide, ecc. condizionano l'ambiente e la vita. L'acqua è fonte di vita, la mancanza di risorse idriche e la siccità portano alla desertificazione dei territori con conseguenze nefaste per la flora e la fauna.
Pertanto le responsabilità per la scarsa selvaggina, non può essere attribuita solo ai sostenitori della caccia, che, come in qualsiasi altro hobby, gli stessi, in primis, difendono gli habitat naturali della loro passione. Con queste conclusioni, tra l'altro, di non facile soluzione, proponiamo alcuni accorgimenti che consentiranno, in attesa di tempi migliori, la continuazione dell'attività dei cacciatori in modo soddisfacente:
- ripopolazione della fauna, adeguando la quantità al territorio e al numero dei cacciatori;
- destinazione di aree adeguate per centri d'addestramento dei cani, da tenere aperti tutto l'anno;
- ricondizionamento del territorio boschivo e montagnoso, in funzione degli habitat, flora e fauna;
- chiusura della stagione venatoria l'ultimo giorno del mese di febbraio di ogni anno.
Quest'ultimo consentirebbe di praticare l'attività venatoria sulla selvaggina migratoria, altrimenti sarà preda altrove di altri, il tutto a dispregio dei cacciatori sardi.
Fatto questo, avremo reso un atto dovuto agli appassionati della natura e i cacciatori non saranno più tirati "per il fucile" da chicchessia in tante circostanze, soprattutto nei periodi elettorali.

Teodoro Falqui (Coordinatore zonale di Maracalagonis, Sinnai, Settimo San Pietro e Burcei di A.N.)

Un auspicio: il Parco Nazionale Gennargentu-Orosei.
Sollecitiamo - come un fatto positivo, di interesse generale e benefico per la Sardegna - l'entrata in vigore delle importanti misure di salvaguardia, con l'istituzione del Parco Nazionale Gennargentu-Orosei e delle altre aree protette regionali e nazionali già programmate (dopo che per ben tre volte, dal D.P.R. del '98, c'è stato il deplorevole e dannoso rinvio dell'applicazione o dell'entrata in vigore delle misure di salvaguardia per l'effettiva istituzione del Parco del Gennargentu, mentre da parte delle Giunte regionali, dallo stesso D.P.R., nessuna proposta seria, credibile e concreta è stata presentata al Ministero dell'Ambiente sull'argomento).
Riteniamo che nessuna Giunta regionale (né "a destra", né "a sinistra") abbia veramente saputo tutelare il meraviglioso territorio sardo (ostacolando, anzi, di fatto l'istituzione positiva e benefica delle aree protette e dei parchi), come pure riteniamo che nessuna Giunta abbia saputo risolvere i gravi problemi economici, sociali, ecc. che colpiscono anche tanti Sardi (specie i più sofferenti, deboli o emarginati), mantenendo peraltro esagerati e ingiustificati privilegi anche a livello di politici regionali.
Riteniamo il comportamento assunto dai vari gruppi antiparco e dalla Giunta regionale, sul parco del Gennargentu e sulle aree protette, fortemente negativo, dannoso per la Sardegna, irresponsabile, contrario al bene comune o all'interesse generale, egoistico, gretto o limitato o di basso profilo.
Riteniamo la costituzione del Parco Nazionale Gennargentu-Orosei e di altre aree protette un fatto molto positivo e benefico anche o specie per la Sardegna, sia per tutelare meglio un patrimonio naturalistico di eccezionale valore e di grande interesse generale e mondiale, sia per favorire altri posti di lavoro e maggiore sviluppo economico, sociale, scientifico e turistico (ricordando che all'interno dei parchi è permessa per legge la continuazione di tutti quegli usi civici e di quelle attività produttive anche tradizionali agro-silvo-pastorali, e delle attività in genere che non danneggino il patrimonio ambientale e che siano compatibili con un uso corretto e responsabile delle risorse naturali).

Maurizio Pau (responsabile del "Gruppo Umanitario Sociale di Amici" di Cagliari)


N.d.R.: sarebbe "simpatico" se alle argomentazioni di Pau - o del "Gruppo" - rispondesse nel prossimo numero qualche abitante del territorio interessato al parco.
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VICO SAN LUCIFERO