EXCALIBUR 69 - maggio 2012
in questo numero

Il pericolo del modello economico occidentale

Se l'obiettivo resta il pareggio di bilancio, l'economia non andrà lontano

della Redazione
Senza regolamentazioni nazionali, la finanza continuerà a prevalere sull'economia
Dal 1980, le economie occidentali hanno liberalizzato gli scambi delle merci e abolito ogni restrizione sulla libera circolazione finanziaria.
Nasceva la globalizzazione, che all'inizio sembrava aver dato nuovo impulso al Pil di tutto il mondo. Era più facile trovare merci provenienti da ogni parte a prezzi più competitivi, mentre le "bolle" speculative sembravano fenomeni passeggeri.
Da allora i governi occidentali non hanno fatto altro che spingere i paesi in via di sviluppo a seguire il loro esempio, imputando ai controlli statali la colpa della loro arretratezza economica e alla rigidità dei loro sistemi. Quasi fosse una missione etica, propagandavano la deregulation come unica medicina di crescita e molti stati hanno ceduto.
In realtà, quella medicina è servita soltanto a spingere le economie più deboli ad aprire i mercati, naturalmente a vantaggio dei Paesi occidentali.
Ci si è messa anche la Ue, con spirito "umanitario". Ogni anno stanziava miliardi di euro, che però distribuiva in esigua parte e col contagocce, a favore dei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, chiedendo in cambio tre cose impossibili: aprire le dogane, introdurre la libertà religiosa e sostituire i regimi oligarchici con sistemi democratici. Dimenticando che la maggior parte di quei paesi trae dalle barriere doganali quasi il 50% del bilancio statale, a causa della povertà delle loro economie. Quanto alle altre condizioni, è meglio non parlarne. Si è visto cosa abbia significato per loro l'introduzione di regimi "liberali", con le devastazioni della cosiddetta "primavera araba" che rappresentano appena l'inizio di un percorso lungo, difficile e doloroso per tutti.
Dal 2008, però, la crisi ha colpito proprio gli Usa e l'Occidente in genere, minando per sempre le certezze del liberismo sull'efficacia della sua dottrina. Keynes è stato frettolosamente rispolverato, ma solo per introdurre timide forme di controllo sui sistemi bancari, voluto da Obama di fronte alla grave crisi finanziaria americana ed europea. Per il resto, le borse e le banche respingono ulteriori ipotesi di controllo. Della lezione keynesiana sugli effetti benefici di una leggera inflazione o sulla necessità di vigilare le economie con agili strumenti statali o sovranazionali nemmeno se ne parla.
Il nuovo idolo occidentale sembra sia divenuto il pareggio di bilancio, pericoloso assunto ideologico che presto produrrà altri danni. L'Italia, sempre pronta a recepire il peggio che arriva senza curarsi degli effetti devastanti che questo produrrà, sta addirittura introducendo nella propria Costituzione l'obbligo del pareggio di bilancio. Del resto, cos'altro potrebbe fare, dopo che ha ceduto alla Bce la propria sovranità monetaria? Solo la Gran Bretagna, la Danimarca e la Svezia hanno avuto la furbizia di respingere la moneta unica, ma presto anche loro faranno i conti con la recessione. Soprattutto la Gran Bretagna, che con l'innalzamento dell'aliquota Iva al 21% segna il passo dal 2011.
A ottobre 2012, se il governo Monti confermerà l'ulteriore innalzamento dell'Iva al 23%, vedremo quale spaventoso effetto tale manovra avrà sull'economia italiana.
L'americano Paul Krugman, Premio Nobel per l'economia, si è speso inutilmente per spiegare che la finanza deve essere ricondotta verso le regolamentazioni nazionali, ma nessuno l'ascolta, in Usa come in Ue. Come potrebbero ascoltarlo coloro che comandano? Negli anni Ottanta-Novanta la finanza si è assicurata il 40% dei profitti mondiali senza aver contribuito minimamente a creare un incremento della produzione reale. Finanza e ceti dominanti mondiali si oppongono a ogni controllo, malgrado il calo costante dei salari rispetto al costante aumento dei profitti dei grandi gruppi finanziari e dei ceti dirigenti, tendenza che provoca pesanti contraccolpi sull'economia per la contrazione continua dei consumi.
Dopo la straordinaria crescita delle economie reali occidentali seguita alla II Guerra Mondiale, oggi assistiamo al crescente rendimento mondiale dei profitti finanziari, attestati su livelli del 15-20%, cui si contrappone una crescita economica che non ha mai superato in Occidente il 3-4%, contrariamente alle economie asiatiche che, però, sfruttano letteralmente un sistema economico non paragonabile al resto del mondo.
Insomma, dove ci porterà il liberismo occidentale?
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