EXCALIBUR 70 - ottobre 2012
in questo numero

L'euro si è rotto

La presunzione del potere affonda l'Europa

di Maurizio Loche
Moneta unica: progetto più virtuale che reale, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti
L'avvento dell'euro è stato un'imposizione senza che ci fosse da parte delle popolazioni di riferimento un reale coinvolgimento.
La cosa che mi fa specie, a parte il fenomeno del signoraggio e della riserva frazionaria, è che si sia potuto con un colpo di spugna procedere alla cessione della sovranità monetaria da parte dei nostri politici.
Mi domando come possano cedere a un privato, Bankitalia e Bce, una proprietà che non è loro. Avrebbero dovuto in questo caso procedere quanto meno a una consultazione popolare, un referendum.
Una spregiudicata avvocatessa cagliaritana ha recentemente avviato una denuncia alla Procura della Repubblica per illegittimità costituzionale nel procedimento di conversione lira-euro, citando in giudizio tutti i politici che hanno avviato la procedura e si sono resi responsabili di questo escamotage. Del resto non ci possiamo lamentare più di tanto, visto che abbiamo politici come D'Alema, che alla domanda posta da un giornalista se usasse Internet, rispondeva placidamente: «Ma io ho la macchina da scrivere».
A parer mio, questa ostinazione da parte della nostra classe dirigente appare molto sospetta, specialmente in considerazione del fatto che molti istituti di credito americani considerano già crollata la moneta unica.
Non è possibile che i capi dei governi europei, responsabili della vita e dei beni di migliaia di persone, si rifiutino di ammettere questa possibilità e non preparino una qualche via di fuga, un'estrema uscita d'emergenza.
È un loro preciso dovere predisporre un ordinato ritorno alla moneta nazionale in caso di necessità, invece di aspettare il caos del crollo globale. Gli strumenti a disposizione non mancano. Faccio un solo esempio: la lira non è ancora andata fuori corso. Si può cominciare a emettere una parte dei titoli di Stato in lire esclusivamente per il mercato italiano e a far circolare la doppia moneta, così come si è fatto nel primo periodo del passaggio all'euro.
Sappiamo bene quanto siano capaci di creatività i tecnici della finanza: la mettano all'opera.
È: importante ammettere che il progetto della moneta unica è stato più virtuale che reale. Soltanto se ci si convince che l'euro è debole perché è privo della forza degli Stati che lo dovrebbero garantire, si capirà che nessuna terapia lo può guarire.
La forza degli Stati non è costituita dal nome dei governanti, ma dai loro popoli, dalla loro storia, lingua, arte, religione, civiltà. Perfino il mercato, idolo dei banchieri, si è indebolito in Europa perché, con l'unificazione, si è trovato ridotto al minimo comune denominatore.
È una delle prime cose che ci hanno insegnato a scuola: non si possono sommare le mele con le pere. È proprio quello che hanno voluto fare i progettisti dell'Unione: Francesi più Tedeschi più Spagnoli più Italiani, ecc.. Tutte mele o tutte pere, come se la ricchezza dei popoli d'Europa non consistesse soprattutto nella loro straordinaria diversità creativa.
Tragica ignoranza o spaventosa presunzione del potere?
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