EXCALIBUR 107 - marzo 2019
in questo numero

Senza valori culturali, sociali e politici niente leggi

Alcune contro riflessioni sul discusso argomento

di Angelo Abis
Caro Piero,
le tue analisi di ordine politico, sociale ed economico a mio avviso sono un po' tagliate con l'accetta. Dire, per esempio, che «tutte le università insegnano che una certa percentuale di disoccupati è un bene per il sistema economico» è una affermazione surreale e impossibile da dimostrare.
Per venire alla sostanza del tuo articolo, affermare che per creare lo stato sociale: «non basti una legge, ma necessitano valori, culturali, sociali e politici» significa non comprendere che la legge, qualunque legge ma anche un banale regolamento condominiale, ha alla propria base valori culturali sociali e politici, tant'è che se detti valori mutano o si evolvono la legge in automatico deve mutarsi o evolversi, pena la sua completa inefficacia.
L'unica alternativa a questo tipo di legge è la cosiddetta legge naturale che promana direttamente da Dio, che quando va bene, vedi il cristianesimo, ha puramente valore indicativo e pedagogico. Quando va male si trasforma in sharia con tutte le conseguenze del caso.
Più ortodossa e anche più politicamente corretta è la tua affermazione che la legge sul reddito di cittadinanza, se pur lodevole, si inserisce in uno stato sociale che ha le fondamenta in una palude dove allignano lobby capitalistiche tese alla conquista del mondo e al ripristino sotto altre forme della schiavitù.
Dove la fanno da padroni borsa e mercato, dove il lavoro è merce, ecc.. Il tutto fa il paio con l'altra affermazione politicamente corretta: «a che serve contrastare l'immigrazione clandestina se prima non si risolvono i problemi generati da guerre, fame nel mondo, dittature, cambiamenti climatici?».
Se la politica, che è l'arte del possibile, avesse deciso di affrontare preventivamente i problemi da te enunciati, i nostri disoccupati, gli emarginati e i poveri avrebbero avuto tutto il tempo per passare a miglior vita.
Per fortuna l'attuale governo ha ritenuto prioritario affrontare urgentemente il problema di qualche milione di emarginati non delegando il tutto alla Caritas o agli uffici comunali di assistenza, ma intervenendo con un progetto organico e con finanziamenti adeguati per ridare dignità a milioni di Italiani esclusi dal circuito sociale non certo per loro colpa.
Non quindi carità pelosa o peggio assistenzialismo clientelare, vera piaga del Mezzogiorno. Il progetto è criticabile? Certo. Presenta delle incongruenze? Non raggiungerà tutti gli obbiettivi che si prefigge? Creerà delle discriminazioni? Favorirà i cosiddetti "furbetti"? Tutto vero.
Ma sempre meglio di quello che vanno predicando i santoni della competenza e i calvinisti da strapazzo: «altro che 780 euro, che così vivi a sbafo! Bisogna creare lavoro! Investire sulle imprese, sulla ricerca, agevolare gli imprenditori detassandoli!».
Ricette costosissime e di difficile attuazione, che, se non ricordo male, hanno disseminato la Sardegna di siti di archeologia industriale che si chiamano Ottana, Villacidro, Porto Torres, Macomer, Portoscuso.
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