EXCALIBUR 68 - marzo 2012
in questo numero

Il mondo non sarà più quello dell'espansione continua

Il nuovo che avanza sarà soltanto la corda per impiccarci

di Ernesto Curreli
Sopra: Karl Marx (Treviri 1818 - Londra 1883)
Sotto: lavoratori cinesi, turni massacranti, salari minimi
Da quasi quattro anni l'economia del pianeta è al collasso, altro che crisi partita nel 2010-2011.
Non è più soltanto l'economia dell'Occidente a segnare il passo, lo marcano pericolosamente anche i Paesi con forte sviluppo. I governi adottano provvedimenti momentanei, ma il problema è di struttura economica.
Che si sia avverata la profezia di Karl Marx sulla crisi di sovrapproduzione? Il filosofo tedesco credeva di aver individuato il male del capitalismo: il mercato, per sopravvivere, ha necessità di immettere in circolazione più merci, creando nuovi "bisogni" indotti artificialmente con massicce campagne pubblicitarie e con prodotti tanto nuovi e stupefacenti quanto inutili. Il quadro marxista sembra la fotografia di quello che viviamo oggi. Fino a pochi anni fa tutto sembrava funzionare al meglio, smentendo Marx.
Poi è accaduto qualcosa che con Marx non ha nulla a che fare.
È accaduto che gli Stati hanno abdicato alla loro funzione regolatrice e a fette di sovranità, adottando il modello americano che ha messo in crisi il mondo. Il sistema, inventato da Wilson subito dopo la I Guerra Mondiale, è stato poi affinato da Roosevelt e dai suoi consiglieri nel corso della II Guerra Mondiale.
La Società delle Nazioni era ben poca cosa rispetto agli organismi sovranazionali imposti al mondo dal 1945 in poi. L'Onu, la Banca Mondiale, il Fmi, gli accordi Gatt e quindi il Wto hanno cambiato il volto dell'economia mondiale.
Pian piano gli Stati sono stati messi in condizione di non governare economie e politiche monetarie. La filosofia fondamentale era quella del libero mercato, anche a costo di rovinare le economie interne.
Col tempo, le nazioni hanno modificato i sistemi produttivi accettando prodotti che venivano da ogni parte, senza che nessuno si curasse di verificare in quale modo certe "economie" criminali potessero immettere merci con un prezzo di vendita inferiore al comune costo di produzione. I più accesi fautori del liberismo sono state, curiosamente, proprio le forze politiche della sinistra europea, che hanno varato le politiche liberiste europee. Con ferocia hanno sposato le tesi del libero mercato, abbattendo in ogni Stato ogni forma di controllo su capitali e importazioni. Le partecipazioni statali sembravano una maledizione, e quindi non hanno esitato a eliminarle ovunque, come in Italia con Romano Prodi, campione della sinistra nostrana.
Il paradosso di questo rovesciamento storico sta nel fatto che a mettere in ginocchio il mondo non è stato il capitalismo, ma due fattori a esso estranei: il modo di produzione "capitalistico-comunista" della Cina e lo statalismo di matrice tardo-marxista che in tutti gli Stati ha creato una classe di nuovi feudatari padroni delle strutture pubbliche.
I "boiardi" hanno sì ceduto la sovranità nazionale ai nuovi organismi continentali che si sono sovrapposti a quelli nati nel 1944-1945 quali la Cee, il Mec e infine l'Ue, quindi il Nafta centro-americano, l'Opec, l'Area di Prosperità Asiatica. Ma non hanno ceduto a nessuno i posti del residuo potere statale, dove è ancora possibile creare ricchezza personale.
Il popolo non conta niente, gli è stata levata ogni possibilità di decisione. La sovranità sta nei "palazzi", dove ci stanno tutti, quelli di sinistra e di centro come quelli di destra.
Ricordare gli scandali quotidiani sarebbe superfluo. La corruzione ha assunto dimensioni insostenibili, anche se siamo in recessione tecnica, come si dice.
Il Pil italiano ha subìto una contrazione dello 0,7% nel quarto trimestre del 2011. È appena l'inizio di quello che avverrà.
Per fortuna c'è il governo di Mario Monti, composto da tecnici che sanno il fatto loro. Sono tutte persone che sanno quanto sia difficile sbarcare il lunario. Quindi capiscono bene i problemi della gente comune. I loro provvedimenti rappresentano il nuovo che avanza, finalmente.
Tra il 2000 e il 2008, la spesa pubblica è cresciuta del 20%, mentre nel 2012 non sembra diminuire.
Tutti comprendono dove siano finiti quei soldi. Ancora non basta, ci saranno altre spaventose vessazioni fiscali, perché la spesa è da anni fuori controllo.
Stanno intrecciando con cura la corda che serve per impiccarci sull'altare del liberismo.
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