EXCALIBUR 82 - novembre 2014
in questo numero

Intervista a Nino Martelli

Parla il Presidente di "Trieste Pro Patria", difensore dell'identità italiana di Trieste

di Luca Cancelliere
Sopra: il simbolo dell'Associazone "Trieste Pro Patria" e una delle tante manifestazioni a favore dell'italianità della città sacra
Sotto: l'impero asburgico soppresse le scuole italiane e l'uso della lingua italiana e Piazza dell'Unità d'Italia, il salotto buono di Trieste
Nino Martelli è il Presidente dell'Associazione "Trieste Pro Patria", costituitasi nella seconda metà del 2013 per iniziativa di un gruppo di cittadini triestini intenzionati a difendere l'identità italiana di Trieste e il diritto storico dell'Italia sul capoluogo giuliano.
"Trieste Pro Patria", senza vincolo di appartenenza partitica, rivendica l'eredità della migliore tradizione del patriottismo triestino, come sviluppatosi attraverso il Risorgimento, l'Irredentismo, la prima redenzione del 1918 fino al definitivo ritorno alla Madre Patria del 1954, per arrivare ai nostri giorni.
"Trieste Pro Patria" è sorta in particolare come reazione a una determinata corrente estremista sorta di recente nella città di San Giusto, politicamente e numericamente inconsistente, ma rumorosa e mistificatrice, richiamantesi all'infausto periodo del c.d. "Territorio Libero di Trieste". Detta corrente, che risponde al nome di "Movimento Trieste Libera", «arrogandosi il diritto di rappresentare i Triestini senza averne ricevuto alcun mandato, diffonde falsità sulla storia locale, divulgando teorie marcatamente italofobe, come il considerare lo stato italiano "invasore" sin dal 1918 ed "occupatore illegale" della città dal 1954».
La plurimillenaria presenza romana, veneta e italiana nelle terre dell'Adriatico orientale si estendeva in passato da Trieste all'Istria, al Carnaro e alla Dalmazia fino alle Bocche di Cattaro. Dopo le persecuzioni asburgiche del 1866-1918 e il fatale olocausto titino del 1943-1947, conclusosi con il tragico bilancio di decine di migliaia di connazionali infoibati o uccisi e circa 350.000 esuli, Trieste rimane l'ultimo consistente baluardo dell'Italianità adriatica. Sin dai tempi del sacrificio del martire Guglielmo Oberdan il capoluogo giuliano, forse più di qualsiasi altra città italiana, è assurto a città simbolo dell'incorrotta fiamma dell'amor di Patria. Poiché "ogni vero Italiano è anche Dalmata e Giuliano", attraverso il suo Presidente ci preme conoscere meglio "Trieste Pro Patria" e la sua battaglia per la difesa dell'Italianità al confine di nord-est.

D. Caro Nino, grazie per averci concesso questa intervista. Puoi raccontarci come è nata "Trieste Pro Patria"? Quali scopi specifici, oltre a quello principale della difesa dell'Italianità di Trieste, si propone e con quali modalità li sta perseguendo e intende perseguirli in futuro?
R. Essenzialmente "Trieste Pro Patria" nasce "motu proprio" nell'estate del 2013 per contrastare il dilagante qualunquismo anti-nazionale esploso circa un anno e mezzo fa improvvisamente nella nostra città senza opposizione alcuna da parte di partiti, associazioni, media o uomini di cultura. Questo per sottovalutazione del fenomeno o per paura di mettersi contro quella che sembrava una agguerrita e cospicua fetta della città, o per ignoranza sull'argomento. Questo fenomeno si era diffuso incontrastato fino al nostro irrompere nella vicenda. Esso nasce da vari fattori quali la crisi innanzitutto, la rivendicazione furbesca della appartenenza al mai nato Territorio Libero di Trieste per schivare ingiunzioni di pagamento e processi in corso, i soliti rinnegati in cerca d'untore sempre pronti a saltare sul carro del facile vincitore e per finire una cultura italofoba facente capo ad ambienti filo asburgici/pangermanici e filo titini/panslavisti, da sempre presenti a Trieste in una nicchia fin quel momento appartenente a pochi fanatici ma che poi ha riempito il vuoto culturale del nascente movimento anti-nazionale. Da un fiume carsico sotterraneo che era, improvvisamente diventò un fiume in piena pronto ad allagare Trieste, ma grazie al nostro intervento sul territorio siamo riusciti ad arginare l'inondazione e ricacciarla nell'alveo. Onore ai Patrioti.

