EXCALIBUR 58 - febbraio 2010
in questo numero

Il sistema elettrico nazionale

Il ruolo strategico dell'elettricità nell'economia nazionale

di Carmine Falconi
Tralicci dell'alta tensione: elementi consueti nel paesaggio di una nazione evoluta
Capita spesso di discutere di energia, di approvvigionamento energetico e in particolare di energia elettrica, così è nata la curiosità di sapere come ha avuto origine e come si è sviluppato il sistema elettrico nazionale. Esso ebbe origine in alcune realtà locali che di questa risorsa avevano necessità e disponibilità economica per poterla ottenere. Fu così che nacquero le prime centrali termoelettriche a carbone, generalmente all'interno di grandi città (la prima in assoluto a Milano sul finire del secolo XIX), seguite dalla realizzazione di più consistenti centrali idroelettriche.
In queste piccole realtà locali ebbero origine la Sip in Piemonte, la Edison e la Società Bresciana in Lombardia, la Sade in Veneto, la Selt Valdarno e la De Larderel in Toscana, la Ser nel Lazio, la Sme in Campania, Puglia e Calabria, la Sges in Sicilia, la Ses in Sardegna, per citare le maggiori, e tante altre di minori dimensioni.
Più che altro si trattava di società che costruivano centrali idroelettriche, che furono sufficienti, fino agli anni 50, a soddisfare la domanda di energia elettrica.
Nei primi anni sessanta, oltre il 70% dell'energia elettrica era prodotta da impianti idroelettrici, ma, forse anche a causa di alcuni disastri (Vajont, 1963), il basso prezzo del petrolio (allora a 9,7 $ al barile) e le pressioni dell'Eni, molto attiva sul versante petrolifero, tale politica idroenergetica fu abbandonata e in parte ci si indirizzò verso altre fonti di energia (principalmente idrocarburi).
In quegli anni, col crescere della domanda, il settore privato aveva manifestato anche un notevole interesse per l'energia nucleare, e vennero effettuati investimenti finalizzati all'avvio di centrali nucleari italiane, anche per dimostrare al settore pubblico la reale esistenza di una volontà dei privati di investire in ricerche a rischio.
Da parte pubblica venne istituito il Comitato nazionale per le ricerche nucleari (Cnrn, diventato poi Cnen e attualmente Enea), che avrebbe dovuto (ma non lo fece) supportare i privati nei rapporti e relazioni internazionali riguardanti applicazioni pacifiche dell'energia nucleare. Le imprese private acquisirono comunque tre centrali elettronucleari (Latina nel 1958, Garigliano nel 1959, Trino Vercellese nel 1965).
Nel frattempo il mondo della politica iniziò a discutere sulla opportunità di nazionalizzazione delle attività legate alla produzione e distribuzione dell'energia elettrica. Nei primi anni sessanta i socialisti imposero una radicale svolta nella regolamentazione della materia energetica: la nazionalizzazione. Il 27 novembre 1962 (governo Fanfani IV) la Camera approvò (con il voto favorevole della Dc, del Psi, del Psdi, del Pri e del Pci, contrario del Pli, del Msi e dei monarchici) il disegno di legge sulla nazionalizzazione del sistema elettrico e istituì l'Enel (Ente Nazionale per l'Energia Elettrica), cui venivano demandate «tutte le attività di produzione, importazione ed esportazione, trasporto, trasformazione, distribuzione e vendita dell'energia elettrica da qualsiasi fonte prodotta» (solo gli autoproduttori e le aziende municipalizzate continuarono a gestire quote marginali di mercato). Nel volgere di breve tempo L'Enel si trovò ad assorbire le attività di oltre 1.270 aziende elettriche, diventando l'unico produttore e distributore di energia in Italia. L'obiettivo dichiarato era quello di ridurre e uniformare le tariffe e attenuare le discriminazioni tariffarie presenti in tante realtà, soprattutto del Mezzogiorno. Nella cruda realtà dei fatti le tariffe non calarono, il costo del lavoro aumentò, il numero degli addetti salì vertiginosamente. L'ente fu costretto ad acquistare impianti e componenti sul mercato nazionale da altre aziende pubbliche, spesso inefficienti e fuori mercato, perdendo la possibilità di acquistare il meglio al minor costo. Negli anni l'Ente elettrico diventò il carrozzone pubblico che tanti di noi hanno conosciuto.
Pur tuttavia, in generale, va riconosciuto che l'Enel realizzò grandi opere di modernizzazione del paese e completò il progetto di unificazione della rete elettrica nazionale, che oggi raggiunge praticamente ogni angolo del paese, campagne incluse (se ci si fosse affidati alle sole aziende private si sarebbero potuti raggiungere certi risultati?). Negli ultimi decenni sono stati anche realizzati diversi elettrodotti che interconnettono la rete italiana a quella di altri importanti paesi europei (Francia, Svizzera, Grecia, Austria, Slovenia).
A seguito del crescente aumento del fabbisogno di energia, la produzione lorda di energia elettrica, che era di circa 80 tWh (miliardi di kWh) annui nei primi anni sessanta (come già detto prima, in gran parte prodotti da centrali idroelettriche) è cresciuta fino agli attuali 340 tWh annui (dati statistici tratti dal sito del Gse): di questi, circa 295 vengono prodotti da centrali italiane e i restanti 45 sono acquistati dall'estero (in particolare dalla Francia). Circa 20 tWh di energia vengono dispersi dalla rete elettrica per effetto Joule.
