EXCALIBUR 101 - gennaio 2018
nello Speciale...

Mario, il fratello fascista

Sopra: Mario Gramsci in divisa da ufficiale
Sotto: documento sulla prigionia di Mario Gramsci in Australia
Infine veniamo a Mario, il fratello quasi coetaneo di Antonio. La figura di Mario è stata pressoché ignorata dalla storiografia ufficiale gramsciana non solo per la evidente disparità dei ruoli svolti dai due fratelli, ma perché sia da parte della sinistra, ma anche degli stessi familiari di Mario, si è teso, se non a ignorare, quantomeno a sminuire la militanza fascista di Mario.
C'è però da aggiungere che, in tempi più recenti, la verità su Mario Gramsci si fece strada persino all'estero. John Cammett, il maggior bibliografo di studi gramsciani, nel 1997, in un articolo dell'"International Gramsci Society Newsletter", intitolato "Antonio's other brother" e dedicato a Mario, definisce "tragico" il senso della vita del fratello più giovane di Antonio di soli due anni e parla di lui come un "volontario entusiasta" di tutte le guerre cui prese parte.
Mario nacque a Sorgono (NU) nel 1893. Adolescente è di carattere gioviale ed estroverso, irrequieto e chiassoso, esattamente il contrario di Antonio che era invece posato e taciturno. Eppure i due si facevano buona compagnia e il loro divertimento consisteva nel cimentarsi in improvvisazioni poetiche che mettevano alla berlina i personaggi del loro paese. Mario studiò in seminario, ma a un certo punto buttò via la tonaca e così parlò ai propri familiari: «Voglio sposarmi, io l'idea di farmi prete non ce l'ho. Piuttosto mandateci Nino (Antonio) in seminario. Lui alle ragazze non ci pensa e il prete può farlo».
Nel dicembre del 1911 riuscì ad arruolarsi nell'esercito. Partecipò alla prima guerra mondiale e anche nel dopoguerra continuò a indossare la divisa conseguendo il grado di sottotenente. A Varese, dove risiedeva, sposò Anna Maffei Parravicini dell'aristocrazia lombarda. In una intervista del 1975 così Anna Maffei parla del cognato: «Mario voleva farmi conoscere suo fratello, per il quale ha sempre avuto un grande affetto e, nonostante le divergenze, una grande ammirazione. Nino era molto impegnato nella sua attività di organizzatore politico, poi nel 1921 trovò il tempo di venire a Varese [...]. Ci rimase una ventina di giorni».
Fascista della prima ora e primo segretario del fascio di Varese, rimase ferito gravemente in uno scontro con i "sovversivi". Partecipò anche alla marcia su Roma. Ma, pur nel contrasto politico, i rapporti tra i due furono sempre ottimi: Mario scrisse al fratello in carcere lettere affettuosissime sino a quasi tutto il 1927.
Il rapporto si guastò probabilmente quando la moglie di Mario, Anna Maffei, inviò una lettera a Ghilarza, ai familiari di Antonio, nella quale lamentava che la detenzione del cognato ostacolava la brillante carriera politica del marito. La cosa non appare tanto campata per aria visto che la nomina di Mario a federale fascista della provincia di Varese, data per certa in tanti scritti biografici su Gramsci e persino nell'intervista di Paolo Pili, non risulta nell'annuario dei federali fascisti.
Volendo chiarire la questione, Mario andò a trovare Antonio in carcere nel novembre del 1927. In quell'occasione si ruppe il rapporto fra i due per motivazioni mai chiarite, anche perché sono andate perdute o sono state fatte sparire certe lettere che avrebbero potuto spiegare il fatto. Mario a un certo punto lasciò la carriera militare per dedicarsi al commercio dei generi coloniali.
Partì poi volontario in Africa orientale e, all'età di 47 anni, partecipò, sempre come volontario, al secondo conflitto mondiale. Combatté in Libia, nel 4º Reggimento "Libico", col grado di capitano.
Fatto prigioniero dagli Australiani nel dicembre del 1940, fu internato prima in Egitto e poi in Australia. Dopo l'8 settembre 1943 divenne prigioniero non collaboratore. Rientrò a Varese molto provato dalla prigionia, nel settembre del 1945.
Due mesi dopo, a novembre, morì a soli 52 anni. Non molto di più di Antonio, che alla morte di anni ne aveva 46.
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