EXCALIBUR 30 - ottobre 2001
in questo numero

Se potessi avere mille lire al mese

Un punto di non ritorno: la tanto amata lira italiana non ci sarà più

di Isabella Luconi
Una vecchia copia delle mille lire di Verdi... aspettando l'euro
L'anno 2001 è stato l'anno celebrativo del centenario della nascita di Giuseppe Verdi.
Il "nostro" Giuseppe Verdi sparirà dalla circolazione, e con Lui sparirà un altro pezzetto della nostra storia, della nostra cultura, del nostro passato, in nome dell'Europa dei mercanti.
Una storia dove il tributo di sangue fu altissimo perché quella meravigliosa terra avesse un unico nome: Italia, e un'unica moneta: la lira. È infatti datato 17 luglio 1861 il Regio Decreto che diede corso legale alla lira nuova del Piemonte, e che fu da allora chiamata lira italiana.
Gli anni dell'unificazione non furono certamente anni facili per l'economia italiana, e bisognava attendere l'avvento di Mussolini al potere e il 1927 per poter parlare di stabilizzazione monetaria. Alla fine della Grande Guerra, l'Italia si trovava in una situazione finanziaria drammatica, con un enorme indebitamento nei confronti degli Stati Uniti e dell'Inghilterra, tanto che Keynes scriveva: «Il caso Italia è proprio senza speranza. Si tratta semplicemente di verificare il punto in cui gli Stati Uniti sono disposti a posporre il giorno della bancarotta».
Il mondo internazionale riniziò ad acquistare fiducia nelle capacità dell'Italia, a rimettere ordine nei suoi affari, nel momento in cui Mussolini negoziò un calendario di rimborso relativo ai debiti di guerra nei confronti degli Stati Uniti e dell'Inghilterra. Tale negoziazione fu affidata da Mussolini all'imprenditore Giuseppe Volpi, nel 1925, anno in cui lo nominò Ministro delle Finanze. La trattativa economica di Volpi ebbe successo, e si riaprì la strada degli investimenti di capitali esteri in Italia, preludio al raggiungimento dell'obiettivo fascista di far rientrare l'Italia fra le grandi potenze. È il primato della politica sull'economia, sancito nel famoso discorso del 18 agosto 1926 a Pesaro: «Difenderò la lira fino all'ultimo respiro, fino all'ultimo sangue, non infliggerò a questo popolo meraviglioso l'onta morale e la catastrofe economica del fallimento della lira».
Dietro la retorica, la sostanza: la rivalutazione e stabilizzazione De Jure di 92 lire per una sterlina, la storica e famosa "quota 90", con la quale il fascismo impose la sua autorità sulla grande industria italiana.
Gli scenari politici ed economici sono oggi profondamente mutati, e l'Europa dei mercanti ha prevalso sull'Europa dei popoli, e della nostra Patria non è rimasto che il nome.
Addio caro Giuseppe, la tua immagine rimarrà ormai solo, come il tuo pensiero... «sull'ali dorate», «sui clivi, sui colli»... e nel nostro cuore.
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