EXCALIBUR 57 - dicembre 2009
in questo numero

Recensione: "Alpini"

Un interessante volume ripercorre la storia di un corpo "speciale"

di Efisio Agus
La copertina del libro di Daniele Lembo, "Alpini"
La Delta Editrice - West Ward Edizioni ha dato alle stampe un nuovo lavoro di Daniele Lembo dal titolo "Alpini - Dalla nascita del Corpo alla seconda guerra mondiale".
Il nuovo lavoro di Lembo, solo dopo un'apertura dedicata alle truppe da montagna nel mondo, passa alla trattazione della fondazione del Corpo degli Alpini.
Intorno al 1870, il Capitano di Stato Maggiore Giuseppe Perrucchetti, insegnante di geografia militare presso la scuola di Guerra di Torino, avviò uno studio teso alla costituzione di reparti specializzati per muovere e combattere in montagna.
L'idea del Perruchetti non nasceva da un'intuizione completamente spontanea, ma si andava a inserire in un contesto strategico più ampio di difesa dello Stato. Infatti, il "Piano di difesa" che sarebbe stato presentato nel 1871 al Ministro della Guerra dalla gerarchia militare di allora, prevedeva la costituzione di un sistema di fortificazioni a difesa dell'arco alpino. Nel maggio del 1872 sulla "Rivista Militare" comparve uno studio del Perrucchetti inerente la difesa dei valichi alpini. Con lo stesso studio l'ufficiale proponeva un riordinamento militare territoriale della zona alpina e la costituzione di un Corpo con caratteristiche territoriali da mettere a guardia dei valichi delle Alpi. Tali studi, avrebbero poi tenuto a battesimo gli alpini, così come li conosciamo oggi.
Il 24 febbraio 1887, un contingente di 500 alpini sbarcò a Massaua per partecipare alla penetrazione italiana in Africa. Otto anni dopo, il 29 dicembre del 1895, un corpo di spedizione italiano sbarcava nella stessa località, colonia italiana del Corno d'Africa. Assieme agli altri reparti, ne faceva parte il 1º Battaglione Alpino d'Africa.
Stranamente, un corpo nato per combattere in montagna avrebbe avuto il suo battesimo del fuoco in Africa. Gli Ascari, vedendo gli alpini percorrere centinaia di chilometri, portando in spalla zaini pesantissimi, in una terra d'altipiani che avrebbe messo a dura prova chiunque, sarebbero restati stupefatti, indicandoli da quel momento in poi, come i "soldati elefante".
Nel 1911, il Regno d'Italia avviò la penetrazione militare nelle regioni di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, allora sotto il dominio turco.
La guerra fu dichiarata ai Turchi alle ore 14,30 del 29 settembre 1911, e anche in questo conflitto i soldati con la penna nera sarebbero stati presenti, partecipando ai combattimenti.
Quattro anni dopo, l'Italia denunciava la sua uscita dalla Triplice Alleanza, e il 24 maggio 1915 dichiarava guerra all'Austria. Perché le Penne Nere potessero essere finalmente impiegate nella loro sede elettiva d'impiego, dovettero attendere l'entrata dell'Italia nel primo conflitto mondiale. Furono i soldati delle vette e delle nevi, ma anche minatori impegnati nella "guerra di mine" contro gli Austriaci.
Dopo l'impegno nella guerra contro l'Etiopia, la partecipazione alla guerra di Spagna e le operazioni di sbarco in Albania, le Penne Nere erano pronte a partecipare alle operazioni della seconda guerra mondiale. Prima di affrontare i fatti dell'ultimo conflitto, Daniele Lembo dedica però un ampio capitolo alla "Scuola Militare Centrale Di Alpinismo", vera università destinata ai soldati della montagna.
Il 10 giugno 1940, Benito Mussolini, dal balcone di Piazza Venezia, annunciò che era scoccata l'ora fatale. Al momento dell'entrata in guerra, il Regio Esercito era articolato su 3 comandi di Gruppi d'armate (Ovest, Est e Sud), 9 comandi d'Armata (1º, 2º, 3º, 4º, 5º, 6º, 7º, 10º) e 24 comandi di Corpo D'armata, di cui uno alpino, uno autotrasportabile, uno corazzato e uno celere. In totale, l'Esercito, escluse le forze dislocate in A.O.I. (Africa Orientale Italiana), aveva alle armi circa 1.700.000 uomini inquadrati in 73 divisioni. Di queste 5 erano divisioni alpine, ordinate ognuna su: 2 reggimenti alpini, 1 reggimento artiglieria alpina, reparti del Genio e Servizi.
