EXCALIBUR 65 - luglio 2011
in questo numero

Felicità e collettivismo

Redenzione ambientale: un nuovo vangelo per il futuro della sinistra, ma non solo...

di Beppe Caredda
Lo stato di salute del mondo è sempre più critico
Un noto consigliere regionale sardo ha affermato in un'intervista, subito dopo le elezioni comunali dello scorso maggio, che il suo partito (Sel) ambisce a promuovere «un nuovo umanesimo che mira a una vera, sostanziale felicità per le persone»*.
Il leader del suo partito, in un comizio a Milano dopo la vittoria contro la Moratti, incitò il pubblico (se non ricordo male) a voler abbracciare i fratelli musulmani e i rom. Cose che si dicono in campagna elettorale, si dirà.
Tuttavia, a mio parere, costituiscono la cornice di un quadro entro cui è colorata una precisa strategia disegnata tempo fa, quando la sinistra, sconfitta sul piano socio-economico, si riconvertì all'ambientalismo, accettando strumentalmente la dottrina del "redenzionismo".
Ciò che mi lascia basito, però, è il fatto che la destra, anche certa destra nostrana, fa a gara con la sinistra a chi è politicamente più corretto, nel senso, appunto, dei redenzionisti. Mi spiego.
Per costoro lo stato di salute del mondo è più che critico e le prospettive sono davvero molto pessimistiche, a meno che non si adottino politiche e provvedimenti adeguati, i loro ovviamente. Sono inoltre convinti che per tutti i mali e le minacce da loro individuate vi siano rimedi, sempre i loro, noti ed efficaci, a patto che i governi e la comunità internazionali vogliano prenderli in considerazione e applicarli. Per loro, le cause e le condizioni che hanno determinato il progresso sociale ed economico sono trascurabili; i paesi poveri (la Sardegna è povera?) sono vittime del sistema e il loro riscatto è strettamente dipendente da concessioni calate "dall'alto".
Le questioni ambientali, interconnesse con quelle economiche, sono quasi sempre analizzate in relazione a minacce imminenti, disastri e scenari catastrofici potenziali. Per i redenzionisti le soluzioni sono a portata di mano ma la "collettività" deve essere tutta coinvolta in comune accordo e unico pensiero.
Il redenzionismo dunque unisce immagini e analisi allarmistiche a fantasiose e radicali ricette collettivistiche. Poiché le politiche economiche spesso fondano le loro previsioni su questi presupposti, vi sono, io credo, buoni motivi per preoccuparsi. Fate memoria sui programmi e i recenti provvedimenti dei Paesi occidentali: green economy, economia verde, è la parola d'ordine. E intanto si scannano per impossessarsi del petrolio libico!
In Sardegna è la sola parola che si sente, anche se abbiamo la Saras, tanto per citare un impianto industriale. Però la riconversione verde interesserà solo gli impianti di Portotorres.
Presidenti di regione, di provincia, sindaci, sindacati, multinazionali e associazioni non perdono occasione per richiamare i princìpi e le finalità del nuovo vangelo. Persino il Papa.
L'esercito redenzionista su scala globale può contare sull'alleanza fra Enti e Organizzazioni dell'Onu a cui si accodano organizzazioni sindacali e le stesse multinazionali con i loro vasti e diffusi interessi. Vi sono poi le organizzazioni non governative (Ong) ossessionate da quelle che considerano minacce (capitalismo compreso) per il pianeta e infine gli Stati e i loro governi, proprio loro che finanziano le agenzie dell'Onu, ne stabiliscono gli indirizzi e decidono in che modo e in che misura si possa partecipare agli affari nazionali e internazionali.
Fate le debite proporzioni, è facile intuire da chi è composto anche su scala locale l'esercito redenzionista. L'esercito di chi si è votato allo sviluppo sostenibile, ai diritti umani positivi, alla responsabilità sociale delle imprese, agli investimenti socialmente responsabili, al principio di precauzione, alla democrazia partecipativa e via elencando. Ricordate quante polemiche sul piano paesaggistico, quel piano che a detta di tanti (di destra!) bloccò lo sviluppo della nostra regione? Facile intuire una filiera cominciando dall'Europa con le sue direttive in materia ambientale ed economica, proseguendo con i gruppi di interesse che inevitabilmente si formano, continuando con le parti sociali (sindacati) e la società civile (associazioni e comitati) per proseguire con i partiti e i suoi intellettuali e finire col governo che attua i provvedimenti. Una ubriacatura collettiva a base di tutela ambientale e sviluppo sostenibile!
Ora però i nostri governanti (di destra!) stanno revisionando il piano e vedrete con quanto... redenzionismo (che è di sinistra?).
Ricordate il pacchetto europeo cosiddetto 20.20.20 su clima ed energia e quanti incentivi pubblici sono stati erogati e sono ancora disponibili per la realizzazione di interventi in campo energetico mirati alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica?
Forse, ma ne dubito, si riuscirà a ridurre le emissioni ma è certo che si sono "immessi" nell'ambiente interessi non proprio limpidi, o no? La questione nucleare poi è tutta una farsa, di destra non meno che di sinistra.
Ma che volete, cosa non si farebbe per essere più redenzionista dell'altro. Scrive il nostro Presidente della Giunta regionale: «Il no al nucleare non basta. Ora è il momento di dire diversi "sì" [...] Il primo lo diremo [...] tra la Regione Sardegna e la Direzione Generale Energia della Commissione Europea [...] per la presentazione del progetto "Sardegna CO2.0", ribadendo con fermezza le posizioni in favore delle rinnovabili e, più in generale, di modelli energetici sostenibili, diventando di fatto il braccio operativo territoriale delle politiche energetiche europee».
Quando si dice la felicità, il collettivismo, l'esercito e le alleanze dei redenzionisti! Che sono di destra o di sinistra? Ora, per carità, chi non vorrebbe una Sardegna "giardino d'Italia", spontaneamente e naturalmente bella e fiorita, con paesaggi lussureggianti di vegetazione e acque perenni, limpide e incontaminate? E i Sardi dove li mettiamo, dentro ai nuraghi a guardare quanto è bella una tal Sardegna?
* Luciano Uras - Unione Sarda del 06.06.2011
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