D. Secondo i nostalgici anti-italiani del c.d. "Movimento Trieste Libera", l'Italia non sarebbe titolare della sovranità, ma solo di un potere di amministrazione provvisoria sulla città di Trieste. Vogliamo brevemente ricordare ai nostri lettori le ragioni per cui questa tesi non trova fondamento nel diritto internazionale?
R. Sono riusciti, appunto, per mancanza tempestiva di controdeduzioni, a far credere che il Diktat del 1947 di Parigi fosse ancora in vigore e che lo Stato Italiano amministrasse abusivamente Trieste. Ovviamente non è così. Le diplomazie internazionali all'epoca si mossero in un contesto mutevole e di guerra fredda. Per questo i trattati si susseguirono con testi che venivano concordati sul momento in base alla situazione contingente. La situazione in pratica era la seguente. Il 1º maggio 1945 gli Jugoslavi occuparono Trieste per 43 terribili giorni. Gli Alleati, non per umanità ma perché avevano necessità di usare un porto strategico come il nostro, riuscirono a farli arretrare promettendo a Tito per Trieste uno scenario internazionale, né Italia né Jugoslavia ma una non meglio definita amministrazione dell'Onu. Nel Diktat di Parigi, infatti, venne prevista l'istituzione del famoso "Tlt" ("Territorio Libero di Trieste"), che sarebbe dovuta avvenire con la nomina da parte dell'Onu di un governatore, che non poteva essere dei due stati confinanti (cosa questa mai avvenuta). Nel frattempo il territorio venne diviso tra la "Zona A", con Trieste, amministrata dagli Alleati e la "Zona B", amministrata dagli Jugoslavi. Si badi bene che mai gli abitanti delle due zone persero la cittadinanza italiana dal 1947 al 1954. Qui subentrarono prepotentemente le vicende della guerra fredda. Nel 1948, le potenze occidentali diramarono la famosa "nota tripartita", con cui dichiaravano l'assurdità e l'inapplicabilità del Trattato di pace e auspicavano la restituzione di tutto il Tlt all'Italia. Ma dopo pochi mesi avvenne lo strappo tra Stalin e Tito e il conseguente cambio di campo della Jugoslavia, che complicò e congelò la situazione fino al 1954. Dopo la crisi del 1953, in cui si sfiorò la guerra e dopo i relativi moti insurrezionali del novembre dello stesso anno, che costarono la vita di 6 cittadini di Trieste, le grandi potenze addivennero a un compromesso che sanciva il ritorno dell'amministrazione italiana nella quasi totalità della "Zona A" e il mantenimento dell'amministrazione jugoslava nella "Zona B", dove ormai da anni la stessa imponeva politiche annessionistiche. Così fu firmato il Memorandum di Londra del 1954. Tale Memorandum fu scritto, su richiesta italiana, volutamente con un testo che non precludeva il futuro ritorno della sovranità italiana sulla "Zona B". Nel 1975 gli Usa, in previsione della prossima morte di Tito, ritenuto a ragione l'unico collante per tenere insieme le diverse nazionalità entro i confini jugoslavi, imposero il trattato di Osimo, con cui di fatto l'Italia rinunciò definitivamente alla sovranità sulla "Zona B". Così la vicenda fu vissuta all'epoca da tutti, diplomatici, storici, organi culturali e di stampa e dal popolo triestino che insorse al grido di "Istria Libera" e "Zona B = Italia". Nessuno mai, né nel 1954 né nel 1977, anno in cui venne reso pubblico il trattato segretamente stipulato due anni prima, spese una parola e tanto meno manifestò per la mancanza della istituzione del Tlt, dato ormai per morto prima ancora di nascere. Il Diktat del 1947 era ormai superato dagli eventi e dalla stessa volontà degli Stati vincitori che lo avevano imposto, come riconosciuto dalla comunità internazionale tutta.

