EXCALIBUR 79 - maggio 2014
in questo numero

Sudan, dove la sharia islamica guida politica e giustizia

Occorrerebbe una voce che avesse il coraggio di gridare "Vergogna!"

di Angelo Marongiu
La libertà delle donne islamiche imprigionata dietro un velo
Perché tanta indignazione per una semplice condanna a morte, nel Sudan, per una donna che non vuole rinnegare la sua fede cristiana?
«Sarà la Corte suprema ad affrontare il suo caso. [...] La sentenza di condanna a morte è solo il primo grado di un processo che avrà tutte le sue tappe giudiziarie».
Così ha detto Al-Fateh-Ezzedin, presidente del Consiglio nazionale sudanese. Ha anche aggiunto, poverino, che l'attenzione dei media internazionali danneggia la reputazione del suo paese e del suo sistema giudiziario.
Meriam Yahia Ibrahim Ishan, una donna sudanese di 27 anni, incinta, è stata per ora condannata a morte per apostasia: essendo nata da padre musulmano è musulmana per forza e se lei, come ha fatto, sceglie di essere cristiana, è un'apostata e come tale - per la legge islamica - passibile di morte. Il suo matrimonio religioso con un cristiano non è valido e quindi - essendo adultera - sempre per l'umanissima legge islamica è stata condannata a subire 100 frustate. Il figlio che ha avuto e quello che nascerà saranno affidati allo Stato che deciderà cosa farne.
Questo nel Sudan, paese nel quale la sharia, la legge musulmana, guida lo Stato; nel Sudan, paese deputato a far parte del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, poi, in un sussulto di vergogna, non ancora ammesso. Questo nel Sudan, Stato membro delle Nazioni Unite con pari dignità e poteri e diritto di voto di qualsiasi altro Stato democratico.
Si sono mobilitati tutti: giornali, canali televisivi, Renzi, Nunziature Apostoliche e ne parlerà anche il Papa: ma è una pagliacciata. È troppo facile "mobilitarsi" per una persona, piuttosto che contro uno Stato oppressore e oscurantista che calpesta i più elementari diritti umani. È pura ipocrisia.
Quante Meriam che non sono finite sotto l'occhio dei media sono invece finite appese per il collo o frustate, in nome della sharia? Continuiamo a mobilitarci per il singolo, mentre il gregge dei derelitti condannati al macello, umano e morale, passa inosservato, senza nome, senza volto, senza una voce che gridi "Vergogna!".
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