Excalibur blu

Il ritorno del Caimano

L'intramontabile cavaliere fra lotte interne ed esterne

di Angelo Abis
Doveva essere la Norimberga del Cavaliere. Nell'aula del tribunale di Torino avremmo dovuto assistere non al processo, bensì alla condanna a morte di Berlusconi, da eseguire mediante il lancio di una bomba atomica (mediatica) tanto incautamente evocata da Gianfranco Fini.
La bomba atomica l'avrebbe dovuta lanciare il pentito di mafia Spatuzza. Vi pare che un manovale della mafia, per giunta con un cognome, Spatuzza, e un sopranome, "o tignoso", degni più di un personaggio di una allegra commedia dialettale che di un sicario, seppure mediatico, possa passare alla storia per aver eliminato con quattro chiacchiere un presidente del consiglio? La risposta non poteva che essere negativa. Che poi le successive testimonianze di mafiosi veri "uomini d'onore" abbiano ridotto tutto l'impianto accusatorio a una grande bufala, non sposta di una virgola il vero problema nazionale, che non è quello del conflitto di interesse del Cavaliere, né della lotta dei vari poteri dello Stato, né, tantomeno, la pervicace volontà di Berlusconi di volersi sottrarre a un qualunque giudizio della magistratura.
Il vero problema è che abbiamo un vero e proprio partito armato (i pubblici ministeri hanno potestà sugli organi di polizia giudiziaria) che per semplicità esplicativa individuiamo nell'associazione di "Magistratura Democratica", molto ben connotata ideologicamente a sinistra, che, con una strategia di tipo leninista si è creata una vasta egemonia nei partiti, negli organismi statali, nella stampa e nella televisione. Questo potere, proprio perché, a suo modo, rivoluzionario, ha compreso che Berlusconi non può essere eliminato col consenso democratico, né tanto meno dalle attuali opposizioni politiche, né ancora meno da campagne scandalistiche. L'unica strategia efficace è quella di un crescente attacco mediatico-giudiziario che costringa il cavaliere a impelagarsi in processi tanto numerosi quanto eterni, a doversi difendere dal tutto e dal nulla. Tutto questo Berlusconi l'ha sempre saputo e in tutti questi anni si è difeso accettando nella sostanza di soggiacere alle decisioni della Magistratura, della Corte Costituzionale, del Presidente della Repubblica. Il risultato è stato Spatuzza. Dopo di che il cavaliere si è incazzato ed è ritornato a essere quello della discesa in campo contro la "gioiosa macchina da guerra" di occhettiana memoria e del discorso del predellino del 2007: il leader solo contro tutti, che rovescia i tavoli dell'ovvietà politica e istituzionale e che chiama alla lotta dura quel popolo che intuisce e vede in lui un grande leader e un vero statista. Il Berlusconi del discorso di Bonn è uno che morde e azzanna gli avversari, irride e ridicolizza i presunti alleati "super partes", la "sacralità delle istituzioni", la "terziarità della magistratura", l'indipendenza della stampa.
Ricordate il film di Moretti "Il caimano"? A un certo punto del film Berlusconi si esibisce in un duro discorso contro i giudici, subito dopo la gente scende in piazza e incominciano i lanci delle bottiglie "molotov" contro il tribunale. Non finirà così. Ma attenti! Il caimano è ritornato.