D. Esistono centri di interesse politico-economici, presenti a Trieste ma con ramificazioni oltre confine, che vorrebbero allontanare Trieste dall'Italia? Questi centri di interesse sono forse riconducibili a quegli stessi circoli finanziari e industriali mitteleuropei (tedeschi e austriaci) che ormai un quarto di secolo fa, anche con l'aiuto della diplomazia vaticana, operarono attivamente a favore della secessione della Slovenia e della Croazia dalla Jugoslavia?
R. Mah, ormai il mondo è globalizzato, le frontiere non esistono più. A noi sfugge il motivo per cui forze esterne o lobbies possano brigare per togliere la sovranità su Trieste all'Italia e costituire un impensabile staterello nel cuore della Ue. Cosa tra l'altro tecnicamente e materialmente impossibile e che avrebbe risvolti apocalittici come l'immediata perdita del posto di lavoro per tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione italiana, compresi forze dell'ordine e militari. Certamente il "Movimento Trieste Libera" è stato abbondantemente finanziato, come testimoniano le spese pazze che lo stesso ha sostenuto in questi 2 anni. Ma a noi interessa poco chi lo finanzia. A noi interessa il danno culturale ed etico che esso ha fatto alla nostra comunità, che ormai viveva in pace, considerando chiuse queste tragiche questioni di confine che hanno insanguinato la nostra regione, nonché l'italofobia che è conseguentemente stata diffusa, con lo scopo di avvalorare il distacco dalla madre Patria, tra persone già scosse per la crisi e pronte ad ascoltare il primo guaritore truffaldino che volteggia come un corvo di malaugurio.

D. Certi ambienti culturali anti-italiani hanno propagandato il mito dell'Impero Asburgico come Stato fondato sul pluralismo delle culture e sul rispetto delle autonomie locali, denigrando al contempo il patriottismo risorgimentale, l'irredentismo e l'interventismo filo-italiani come forme di bieco sciovinismo nazionalista. Sappiamo invece che, in seguito alle disposizioni impartite da Francesco Giuseppe nel Consiglio dei Ministri del 12 novembre 1866, l'Impero Asburgico perpetrò un vero e proprio genocidio culturale nei confronti dei propri sudditi italiani dell'Adriatico orientale, mediante la soppressione delle scuole italiane e dell'uso pubblico della lingua italiana in Dalmazia, la slavizzazione dei cognomi nei registri parrocchiali, la falsificazione dei censimenti della popolazione, la persecuzione delle associazioni italiane e la discriminazione dei cittadini di lingua italiana. In quale modo "Trieste Pro Patria" intende contribuire, anche su questo tema così importante per l'identità triestina, al ristabilimento della verità storica?
R. l'Impegno di "Trieste Pro Patria" è soprattutto culturale e di contrasto al negazionismo delle foibe, all'italofobia diffusa dal Mtl ma non solo, alla denigrazione del nazionalismo italiano, descritto truffaldinamente non come una reazione difensiva contro il minacciato (e alla fine compiuto) olocausto delle popolazioni latine autoctone dell'Adriatico Orientale (dall'Isonzo alle Bocche di Cattaro), come in effetti fu, ma come causa prima e unica delle tragedie che ci hanno coinvolto. Si fa credere che il genocidio degli Italiani fosse solo una vendetta per i torti subiti dagli Slavi in precedenza. Si specula sulla crisi economica attuale con la diffusione di un sordido piano teso a smantellare il porto di Trieste per favorire non si sa bene chi. La nostra attività è fatta di conferenze, cerimonie pubbliche e manifestazioni, di carattere sia patriottico che sociale, con la partecipazione di centinaia di persone, come il nostro "1º maggio tricolore". Non perdiamo una discussione sui "social network" che tanta importanza oggi rivestono nella diffusione delle idee. Siamo allibiti come questi personaggi possano aver fatto confondere l'identità di un popolo con il suo governo, con tesi italofobe che vogliono far credere che il popolo italiano in quanto tale sia responsabile e non vittima delle politiche imposte dalla classe dirigente del dopoguerra. Vengono usati accenti che sfiorano il razzismo. Non si tiene minimamente conto della globalizzazione voluta dai vincitori, con la compressione delle sovranità nazionali da parte di poteri transazionali che, come una dittatura, impongono senza repliche le demenziali e criminali politiche economiche e sociali a Stati sempre più ridotti a servi ed esecutori di volontà esterne. Si tende a sopprimere le libertà dei popoli passando per lo scioglimento degli Stati Nazionali, imponendo cessioni di sovranità e una cultura in cui l'identità nazionale viene criminalizzata e sostituita da quella dell'uomo divenuto solo un individuo consumatore di prodotti industriali e un apolide privo di identità.