Oggi la nostra produzione di elettricità si basa (orientativamente) per il 55% su gas naturale, per il 13% sul carbone e per il 7% sul petrolio e i suoi derivati, materie prime di cui l'Italia è assai carente, determinando ciò una colossale dipendenza dall'estero del nostro fabbisogno di energia elettrica. La rimanente parte della produzione nazionale (25%) dipende da altre fonti, principalmente idroelettrica, geotermica, eolica e solare, con un forte incremento di queste ultime due negli ultimi anni. È interessante notare che nell'ultimo decennio è andato scemando il contributo alla produzione del petrolio soppiantato dal gas naturale in forte ascesa, fatto che ha determinato sostanziali mutamenti negli scenari politico energetici.
Come risaputo, rispetto a quanto accade nel resto dell'Europa, è assente in Italia la fonte energetica nucleare. In Europa la quota media di produzione di energia nucleare si aggira intorno al 28%, con valori massimi in Francia 78% e Gran Bretagna 66%. Perche? Con i referendum del 1987, l'80% degli Italiani disse no alla possibilità che fosse un ente nazionale, (il Cipe) a stabilire la localizzazione delle centrali nucleari, no alla possibilità di erogare compensi ai comuni ospitanti centrali con combustibili diversi dagli idrocarburi (nucleari o a carbone), no alla possibilità di consentire alll'Enel di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero (norma già contenuta nella legge 856/73, che modificava l'articolo 1 della legge istitutiva dell'Enel). Fu la fine del nucleare in Italia (solo di quello a fini energetici).
Comunque, allo stato attuale, fatti due conticini, risulta che oltre il 10% dell'energia elettrica consumata in Italia deriva da fonte nucleare (francese).
Dal punto di vista politico, nell'ultimo decennio, c'è stata un'altra importante innovazione: il 19 febbraio 1999 il Consiglio dei Ministri, in applicazione della Direttiva Comunitaria CE 96/92, ha approvato il decreto di liberalizzazione del mercato elettrico, il cosiddetto "Decreto Bersani".
La normativa, entrata in vigore il 1º aprile '99, definisce e regola il nuovo assetto del settore elettrico, in cui le attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica sono diventate libere (nel rispetto degli obblighi di servizio pubblico). L'Enel cambia volto e alcune sue attività vengono cedute o passano a società controllate.
Attualmente gli altri attori principali del sistema elettrico nazionale (oltre ai vari produttori, padroni delle centrali elettriche, Enel Produzione, Endesa, E.On, Sorgenia, ecc.) sono i seguenti:
Terna, "Rete Elettrica Nazionale", è la società responsabile della trasmissione e del dispacciamento dell'energia elettrica sulla rete ad alta e altissima tensione su tutto il territorio nazionale.
Gse, "Gestore dei Servizi Elettrici", si occupa della gestione, promozione e incentivazione delle fonti rinnovabili in Italia, gestisce il mercato dei Certificati Verdi, ed è capogruppo delle due società controllate Au (Acquirente Unico) e Gme (Gestore del Mercato Elettrico).
Gme, "Gestore del Mercato Elettrico", gestisce il mercato elettrico, al fine di promuovere la concorrenza tra produttori, assicurando la disponibilità di un adeguato livello di riserva di potenza.
Au, "Acquirente Unico", acquista energia elettrica alle condizioni più favorevoli sul mercato cedendola ai distributori o alle imprese di vendita al dettaglio, per la fornitura ai piccoli consumatori che non acquistano sul mercato libero.
Aeeg, "Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas", ha funzioni di regolazione (tariffe, qualità dei servizi) e di controllo dei settori dell'energia elettrica e del gas.
Intanto è stata avviata la creazione di un unico mercato europeo dell'energia che dovrà gradualmente sostituire gli esistenti regimi di offerta nazionale più o meno monopolistica.
Negli ultimi anni, con l'avvento delle rinnovabili, si è dato impulso a un sistema di generazione distribuita di elettricità diverso da quello tradizionale (basato su un numero limitato di grosse centrali di produzione), con una miriade di generatori di energia (rinnovabile e non) connessi alla rete elettrica che dovrà essere sempre più "intelligente" e attrezzata per poter gestire in sicurezza tutto il sistema.
Io sono un convinto sostenitore delle rinnovabili (qualcuno dice troppo), ma non demonizzo il nucleare e le grandi centrali termoelettriche tradizionali che, dobbiamo essere realistici, oggi soddisfano gran parte della domanda di energia elettrica nel nostro paese.
Sono anche un convinto sostenitore della generazione distribuita, che potrà essere un prossimo argomento di discussione, e spero che la politica (anche quella regionale, che a breve dovrà pronunciarsi in materia di autorizzazione unica per l'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili), fatto salvo il rispetto delle leggi in materia di ambiente e di paesaggio, agevoli e semplifichi le procedure necessarie per la costruzione di nuovi impianti da parte di chi, con investimenti propri, in un sistema di regole certe, intenda diventare piccolo o grande produttore di energia.
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