EXCALIBUR 33 - gennaio 2002
in questo numero

Libri: "Festina Lente"

Giovanni Murru analizza alcuni aspetti legati alla R.S.I. e alla resistenza

di Angelo Abis
La copertina del libro di Giovanni Murru
Lo storico Giovanni Murru è noto al pubblico soprattutto per i suoi lavori sulle bonifiche agrarie e in particolare sulla fondazione di Mussolinia (l'attuale Arborea), nonché sullo sforzo fatto dal regime fascista per valorizzare la vasta area del circondario di Terralba.
Meno noto è invece l'interesse di Murru per il vivace dibattito in corso in quest'ultimo decennio sui fatti salienti della nostra storia nazionale. Tutto parte da Renzo De Felice, che, come tutti sanno, è considerato il capostipite di quella tendenza storica che prende il nome di "revisionismo". Anche Murru parte da De Felice, con la pubblicazione di un interessante saggio intitolato "Via Cesari n. 8 - Storia, storiografia, fascismo. Conversazione con Renzo De Felice", edito dalla "Cooperativa Universitaria Editrice Cagliaritana" (C.U.E.C.) nel 1999.
Il saggio consente di puntualizzare alcune problematiche scottanti evidenziate dallo storico reatino nelle sue ultimissime pubblicazioni, in particolare "Rosso e nero" del 1995 e "Mussolini l'alleato" del 1997. Problematiche che Murru ripropone nell'ultimo capitolo - intitolato "Renzo De Felice e la guerra civile" - del suo recentissimo lavoro: "Festina lente - Saggi, interviste e note a proposito del Novecento", ed. C.U.E.C., del dicembre 2001.
Le valutazioni di De Felice sulle circostanze che determinarono il trauma dell'8 settembre, la nascita della R.S.I., le dimensioni reali della resistenza sono problematiche che coinvolgono non pochi storici di orientamenti differenti, i quali tra l'altro estendono la propria analisi critica anche a fatti successivi al fascismo e alla resistenza, quali il sorgere della Repubblica e il suo rapporto con le esperienze storiche precedenti, il rapportarsi della D.C. e del P.C.I. a fronte del problema della ricostruzione di una identità nazionale. Murru intervista alcuni di questi storici, che sui temi citati esprimono opinioni poco ortodosse ma interessanti: «La Repubblica Sociale è qualcosa di completamente slegato rispetto alla storia del regime fascista e del mussolinismo [...]. Essa rappresenta una grande frattura. In essa emergono delle forze fasciste non più mussolininiane, che prendono il sopravvento andando contro lo stesso duce» (Piero Melograni). «Proprio il revisionismo ha in realtà intaccato definitivamente la visione epica della resistenza [...]. La storiografia oggi evidenzia la molteplicità di elementi che precedettero il periodo 1946-1948, e fra essi la resistenza non può essere ritenuto l'elemento fondatore ed esclusivo» (Gian Enrico Rusconi).
Nel volume, non meno problematico e interessante è il capitolo dello stesso Murru intitolato "Nazione e identità in Italia - Aspetti storici e storiografici". Vi si trova anche l'affermazione non proprio ortodossa che «l'avvento al potere di Mussolini [...] coincide con il drammatico passaggio dallo Stato liberale a quello democratico, all'avvento della società di massa, i cui consensi il nuovo regime sarà in grado di garantirsi più o meno coercitivamente, per quasi due decenni».
Chiude il volume una serie di profili, oltre che di Togliatti, di alcuni storici europei di primo piano: l'Ebreo-tedesco George Mosse, massimo storico del nazismo, Francois Furet, Francese, storico non solo della rivoluzione francese, ma anche del comunismo.
tutti i numeri di EXCALIBUR
VICO SAN LUCIFERO