D. Quale giudizio ha "Trieste Pro Patria" nei confronti delle forze politiche triestine e nazionali? Come considera il loro atteggiamento nei confronti della "questione di Trieste", dai tempi del pentapartito, del Pci e della "Lista per Trieste", al bipolarismo dell'era berlusconiana, fino all'odierno governo Renzi?
R. Noi diamo solo giudizi politici di carattere generale. Ci asteniamo dal dare giudizi su singoli partiti e ancor meno su singoli politici in quanto, per statuto, noi siamo apartitici. Anzi, tra i nostri militanti e simpatizzanti ci sono quelli di partiti anche in contrasto tra loro, consiglieri comunali, provinciali e circoscrizionali che hanno aderito al progetto "super partes" di "Trieste Pro Patria" e senza i quali perderemmo molto della nostra efficacia. Perché per portare centinaia di persone a sventolare il Tricolore nelle nostre manifestazioni pubbliche, o si uniscono tutti i patrioti di qualsiasi tendenza, o si finisce per essere l'ennesimo movimento di nicchia. Per fare ciò occorre essere riconosciuti come associazione inclusiva di tutte le anime, come lo fu la Lega Nazionale che, tra l'altro, ci ha dato una mano decisiva per il nostro successo. Noi usiamo come unico simbolo il Tricolore Nazionale e come unici argomenti la difesa dell'Identità e il ripristino della Sovranità. Insomma, voliamo alto. Non siamo toccati dalle diatribe di parte, a parte quelle con i qualunquisti antinazionali, i secessionisti per motivi fiscali/economici e i rinnegati sempre pronti a offrirsi al miglior offerente.

D. Qual è invece la posizione di "Trieste Pro Patria" nei confronti del variegato e frammentato mondo delle associazioni degli esuli giuliano-dalmati da un lato, e delle Comunità degli Italiani (l'"Unione Italiana" presieduta dal capodistriano Maurizio Tremul) presenti in Istria, a Fiume e in Dalmazia dall'altro? Non sarebbe auspicabile una collaborazione più stretta tra queste realtà così diverse e spesso contrapposte e tra tutte le organizzazioni patriottiche che hanno a cuore la questione (penso anche alla "Lega Nazionale", oltre che a "Trieste Pro Patria"), in vista del fine supremo della difesa della presenza italiana oltre confine?
R. Anche qui voliamo alto, tenendoci fuori da qualsivoglia divisione. Partecipiamo a tutti gli eventi che riteniamo in linea con i nostri princìpi a prescindere da chi li organizza. Questo vale sia per le associazioni degli esuli al di qua del confine, che per le comunità degli Italiani al di là del confine, con le quali abbiamo frequenti e proficui contatti, perché l'identità italiana in Istria e Dalmazia la si deve difendere là dove è nata circa duemila anni fa.

