EXCALIBUR 59 - aprile 2010
in questo numero

Obama e Bush: non c'è confronto!

L'importanza dei mass media nella percezione della politica

di Lancillotto
Da sinistra a destra: il diavolo e il santo
Non c'è che dire: quando un personaggio politico piace, ogni sua azione, anzi ogni sua intenzione fa partire un profluvio di lodi e di iperboli: ogni cosa che fa o che dice viene definita "storica".
Dopo lo "storico" discorso all'Università araba de Il Cairo, dopo lo "storico" premio Nobel per la pace assegnato alle intenzioni - anche se poi i fatti hanno visto un incremento di 40 mila militari in Afghanistan -, ora il buon Obama ha incassato altre due "storiche" affermazioni, delle quali i giornali di queste settimane, in particolare quelli della "sinistra democratica", hanno riempito le pagine. Il primo colpo è stato l'approvazione della riforma della sanità americana, seppure dopo la gaffe imbarazzante di una seconda votazione (d'altronde aveva giurato due volte, deve essere ormai una sua abitudine).
I toni trionfalistici sbandierati all'annuncio della riforma qualche mese fa si sono immediatamente smorzati. La riforma, infatti, non è quella che Obama aveva promesso, anche se comunque qualcosa è cambiato. Essa assicura a circa 30 milioni di Americani non anziani (quindi non tutelati dalla Medicare) e non poveri (e quindi non coperti dalla Medicaid) una sorta di assicurazione che essi - volontariamente - avevano deciso di non stipulare. Sparisce la Public Health Insurance Option, cioè lo strumento statale che Obama avrebbe voluto introdurre, gioiello - a questo punto solo mediatico - che egli aveva intenzione di donare agli Stati Uniti. Perso per strada, bloccato dai parlamentari - non solo repubblicani - e da un più attento esame dei costi. Il sistema previdenziale resta ancora in mano ai privati, ed è sempre condizionato dalle scelte individuali dei cittadini: pilastro sul quale si fonda il livello di assicurazione che ogni americano "sceglie" di avere.
L'altra cannonata, anch'essa "storica" (non si discute) è l'accordo con il presidente russo Dmitri Medvedev, sulla diminuzione degli arsenali atomici. Paginate sulla "storica" svolta verso un mondo senza armi. È secondario il fatto che l'accordo sul nuovo trattato dovrà essere approvato dal Parlamento russo e non è detto che ciò avvenga, anche se conti alla mano - e i Russi sono diventati molto bravi ad anteporre l'economia alla politica - è molto probabile che ciò avvenga. Infatti per le casse russe risparmiare sulle spese di manutenzione di vettori così obsoleti è una strepitosa boccata d'ossigeno. I due paesi si impegnano a non avere più di 1.550 testate nucleari e 800 vettori, tra missili e bombardieri. Se ne avete voglia sfogliatevi i giornali di otto anni fa: Bush riuscì a eliminare con un accordo con Putin il doppio delle armi atomiche, ma, si sa, Bush è un uomo di guerra. Non è un democratico e quindi i giornali hanno dedicato le prime pagine a ben altro.
E poi che importanza ha se la minaccia nucleare non proviene dalla Russia, ma dall'Iran, con il quale la Russia continua a collaborare negli impianti di Bushehr (notate la radice del nome) e se nei confronti dell'Iran Obama continua a mandare gli auguri per il capodanno e non sanzioni effettive ed efficaci? La vera rivoluzione è avvenuta in questi stessi giorni, e tutti i giornali - anche quelli della "sinistra democratica" - non hanno potuto che metterlo in evidenza, e sono state le elezioni del 7 marzo scorso in Iraq. La rivoluzione vera è che si è votato ancora una volta, e questo è segno di democrazia; la rivoluzione vera è che con ogni probabilità vincerà Ayad Allawi, nazionalista e contrario alle divisioni tra sunniti e sciiti; la rivoluzione vera è che al Maliki, che probabilmente perderà con uno scarto di soli due seggi, ha dichiarato di accettare il risultato emerso dalle urne, ringraziando il popolo iracheno e le forze politiche. Questa è democrazia. Quella democrazia che ai tempi di Saddam Hussein non esisteva, e che quel guerrafondaio di Bush aveva deciso di "esportare", stanco di vedere un dittatore che ne sostituisce un altro e che aveva coltivato il sogno utopistico di vedere una democrazia nascere laddove, prima, non c'era mai stata.
Questo è un sogno realizzato dopo aver avuto tutto il mondo contro. Ma chiedete di fare un confronto tra Bush e Obama: non c'è storia. Uno è il diavolo e l'altro un santo.
tutti i numeri di EXCALIBUR
VICO SAN LUCIFERO