EXCALIBUR 35 - aprile 2002
in questo numero

Il "nuovo corso" di A.N."

Quello che nessuno pensa e Fini dice...

di Fabio Meloni
La "grande bocca" di Gianfranco Fini
Sarà pur vero che dopo il 1994 la destra italiana "ha fatto tante cose", di significativo viene in mente il "bagno purificatore" di Fiuggi. Potrebbe essere vero che "oggi non si può certo dire" che Mussolini sia stato un grande statista, soprattutto se si è in lizza per la Farnesina. Ma, proprio nel giorno della riabilitazione di Bettino Craxi da parte dei vertici di Forza Italia, tale prudenza è risultata indigesta e oggi sarebbe utile un sincero dibattito all'interno di Alleanza Nazionale sull'importanza delle proprie origini. Confronto reso ancora più urgente dai troppi recenti pruriti popolar-europei.
La ritrattazione del giudizio da parte del presidente Fini fa il paio con le troppo presto dimenticate «dita di polvere sull'Opera Omnia», che egli stesso configurò tempo fa riferendosi a quei volumi che invece fanno ancora bella mostra in tante sedi di A.N. e ancor più negli studi di tanti alleati nazionali, di base e di vertice.
Non è difficile valutare che si tratta di un genere di esternazioni che accantona con troppa superficialità, malcelato opportunismo e inopportuno realismo il recente passato di tanti militanti di destra, che, nonostante i forti dubbi, da più di sette anni sono passati armi e bagagli in Alleanza Nazionale. Convinti, forse non tutti in buona fede, che l'affermazione della propria visione del mondo dovesse passare necessariamente attraverso il pesante sacrificio ai danni del M.S.I.. Processo compiuto, comunque, portandosi dietro le medesime convinzioni, gli stessi valori, gli stessi miti e soprattutto non avendo niente da rimproverarsi, nulla di cui vergognarsi o di cui pentirsi. Anzi. Forti dell'orgoglio di decenni passati all'opposizione nelle aule, nelle piazze, nelle scuole, nei posti di lavoro, dovunque. Sempre a volto scoperto e a testa alta, spesso vittime delle discriminazioni di uno Stato falsamente democratico che invece inibiva ai fascisti il diritto di parola. Orgogliosi nel rivendicare il diritto alla difesa della Fiamma Tricolore, quella stessa che ancora oggi campeggia nel simbolo di A.N. (verrebbe da chiedersi per quanto ancora...), a testimonianza di una continuità che per essere vera deve innanzitutto sussistere nei contenuti e non risolversi in un mero fatto di marketing politico o di conventio a excludendum nei confronti dei separati rautiani.
Certamente per la base ex-missina queste esternazioni su fascismo, Mussolini, Fiamma e così via sarebbero maggiormente comprese e digerite se provenissero dai reflui democristiani, che gravitano con piena legittimità in particolare ai vertici di A.N.. Meno da colui che da missino parlò con tanta enfasi del «fascismo del duemila» (non si tratta di archeologia politica, era il luglio del 1991, mentre la frase su Mussolini «più grande statista del secolo» risale al giugno del 1994), oggi protagonista di un dietrofront troppo pacchiano per essere facilmente metabolizzato, soprattutto perché interpretato come prezzo da pagare sul tram per il Ministero degli Esteri o peggio ancora come via crucis per l'agognata visita guidata nei palazzi che contano a Tel Aviv, attualmente in tutt'altri stermini affaccendati.
Il congresso di Bologna incombe. La classe dirigente alleata nazionale, in preda a un impeto d'orgoglio, potrebbe concedere qualche chiarimento, e la città "ex-più rossa d'Italia" rappresenta una sede idonea per valutare la crisi schizofrenica che affligge A.N..
Un partito dove, solo per fare alcuni esempi, il vicepresidente del Consiglio disconosce il ruolo storico e politico del capo del fascismo, un suo ministro elogia gli eroi italiani di El Alamein rammaricandosi di aver perso la guerra e un suo illustre parlamentare, pure fine intellettuale, in un recente convegno proprio a Cagliari, parlò di «genio del XX secolo», e non si riferiva al suo presidente... Attendiamo speranzosi, certi che non tutto è perduto.
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