EXCALIBUR 47 - novembre 2007
in questo numero

Intervista a Bruno Murgia

Le sue sono proposte concrete o solo pura demagogia?

a cura di Roberto Aledda
L'Onorevole Bruno Murgia
L'Onorevole Bruno Murgia, deputato sardo di Alleanza Nazionale, ha presentato all'Assemblea regionale di A.N. un documento congressuale che è passato tra l'indifferenza generale dei presenti. Non è stato ne discusso né approvato. A dire il vero, che fosse un documento politico se ne sono accorti in pochi, presi come erano dall'accordarsi per gli incarichi in Coordinamento regionale...

1. Onorevole Murgia, nel tuo documento "Manifesto dell'Isola aperta" fai una serie di proposte (otto per la precisione) che consideri "concrete". Fra le tante proponi delle riforme istituzionali e in particolare quella di tenere solo due livelli di centri decisori - Regione e Comuni - ed esattamente: «abolizione di tutti gli enti intermedi a partecipazione pubblica», cioè «di province, comunità Montane, consorzi industriali, comitati a partecipazione pubblica [...], riduzione dei consiglieri regionali a 50 componenti, abolizione dei consigli circoscrizionali». Sembrano provocazioni prese dal blog di Beppe Grillo. Come puoi credere che i tuoi amici di partito (qualche malumore si è anche sentito in Assemblea regionale) possano prenderle in considerazione?

Se il partito decide di adottare questa strategia e applicare le proposte non mi può fregare di meno che gli amici di partito abbiano da storcere il naso. La destra è tale anche perché ha il coraggio di fare scelte radicali. Naturalmente queste proposte devono essere applicate anche a livello nazionale, con la riduzione dei parlamentari e dei senatori: la riforma della Costituzione andava in questo senso, e gli Italiani, con il referendum, l'hanno bocciata. Strano perché poi ci si lamenta dei costi della politica e dell'enorme numero dei parlamentari.
In ogni caso mi sono persuaso che se queste proposte non verranno prese in considerazione seriamente le porterò avanti da solo o con chi ci starà.

2. Il leader della tua ex componente, Alemanno, sta portando avanti delle iniziative relative all'abbattimento dei costi della politica insieme a esponenti di altri partiti, anche della maggioranza, con Di Pietro in testa. Come mai Alleanza Nazionale non è in grado di cavalcare il malessere dimostrato dagli Italiani nei confronti della classe politica con iniziative proprie?

Alemanno ha proposto dieci idee sul rinnovamento della politica: l'abbattimento dei costi e in generale tutto ciò che può essere utile a migliorare il rapporto tra politica e cittadini. Ti allego di seguito anche lo stralcio di un articolo tratto da "Il Tempo" di qualche giorno fa, che fa l'inventario delle diverse proposte sul tavolo.
Soldi ai partiti, ognuno ha la sua proposta.
Quasi tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione hanno presentato una proposta di legge in Parlamento per dare attuazione all'articolo 49 della Costituzione: quello che prevede che tutti i cittadini abbiano il diritto di associarsi liberamente in partiti «per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». I provvedimenti depositati tra Camera e Senato sono 10 e puntano a dare un riconoscimento giuridico ai partiti regolando anche la questione del finanziamento. Che per A.N., a leggere i testi presentati, deve essere pubblico [...]. Sono tre le sue proposte (di A.N., n.d.r.). E in due si parla di finanziamento pubblico attribuendo ai partiti personalità giuridica e obbligandoli a darsi uno statuto. Quindi si stabilisce che proprio nello statuto si indichino i criteri di ripartizione del finanziamento pubblico tra organizzazioni centrali e periferiche del partito. In una proposta di legge costituzionale, che porta la firma di Carmelo Briguglio e Bruno Murgia, si riforma direttamente l'articolo 49 delegando a legge ordinaria il compito di disciplinare «il finanziamento dei partiti», prevedendo «forme e procedure atte ad assicurare trasparenza e pubblico controllo dello stato patrimoniale e delle fonti di finanziamento».

Hai ragione per quanto riguarda Di Pietro: quando c'è stato il convegno a Roma che presentava le diverse ipotesi, venne invitato Di Pietro. Io non ero d'accordo, perché non mi piace il personaggio e perché penso che su questi temi A.N. debba giocare in solitaria.

3. Nella auspicabile eventualità che il centrodestra - fra due anni - riesca a governare la Sardegna, vista la tua passata esperienza di capogruppo di A.N. al Consiglio regionale, cosa consigli di non fare ai futuri eletti del tuo partito?

Nella scorsa legislatura, mentre altri si facevano letteralmente i fatti propri, mi sono massacrato tentando di tenere l'unità del partito. Se dovessimo vincere cercherei di ottenere deleghe diverse da quelle di allora, per esempio turismo e cultura. Ovviamente alla base ci deve essere un progetto comune e un patto di governo da stipulare prima. Non starei al potere a ogni costo e stroncherei gli individualismi, la cattiva gestione degli assessorati, lancerei molti giovani nei posti chiave.

4. Infine, il governatore Soru dice che sta cercando di moralizzare e riformare l'amministrazione regionale. Tu proponi, nel tuo documento, fra l'altro, «la riduzione del numero dei dipendenti regionali di 1/5 nei prossimi dieci anni». Proponi una authority che «avrà il compito di verificare chi lavora e chi no, chi produce risultati e chi no». Ma ci tieni tanto ad avere le bombe sotto casa?

Alle bombe ci sono abituato e non mi fanno paura! L'idea dell'authority nasce soprattutto dopo aver letto "I nullafacenti" del professor Ichino, un professore di diritto del lavoro nel mirino delle B.R.. Ichino parla dell'istituzione, presso ogni struttura pubblica, di un organismo indipendente di valutazione (O.I.V.), una sorta di authority il cui fine sarebbe quello di valutare l'operato della struttura stessa e, soprattutto, di ciascuno dei suoi componenti. Secondo il progetto l'authority dovrebbe essere assolutamente autonoma dai controllati (i lavoratori) e avrebbe il compito di assegnare gli stessi a varie categorie di merito.
Eventualmente gli individui classificati come più efficienti verrebbero omaggiati con premi di produzione. Coloro che, al contrario, finissero nella categoria più bassa, sarebbero candidati al licenziamento. Il Governo avrebbe il compito di fissare il numero di posti di lavoro ridondanti, in una misura non superiore al numero di dipendenti inclusi nella categoria più bassa. I licenziati, infine, verrebbero rimpiazzati regolarizzando dipendenti assunti con contratti diversi da quello a tempo indeterminato (i cosiddetti precari).
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