EXCALIBUR 103 - giugno 2018
in questo numero

Sardi ed Etruschi nell'opera di Massimo Pittau

Un'affascinante commistione che non cessa di stupire

di Carlo Altoviti
Sopra: fra Etruschi e Sardi si scoprono rapporti sempre più stretti
Sotto: lo studioso Massimo Pittau
Nel grigio conformismo del mondo accademico dell'Italia di oggi esiste da sempre una schiera di studiosi coraggiosi e tenaci, che conducono in modo innovativo e anticonformista i propri studi. Nel campo della linguistica Massimo Pittau rappresenta senz'altro un orgoglio accademico dell'Italia e della Sardegna, per avere dedicato la propria vita accademica e di studioso all'approfondimento della lingua e delle origini di due tra i popoli più antichi e misteriosi tra quelli che costituiscono il substrato etnico dell'attuale popolazione italiana: i Sardi e gli Etruschi.
Originario di Nuoro, dove è nato nel 1921, Massimo Pittau condusse i suoi studi presso le Università di Torino, di Cagliari e di Firenze. Nel 1971 ottenne la cattedra in Linguistica Sarda nell'Università di Sassari, tenendo anche gli incarichi di Glottologia e Linguistica Generale. Ha pubblicato circa 50 libri e di più di 400 studi nelle materie di sua competenza, risultando vincitore dei vari premi letterari.
La prima opera in cui il Pittau si interessa di problemi storici della Sardegna antica è "La Sardegna Nuragica" (1977), che si interessa dell'annosa questione della funzione dei nuraghi. Contrariamente alle tesi di Taramelli e Giovanni Lilliu, che consideravano i nuraghi come edifici militari, Massimo Pittau teorizzò per primo la natura di edifici religiosi dei nuraghi.
Dopo questo primo studio, di natura storico-archeologica, il Pittau tornò al campo a lui proprio, ovvero quello degli studi linguistici, con opere quali "La lingua dei Sardi Nuragici e degli Etruschi" (1981), il "Lessico etrusco-latino comparato col nuragico" (1984), "Origine e parentela dei sardi e degli etruschi. Saggio storico-linguistico" (1995) e "La lingua sardiana o dei protosardi" (2001). Il nucleo originario della lingua proto-sarda e di quella etrusca a essa imparentata si troverebbe in Anatolia e in particolare in Lidia.
Ben presto, Pittau diresse i propri studi in modo più specifico verso l'approfondimento grammaticale e lessicale delle strutture e del vocabolario della lingua etrusca, della quale aveva messo in evidenza le connessioni con la lingua proto-sarda e di cui affrontò il problema delle origini. Alla lingua etrusca Pittau ha dedicato oltre 30 anni di studi e ben 12 libri e un centinaio di articoli in riviste specializzate, più di ogni altro studioso vivente. Tra le opere del Pittau sulla lingua etrusca, corre obbligo di citare "La lingua etrusca. Grammatica e lessico" (1997), il "Dizionario della lingua etrusca" (2005), il "Dizionario comparativo latino-etrusco" (2009) e i "Testi etruschi tradotti e commentati. Con vocabolario" (1990).
La tesi dell'appartenenza dell'etrusco alla grande famiglia delle lingue indoeuropee, come ricorda il Pittau, è stata sostenuta da numerosi linguisti, in particolare dal bulgaro Vladimir Ivanov Georgiev, membro tra l'altro dell'Accademia delle Scienze di Mosca, che in opere come "Introduzione allo studio delle lingue indoeuropee" (1966) e "La lingua e l'origine degli etruschi" (1979) mise in relazione l'etrusco con l'ittita, confermando l'origine indoeuropea anatolica dell'idioma tirrenico, la sua parentela con la lingua di Lemno e la stretta connessione intercorrente tra la realtà storica e il mito dell'emigrazione troiana verso le coste del Lazio e tirrenica dalla Lidia, che adombrerebbero un flusso migratorio dall'Anatolia all'Italia alla fine del II millennio a.C.. Lo stesso pantheon etrusco è sovrapponibile a quello indoeuropeo, in particolare greco e romano. Anche in campo religioso, la stessa triade suprema costituita da Tinia (Giove), Uni (Giunone) e Menrva (Minerva) è identica a quella capitolina.
La tesi di Massimo Pittau sull'origine indoeuropea del sardo e dell'etrusco e sulla parentela tra di loro delle due lingue estinte non ha mancato di sollevare obiezioni e anche critiche, a volte non completamente serene. Ad esempio, un deciso avversario delle tesi di Massimo Pittau è stato il catalano Eduardo Blasco Ferrer, già ordinario all'Università di Cagliari, deceduto nel 2017. Massimo Pittau ha risposto che «con disonestà scientifica e pure umana, il Blasco non ha citato nessun autore e nessuno scritto» a sostegno delle sue tesi e che «per giudicare quella ipotesi è necessario conoscere bene sia il Paleosardo sia l'Etrusco ed è del tutto certo che il Blasco non conosce né l'una né l'altra lingua, per cui parla a vanvera di cose che non conosce». Blasco Ferrer, in effetti, è uno studioso di lingue romanze e nella sua bibliografia, fino al 2010 (anno della pubblicazione di "Paleosardo. Le radici linguistiche della Sardegna neolitica") non figurava alcuno studio sul proto-sardo o sull'etrusco.
Con "Ulisse e Nausica in Sardegna", (1994) e "Storia dei sardi nuragici" (2007), Pittau ha identificato la Sardegna con l'isola dei Feaci, dove, secondo il racconto dell'Odissea omerica, sarebbe approdato il naufrago Ulisse, accolto dalla principessa Nausica e dal re Alcinoo. Omero si sarebbe riferito alla Sardegna chiamandola Scherìa o isola dei Feaci. In base alla conformazione dell'isola di Tavolara e al suo aspetto di nave pietrificata come quella mitica dei Feaci, Massimo Pittau ha localizzato la civiltà dei Feaci nell'attuale Gallura e la loro capitale sul sito della futura Olbia.
Nel suo libro "Il Sardus Pater e i guerrieri di Monte Prama" (2008), Pittau ha argomentato che i Guerrieri di Monte Prama di Cabras fossero le statue-colonna che decoravano il grande tempio del Sardus Pater, ubicato nel Sinis e citato dal famosissimo geografo e astronomo greco-alessandrino Claudio Tolomeo.
In ultimo Massimo Pittau, nel suo libro "Gli antichi Sardi fra i Popoli del Mare" (2012), ha concluso che il ricco materiale religioso egizio, assieme con la pratica della religione egizia, è stati importato in Sardegna dai Sardi stessi, gli antichi Shardana, all'epoca della loro partecipazione alle imprese dei Popoli del Mare in Egitto. Più controversa, invece, è l'identificazione da parte di Pittau dei Nuragici con gli Shardana, considerato che molti altri autori ritengono i primi, costruttori dei Nuraghi, come antecedenti ai secondi.
Pittau consegna a noi contemporanei e ai posteri il risultato di una vita di ricerche, con la certezza che in un futuro non lontano il suo nome sarà riconosciuto e celebrato come quello di uno degli indagatori più attenti e geniali del passato della nostra gente e in particolare della storia e dell'idioma dei nostri progenitori Etruschi e Sardi.
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