EXCALIBUR 53 - aprile 2009
nello Speciale...

Futurismo in Sardegna

Sopra: l'"Aeropoema futurista della Sardegna" di Pattarozzi
Sotto: l'"Aeropittura Futurista" di Filippo Marinetti
L'approccio e il connubio massivo e felice con l'aeroplano segnano il momento culminante, e conclusivo, della lunga stagione del cosiddetto "Secondo Futurismo".
La svolta concettuale deriva evidentemente dal calcolo preciso di Filippo Tommaso Marinetti. Da sempre attento al messaggio esaltante delle eliche, è lui a lanciare nel '29 L'"Aeropittura Futurista", manifesto che innerva strategicamente il suo movimento estetico in quell'entusiasmo aviatorio epocale che il regime fascista ha saputo fomentare con brillante sapienza propagandistica.
Si innesta pertanto questo slancio aereo del Futurismo ad accompagnare la prestigiosa fase ascendente della nuova aeronautica italiana, di quella modernissima "arma azzurra" che da Ferrarin a Balbo stupirà il mondo con le sue mitiche trasvolate. Ed è certamente l'effetto di questa calcolata simbiosi a incrementare quella capillarizzazione nazionale del Secondo Futurismo, che lo vede approdare, sul finire degli anni trenta, anche a Cagliari. Dove Marinetti trova un capace complice locale in Gaetano Pattarozzi: giovane poeta e intellettuale locale, aveva fondato nel 1936 "Ariele - Rassegna mensile di lettere e arti", che nel terzo numero era diventata "Ariel - Rassegna di cultura", una rivista attenta ai nuovi fermenti letterari e artistici dell'epoca.
Giunto in Sardegna nell'ottobre del 1937, per una conferenza sul poeta nuorese Sebastiano Satta, il padre del Futurismo scopre in Pattarozzi un epigono ferrato nelle sue concezioni estetiche e ne fa subito il suo vicario in Sardegna. La fiducia si dimostrerà ben riposta, nel giro di pochi mesi Pattarozzi riesce infatti a creare a Cagliari un'importante testa di ponte del movimento: il Gruppo Futurista Sant'Elia.
Nel febbraio del 1938 Marinetti è nuovamente in Sardegna, presiede a Cagliari il "Premio di Poesia" e visita a Iglesias l'esposizione d'arte promossa da "Ariel". La mostra, cui partecipano, tra gli altri, Dino Fantini, Gavino Tilocca, Duilio Pasquinucci, Valerio Pisano e i due Iglesienti Enea e Giovanni Marras, vede solo nelle xilografie di quest'ultimo la presenza schietta del segno futurista, che evidentemente stenta ad attecchire subito nell'ambito delle arti figurative locali, seppure il corsivista de "La Sardegna Sportiva" rileva, nell'insieme delle opere esposte, l'avvento di una mentalità nuova, «quella del volo a 400 all'ora sull'Oceano».
Spirito innovatore che investe in pieno "Ariel": nel marzo di quello stesso anno la rivista cambia fisionomia e titolo, diventa "Mediterraneo Futurista. Organo del fronte unico dei giovani artisti sardi"(1), ne usciranno a Cagliari otto numeri, sino al febbraio del 1939.
Il mensile raccoglie in redazione tutti i volenterosi seguaci di Marinetti che gravitano intorno alla testata, sino a formare un autentico Movimento Futurista Sardo con tanto di direzione domiciliata in casa Pattarozzi. Sono in molti a portare l'entusiasmo di un contributo in questo laboratorio futurista isolano: tra tutti spicca un autentico aeropittore, il Veneto Corrado Forlin.
Fondatore del "Gruppo Savarè", avventuratosi a Carloforte in cerca di un'occupazione come insegnante d'arte, vi risiede dal 1939 al 1940. La sua collaborazione alla rivista di Pattarozzi lascia intendere un probabile contributo del giovane futurista di Monselice anche nell'ideazione e nell'allestimento della memorabile "Mostra di Aeropittura", tenuta a Cagliari nel gennaio del 1939. Ufficialmente organizzata dal Gruppo Rionale "Luigi Fois", l'esposizione occupa l'intera passeggiata coperta del Bastione, con grande risalto sulla stampa, non solo locale. Tra le centosessanta opere esposte spiccano i dipinti di Prampolini, Diulgheroff, Crali, Tato, Dottori e naturalmente Forlin, accompagnato dal bravissimo sodale Fasullo e dai meno noti ma non meno entusiasti, Menin, Monachesi, Andreoni, Favalli e altri ancora, tra cui i due giovani sardi Ermanno Cunico e Giovanni Marras. Alla mostra si accompagna anche una movimentata "aeroserata", animata da un Marinetti al solito pirotecnico e dai due musicisti futuristi Aldo Giuntini e Carlo Brizzi.
L'evento aeropittorico rispecchia pienamente il nuovo entusiasmo futurista di Pattarozzi e dei suoi giovani collaboratori, consapevoli di quella modernità che cambia con sempre maggiore efficacia il volto ancestrale dell'isola: quel "grande presente" delle dighe, delle bonifiche, delle città nuove, dell'elettricità degli «aeroporti dove si allineano guizzanti trimotori».
E dall'alto di un trimotore, sicuramente decollato da Elmas, Gaetano Pattarozzi canta finalmente la sua isola, irrorata di moderno, nell'"Aeropoema Futurista della Sardegna" - del 1939 - culmine poetico della breve avventura futurista cagliaritana(2).
«Volli trasportare in carlinga a mille metri il mio laboratorio generoso di giovanissimi e farmi leggere lassù da Pattarozzi il suo aeropoema futurista della Sardegna - così Marinetti nel suo "collaudo" - Controllare la forza dell'ispirazione e la musica delle parole in libertà inseguendo con lo sguardo le saltellanti littorine preoccupate di stupire imbrogliare e far perdere la calma preistorica a fichidindia eremitaggi boscaglie burroni casupole e faticose mulattiere [...]. La grande poesia futurista bolle preme rimbalza scoppietta e moltiplica i suoi razzi in tutto questo aeropoema che valutando ogni pensiero Sardo e ogni paesaggio Sardo dall'alto in rapidità o spiralicamente è per necessità ineluttabile il primo elogio integrale della Sardegna».
Ritmi e spazi aeronautici ribaltano la prospettiva tradizionale, velocizzano la scansione, accelerano gli spunti visionari, assecondano pericolosamente la violenza del nuovo. Sino a che, nella baldanza polemologica, innervata nel vitalismo macchinico di questa poesia volante, sembra quasi di leggere il tragico annunzio di altri voli, di lì a poco portatori di morte e distruzione anche sull'isola e sulla bella città nel golfo.
Nel 1940 Pattarozzi si trasferisce a Roma, dove continua la pubblicazione di "Mediterraneo Futurista. Organo dei gruppi futuristi italiani", che smette di andare in stampa con la fine del regime fascista, nel 1943.
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