Excalibur verde

Tra Alfano e Bersani c'è Berlusconi?

Renzi è il vero vincitore. Alfano per vincere dovrà dire parole più chiare

di Ernesto Curreli
Con le primarie del centrosinistra Bersani ha ottenuto la "nomination", ma agli occhi della gente il vincitore è Matteo Renzi, battuto sul filo di lana grazie all'appoggio di Vendola e degli esponenti locali del Pd, preoccupati per la minacciata rottamazione.
Che cosa accadrà dopo nessuno lo può prevedere, ma nel medio periodo sarà Renzi quello che porterà il vecchio centrosinistra verso un nuovo modello socialdemocratico, capace di attrarre voti anche da destra. Del resto, sembra che questo stia già accadendo, basta leggere le lettere dei lettori di "Libero" e de "Il Giornale".
Bersani appare oggi un uomo in grado di governare con "calma e responsabilità", come ha dichiarato dopo la vittoria.
Non è escluso che riesca davvero a vincere le politiche del 2013.
Ha preso in tempo le distanze da Monti, non sembra sfiorato dagli scandali che hanno coinvolto anche la sua parte, parla un linguaggio cautamente "antieuropeo" e lancia continui appelli alla solidarietà sociale e alla ripresa dell'occupazione. Non si scaglia nemmeno più contro Berlusconi, forse lo dà già per spacciato. Se però il Cavaliere si ripresenta, come sembra intenzionato a fare, dovrà sudare parecchio per riuscire a batterlo. Berlusconi per lui è un avversario temibile, come lo è per molti esponenti del centrodestra che speravano nella sua definitiva resa. Forse ne vedremo delle belle.
Cosa sia oggi il centrodestra nessuno lo sa più e l'appiattimento di Angelino Alfano delude molti.
Con le primarie lo avevano preso sul serio e il Pdl sembrava ravvivarsi. Poi c'è stato un diluvio di polemiche da parte delle diverse anime che non fanno mistero della loro esistenza, che vogliono contare, che chiedono assicurazioni per la rielezione dei capi bastone.
Il Pdl sembra privo di una linea politica, tentenna tra gli europeisti e gli antieuropeisti, vuole cacciare Monti ma vota i suoi provvedimenti tra lo sconcerto dei leghisti, che potrebbero essere gli ultimi alleati di peso.
Anche l'antico richiamo all'anticomunismo non smuove più la gente, perché nessuno crede più al "pericolo rosso", dopo oltre vent'anni dalla caduta del famoso Muro. A Roma ne abbiamo avuto un esempio, con i giovani di destra di CasaPound sfilare insieme ai giovani di sinistra. A dividere i due schieramenti non ci sono più le ideologie del XX secolo.
L'"analisi" cara alla sinistra non serve più, come non serve più a nulla l'invocazione al "fare", che invece piace alla destra.
C'è fame di lavoro, ma la finanza, a parole deprecata a destra come a sinistra, ha assunto il governo dell'economia e la politica le sta colpevolmente dietro. C'è un diluvio di burocrazia inutile, imposta dall'Ue, ma la destra, come il centro e la sinistra, non è in grado di dire una parola chiara.
È nata una nuova ideologia, che nessuno contesta, ed è l'europeismo dei banchieri, come se fosse il faro di luce che deve guidarci nel XXI secolo.
Se il centrodestra di Alfano vuole davvero vincere, dovrà sforzarsi di dire alcune cose anche sull'Europa e sulla finanza, oltre che sul lavoro e sulla solidarietà sociale.