L'autore, nell'analizzare i fatti della guerra contro la Grecia e la Jugoslavia, dedica ampio spazio al "mulo" e al suo impiego in guerra.
La pubblicistica sull'argomento ha versato fiumi d'inchiostro sulle truppe da montagna del Csir e dell'Armir, spesso dimenticando che gli alpini presero parte anche negli scontri che si svolsero in A.O.I.. Il nostro autore, invece, nel suo lavoro non si dimentica del battaglione alpino Uork Amba e del suo impiego nel corso della battaglia di Cheren.
Chiaramente, il giusto peso è dato poi dalla monografia di Lembo al fronte russo. All'invio in Russia, inizialmente, fu destinato un corpo d'armata autotrasportabile che il 9 luglio '41 assunse la denominazione di C.S.I.R., Corpo di Spedizione Italiano in Russia, che entrò in linea, sul fronte orientale, nell'estate 1941.
I primi alpini ad arrivare su quello scacchiere vi giunsero nel seguente inverno, erano gli sciatori delle due compagnie del Battaglione Sciatori Monte Cervino.
Fu nella primavera del 1942 che nacque l'A.R.M.I.R., ovvero l'Armata Italiana in Russia, designata come 8º Armata, al cui comando fu disposto il generale Italo Gariboldi. Uno dei tre corpi dell'Armata fu il Corpo d'Armata Alpino articolato sulle Divisioni Tridentina, Julia e Cuneense.
Molti degli autori che hanno trattato dell'Armir, rispondendo alle esigenze di una sorta di masochismo tutto nazionale, nel narrare delle vicende delle truppe alpine hanno dato immediatamente ampio spazio ai fatti della ritirata di Russia, quasi che quelle truppe avessero combattuto solo ritirandosi. Lembo, invece, nel suo lavoro narra al lettore i fatti d'arme che videro le truppe italiane combattere vittoriosamente e attestarsi sulle posizioni del fiume Don.
La monografia, dopo un accenno ai nefasti fatti dell'8 settembre 1943, si chiude con gli alpini del Regno del Sud che combatterono con il C.I.L., Corpo di Liberazione Nazionale, e con le Penne Nere della Monterosa.
In particolare, un'ampia panoramica è dedicata alla Divisione "Monterosa", la Divisione di ferro.
Il 12 marzo 1944 il Gen. Graziani annunciò l'avvenuta ricostituzione di Grandi Unità da combattimento. Erano le divisioni Littorio, San Marco, Italia e Monterosa. L'ultima di queste era una divisione alpina, ed è questa Grande Unità alpina italiana che, troppo spesso, gli autori dimenticano volutamente.
La Monterosa fu addestrata presso il campo d'addestramento di Munzingen, nel Wurttemberg, e gli alpini italiani, non appena giunti in Germania, si resero subito conto di avere a che fare con un sistema di istruzione del singolo soldato e dell'unità da combattimento che era completamente differente dai sistemi piuttosto empirici, tutta forma e nessuna sostanza, usati fino ad allora dal Regio Esercito.
Il 16 luglio 1944 la Monterosa, oramai pronta e addestrata, ricevette in Germania la visita di Mussolini che passò in rassegna i reparti che la componevano.
Il 20 luglio la Divisione iniziò a muoversi alla volta dell'Italia per essere destinata in zona d'operazioni. Sarebbe stata, inizialmente, dispiegata in Liguria, per poi essere destinata, in buona parte, in Garfagnana, nel settore appenninico. Fu in tale settore che quelli della Monterosa presero parte, nel dicembre '44, all'operazione "Temporale d'Inverno" che vide le truppe della R.S.I. avanzare nella valle del Serchio.
Chi volesse saperne di più, può richiedere la monografia alla "Delta Editrice" (tel: 0521 287883).
Si tratta di un elegante fascicolo, di circa 60 pagine, in carta lucida e con centinaia di foto, come è solito per i lavori proposti dalla Delta.
Prezzo di copertina 6,80 euro (arretrati a 8,30 euro + spese postali).
"Alpini" può essere richiesto ai seguenti indirizzi: deltaed@iol.it - info@deltaeditrice.it.
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