D. L'economia triestina riveste un'importanza decisiva a livello nazionale e internazionale in vari settori: navigazione con Italia Marittima, assicurazioni con Generali, Allianz e Sasa, siderurgia con Ferriera di Servola, cantieristica con W?rtsil? Italia, telecomunicazioni con Alcatel e Telit, alimentare con Illy, Stock e Pasta Zara. Tuttavia la crisi ha colpito pesantemente imprese e lavoratori del capoluogo giuliano. Molti economisti ritengono che la soluzione alla crisi passi attraverso la riconquista della sovranità dello Stato Italiano in campo economico e in particolare monetario e il suo affrancamento dagli insopportabili vincoli europei. Un vostro striscione recita "Trieste Italiana, Patria sovrana". Trieste potrebbe avvantaggiarsi, come molti ritengono, da un pieno ritorno dell'Italia alla sovranità nazionale, alla Lira e all'intervento statale in economia?
R. La crisi non è reale ma finanziaria, nasce da un sistema perverso in cui multinazionali e banche d'affari fanno il bello e il cattivo tempo nei confronti degli Stati Nazionali, ormai in via di estinzione come entità autonome. Come già scritto sopra, per noi Identità e Sovranità vanno di pari passo. Non c'è l'una senza l'altra. A questo proposito riteniamo che tutti i secessionismi, micro o macro che siano, che spuntano come funghi in Italia e in Europa, non siano altro che il frutto di manovre e volontà distruttive nei confronti degli Stati Nazionali, portate avanti da chi vuole accentrare il potere e il controllo in poche mani e teste che nessuno conosce, né mai ha eletto o eleggerà, la dittatura della finanza apolide insomma. Non è un caso che le regole vengano dettate da enti come Bce, Fmi, Commissione Europea, Oms, Wto e tante altre ancora e che tutti gli uomini di governo o di potere vengano prescelti tra lobbisti appartenenti a circoli che operano segretamente, come Bilderberg, Aspen Institute, "Teschi e Tibie" e illuminazioni varie.

D. Trieste, come abbiamo detto, è di fondamentale importanza per l'identità nazionale italiana, a livello culturale e politico. A livello geo-politico ed economico, inoltre, una rinnovata presenza dell'Italia nel Mediterraneo e nei Balcani favorirebbe un ritorno dell'influenza economica italiana - e di conseguenza, anche culturale e linguistica - nelle terre perdute dell'Adriatico orientale e restituirebbe senz'altro centralità al porto giuliano nello scacchiere nazionale e internazionale. "Trieste Pro Patria" sarebbe pronta a raccogliere una simile sfida per il XXI secolo, nell'interesse inscindibile della Città e della Patria Italia?
R. Noi non ci poniamo al di sopra dei partiti e della classe politica, che devono necessariamente essere gli attori preposti per condurre le politiche di una Nazione e farle coincidere con la volontà del popolo che li elegge. Quelle dell'Adriatico Orientale sono terre in cui, nonostante le ripetute pulizie etniche praticate da Asburgici e Jugoslavi, l'impronta di Roma è ancor oggi - e sarà così per sempre - insopprimibile perché, come dice una canzone, «anche le pietre parlano italiano». Noi non siamo esperti economisti né diplomatici di carriera. Riguardo alle soluzioni politiche, l'unico argomento che ci sentiamo di trattare in via generale è il ripristino della Sovranità monetaria, economica e politica della nostra Patria, sia perché ci è stata tolta con l'inganno e il miraggio dell'Europa dei popoli (che invece è quella delle banche e dei poteri finanziari), sia perché senza la Sovranità qualsiasi soluzione proposta fallirà miseramente. I globalizzatori hanno già scelto per noi: deindustrializzazione, denatalità compensata da immigrazione senza controllo, distruzione delle identità millenarie sostituite dal recentissimo mito farlocco del "Melting Pot", possesso e monetizzazione "pro domo propria" dei nostri beni comuni, sia produttivi che culturali e artistici e delle risorse materiali e umane. Di quali soluzioni tampone si vuole parlare? Qui non si media più, o sei per la Sovranità Nazionale o sei per la globalizzazione e la concentrazione del potere in mani occulte; o sei per il popolo o sei per i circoli degli "Illuminati di Baviera"... punto!

Caro Nino, grazie per la tua disponibilità e per quanto tu e i patrioti di "Trieste Pro Patria" fate quotidianamente in difesa della nostra amata Trieste e della nostra amata Italia. Viva Trieste e viva l'Italia!
Grazie a voi e un abbraccio a tutti i nostri fratelli italiani, tra i quali comprendo idealmente anche quelli delle regioni artificiosamente sottratte e snazionalizzate a forza da potenze straniere nel corso degli ultimi 150 anni (come hanno fatto i Britannici a Malta, i Francesi a Nizza e in Corsica e gli Austro/Jugoslavi in Venezia Giulia e Dalmazia). Viva l'Italia.
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