Excalibur blu
SPECIALE
Il fascismo clandestino in Sardegna

Il periodico "La voce dei giovani"

Il 20 marzo del 1944 la polizia bloccava nella stazione di Olbia, provenienti da Sassari, il sottotenente Giovanni Tanda e il tenente medico Carlo Bologna, entrambi componenti del "Comitato Regionale Fascista", mentre si recavano a consegnare documenti e quattrini a Giuseppe Putzu, un emissario che doveva imbarcarsi clandestinamente per raggiungere il territorio della Repubblica Sociale Italiana.
Tra i documenti sequestrati a Carlo Bologna vi erano le copie di due numeri di un giornale ciclostilato, "La voce dei giovani", dal sottotitolo alquanto pomposo: "periodico clandestino di italianità e patriottismo redatto da gente onesta", stampato clandestinamente a Sassari nel febbraio del '44.
Da atti processuali apprendiamo che il giornale era redatto, stampato e distribuito da Antonio Pigliaru (il notissimo intellettuale sardo, esegeta di Giovanni Gentile), Gavino Pinna (futuro senatore del M.S.I.), Ugo Mattone, conosciuto col nome d'arte di Ugo Pirro (regista cinematografico comunista vivente), Giovanni Russo e il già citato Giovanni Tanda.
I suddetti redattori de "La voce dei giovani" furono in tale veste incriminati per i reati di propaganda antinazionale e diffamazione per avere, testuali parole, «offeso la reputazione della signora Carboni Antonietta Maria, mediante un articolo pubblicato nel menzionato giornale "La voce dei giovani", nel quale si attribuiva alla predetta signora, con espressioni ingiuriose, il fatto determinato di organizzare illecite distrazioni per i militari delle FF.AA. alleate».
Di queste vicende abbiamo ampiamente trattato nel numero 26 dell'aprile del 2001 di Excalibur (consultabile sul sito internet www.vicosanlucifero.it). Se vi ritorniamo è perché l'amico e collaboratore di Excalibur, dott. Edoardo Lecis - egli pure autore di un interessante saggio intitolato "II tribunale militare territoriale di guerra della Sardegna (1940-1946) - I reati sovversivi" - ci ha procurato le copie del giornale clandestino, la cui lettura ci permette di delineare meglio il profilo del neofascismo sardo, sorto e diffusosi non tanto per ostacolare l'inevitabile vittoria degli alleati, quanto come reazione al crollo di tutti quei valori e quelle certezze, che, fascismo o non fascismo, erano (e sono) alla base del buon vivere di una qualunque comunità civile.
Non era certo la sconfitta la causa portante dell'angoscia di quei giovani e neppure il crollo del fascismo o il repentino cambiamento di fronte contro l'ex alleato tedesco, ma la perdita di ogni dignità, di ogni moralità politica e non, la corsa sfrenata a compiacere il vincitore, il ritirarsi pauroso da qualunque impegno civile nella pur nuova realtà democratica, l'attendismo dei più in attesa dell'esito definitivo del conflitto.