EXCALIBUR 88 - ottobre 2015
in questo numero

Flat Tax: ma cos'è veramente?

Una coraggiosa riforma fiscale che la Destra dovrebbe perseguire

di Angelo Marongiu
Sopra: la Flat Tax è un interrogativo intrigante che incuriosisce tutti...
Sotto: ... è libertà di investire, risparmiare, spendere
Dai dati di previsione relativi al 2015, contenuti nella Relazione alla Legge di Stabilità dello scoro anno, risulta che il nostro Pil dovrebbe attestarsi - considerando un tasso di crescita dello 0,8% - intorno ai 1.640 miliardi di euro. Le entrate necessarie al funzionamento dello stato e ai servizi da esso erogati dovrebbero essere di circa 786 miliardi di euro. Il "global tax index" conseguente sarebbe pari quindi al 47,9%, o al 48,5% depurato dalle previsioni di crescita.
Un valore enorme che ci pone, in Europa, subito dopo Danimarca, Belgio, Francia, Svezia e Finlandia, paesi che - quasi tutti - nell'ultimo decennio hanno diminuito la loro pressione fiscale e - soprattutto - hanno ben altro tenore di vita e qualità ed efficienza nell'erogazione dei servizi pubblici che per noi restano un sogno.
Renzi ha promesso una abolizione delle imposte sulla prima casa e una riduzione - forse anticipata al 2016 - della tassazione sulle imprese. La Commissione Europea - critica su questo tipo di manovra - ha raccomandato di tassare meno i fattori di produzione e spostare il carico fiscale su proprietà e consumi.
Con questi dati la priorità è abbassare la pressione fiscale, ovunque ciò sia possibile. Se l'obiettivo è quello della riduzione della pressione fiscale per rilanciare i consumi individuali e quindi la produzione, manca una strategia coerente che armonizzi le diverse tipologie di intervento nei diversi campi; sembra che il governo si muova a strappi, con impulsi spero non dettati dalla solita mania degli annunci e dalla paranoia dei tweet.
Cosa fare? È arduo dare una risposta.
Alcuni (politici ed economisti) hanno intravisto nella cosiddetta Flat Tax un modello fiscale che porterebbe a una maggior equità fiscale, all'emersione dell'evasione e a un aumento complessivo del gettito fiscale per lo Stato.
Ma cos'è la Flat Tax?
La Flat Tax (o "Tassa piatta") è una proposta di riforma che punta a ridurre le aliquote a una sola, valida per tutti; la progressività dell'imposta sarebbe garantita da detrazioni per i redditi più bassi.
Ricordiamo che la Costituzione italiana all'articolo 53 afferma che «tutti sono chiamati a concorrere alla spesa pubblica in ragione della loro capacità contributiva» e che «il sistema tributario sia informato a criteri di progressività». Se l'Irpef risponde ai criteri di progressività, articolata com'è in diversi scaglioni e aliquote crescenti, l'Ires (l'imposta sui redditi delle Società introdotta nel 2004 in sostituzione dell'Irpeg) è di fatto una Flat Tax poiché prevede una sola aliquota al 27,5%.
La Flat Tax fu teorizzata nel 1956 dall'economista statunitense e Premio Nobel Milton Friedman e normalmente ne prevede l'applicazione alle sole imposte sui redditi familiari e, talvolta, ai profitti delle imprese.
Dopo Friedman anche altri economisti americani - Robert Hall e Alvin Rabushka in testa - sotto la presidenza di George W. Bush, caldeggiarono l'introduzione di una Flat Tax con un'unica aliquota del 17.5%. Decisione che - secondo i loro calcoli - avrebbe comportato benefici rispetto al sistema progressivo per circa il 62% dei contribuenti americani, lasciando pressoché inalterato il gettito fiscale complessivo.
L'applicazione dell'aliquota unica della Flat Tax, per rispettare i criteri di progressività previsti dalla nostra Costituzione, va associata all'eliminazione delle detrazioni, deduzioni ed esenzioni vigenti, allargando e di fatto rendendo omogenea, la base imponibile. Il risultato atteso sarebbe stato quello di ottenere un gettito fiscale almeno uguale a quello del vecchio sistema di tassazione progressiva. La tutela dei redditi più bassi si realizza introducendo una "no tax area" che, appunto, realizza la progressività per deduzione e non per progressività di aliquote, riducendo di fatto l'aliquota applicata.
Attualmente il metodo della Flat Tax è applicato soprattutto nei paesi dell'Est europeo (Estonia, Lettonia, Lituania, Russa, Ucraina, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, e altri) con aliquote che oscillano dal 10% al 33%. Essa è applicata anche in alcuni paesi dell'Asia, dell'Africa e in alcuni Stati degli Stati Uniti.
Sul piano strettamente politico la Flat Tax è da sempre un argomento caldeggiato dalla Destra.
Fu Silvio Berlusconi a proporla nel 1994 nel momento della sua entrata in politica. Il maggior sostenitore di tale proposta fu Antonio Martino, non a caso allievo di Milton Friedman. Oppositori furono - sempre nell'ambito della Destra - alcuni economisti, liberali e statalisti, legati a Giulio Tremonti.
La riduzione delle tasse messa in atto dal secondo governo Berlusconi (2001-2006), in violazione dei parametri di Maastricht per quanto riguardava il rapporto Deficit/Pil, fu un tentativo di arrivare nel tempo a una effettiva Flat Tax.
Anche Marco Pannella e poi la Destra-Fiamma Tricolore caldeggiarono l'introduzione della Flat Tax con un'aliquota del 20%. Attualmente anche Matteo Salvini è diventato un sostenitore della Flat Tax con aliquota del 15%, inserendola anche nel programma del nuovo movimento per il Sud "Noi con Salvini".
È bene ricordare che l'applicazione della Flat Tax ha nel primo periodo un effetto deprimente sul piano delle entrate (infatti in genere se ne accompagna l'introduzione con un taglio dei sussidi e delle spese inutili), poi nel lungo periodo si realizzeranno gli effetti positivi della "Curva di Laffer".
Alvin Rabushka, già citato in precedenza, economista alla Stanford University e consigliere economico di Ronald Reagan e George W. Bush, uno dei massimi esperti al mondo di sistemi fiscali, sostiene - sulla base delle attuali esperienze - che l'introduzione della Flat Tax porterebbe a incentivi per le imprese, il lavoro e gli investimenti, aumentando la crescita economica e l'occupazione. L'evasione fiscale si ridurrebbe in quanto sarebbe conveniente indirizzare il capitale verso attività produttive invece che nei meccanismi di elusione.
Inoltre essa è più coerente con la libertà individuale - ed ecco perché è diventato un vessillo quasi esclusivo della Destra - perché consente di mantenere a disposizione del singolo una cifra superiore del proprio reddito, lasciando quindi la libertà di investire, risparmiare o spendere, in accordo con le personali preferenze del singolo.
Di questi tempi, una vera e propria rivoluzione liberale.
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