EXCALIBUR 39 - novembre/dicembre 2002
in questo numero

Nazione o globalizzazione?

Una svolta storica: la fine della civiltà delle Nazioni come tributo alla civiltà globale

di Andrea Curreli
È vecchio, stanco e destinato a un lento perire senza possibilità di resuscitare. Lo Stato-Nazione, così come lo abbiamo concepito dal 1400 sino a oggi, scompare, lentamente ucciso da un cancro invisibile chiamato globalizzazione.
«La via tecnico-amministrativa al benessere universale», come ha polemicamente definito il fenomeno il filosofo Massimo Cacciari, è di fatto una realtà dominante. Una continua ricerca di uniformare mercati, idee, eserciti, informazioni; una via che letta così potrebbe essere definita totalitaria più che globalizzata.
Creato il regime globale sono nate le opposizioni a esso. Alcuni si sono rivolti alla confusionaria reazione dei no-global, altri hanno invocato l'intervento del proprio Stato. Un po' tardi, forse troppo, per chiedere al vecchio Stato-Nazione di arginare senza armi il dilagare di questo fenomeno.
Svuotato di ogni contenuto dottrinario e ideologico alla fine della II Guerra Mondiale, riorganizzato e riordinato in un'anonima macchina burocratica, decentralizzato politicamente, ma sempre più legato economicamente, lo Stato ha perso il suo ruolo a favore delle multinazionali. Nel momento in cui i valori dovevano essere riproposti e ribaditi, si è lasciato che l'eredità nazionale cadesse. I movimenti non hanno avuto il coraggio di essere il primo pungolo per l'opposizione, non partitica ma politica, concentrandosi in una ridicola guerra dei poveri contro il "pericolo islamico". Troppo facile, ma soprattutto troppo poco.
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