EXCALIBUR 110 - novembre 2019
nello Speciale...

La morte di Gramsci e lo sciacallaggio

Togliatti "celebra" la memoria di Antonio Gramsci
La salute di Gramsci era gracile e occorreva prepararsi a impadronirsi dei Quaderni e mandarli a Mosca. Il 27 aprile del 1937 Gramsci muore. Invece di pensare a sollevare un caso internazionale e aiutare i costituzionalisti russi in lotta per la vita, Tatiana riuscì a impadronirsi delle carte nel momento della morte di Gramsci e a farle spedire a Mosca a Togliatti e a Stalin. Invece di inviarle a Cambridge, a Piero Sraffa, ove Keynes avrebbe potuto proteggerle e sostenerne l'importanza, nel foro dell'opinione pubblica mondiale, Tatiana le fece arrivare al tiranno, per vie che non conosciamo. Di certo con l'aiuto dell'ambasciata sovietica. Se non lo avesse fatto, l'intera sua famiglia sarebbe stata distrutta dalla Nkdv. Tatiana diede anche una versione delle cause della morte: un ictus. Ma l'accertamento medico di un ictus richiede analisi mediche precise che non vi furono. E Tatiana non aveva cognizioni di medicina.
Straordinaria, davvero, è la coincidenza della morte di Antonio, della presenza della cognata in quel preciso istante e della scomparsa dei Quaderni e delle lettere che lei deve aver passato subito a un altro agente presente sul posto, per ora ignoto. Forse l'agente era italiano, un uomo di Togliatti. Forse erano più di uno. I Quaderni, gli appunti, le lettere riempivano più di una cassa. Erano una trentina di quaderni più i molti libri. Portarli via fu, di certo, impegnativo e prevedeva un'organizzazione e un mezzo di trasporto. Non potevano essere messi in una borsetta. Il trasporto doveva essere pronto sul luogo e doveva avere targa italiana. Togliatti, nel 1944, scrisse che Tatiana «riuscì a trafugare le carte la sera stessa della morte, grazie al trambusto creatosi».
Gramsci è morto quando stava per partire per la Sardegna, per Santu Lussurgiu, dove aveva prenotato una stanza in una pensione. Avrebbe portato i Quaderni con sé per riprendere la riflessione sulla democrazia e aprire, di certo mediante Sraffa, un dibattito internazionale sulla Russia, il socialismo, la democrazia. Togliatti e Stalin avrebbero perso le carte e temevano che, dalla Sardegna, l'arma fosse rivolta contro di loro. Togliatti era sempre il capo del Pci e la sua figura doveva apparire integra: un rivoluzionario ideale.
Tuttavia, Gramsci non permise alla cognata di pervenire a una visione chiara e organica dei suoi studi, divisi in tanti paragrafi, titoli e sotto-titoli. Togliatti fu costretto a scrivere a Sraffa per avere lumi.
Tatiana scomparve nel nulla. Morì nel '43, lontana da Mosca, "per la fatica". Lei che andava avanti e indietro per l'Italia con mezzi lenti e scomodissimi per seguire Gramsci. Nessuno ha indagato sulla sua fine.
Le sorelle Schucht hanno lasciato un documento. Dice:
«Ogni volta che si parlava di tentativi di salvarlo, invariabilmente si dava l'indicazione di rivolgersi a Mosca e che nessuno degli Italiani ne fosse a conoscenza [...]. Non siamo riusciti a farlo e forse per questo Gramsci è morto».
È come un testo criptato che dice, in chiaro, che Mosca si oppose alla liberazione di Gramsci e i compagni italiani ne avevano decretato la morte o la fine in prigione. Non avrebbero permesso, cominciando da Togliatti il loro capo, che tornasse libero, come stava per accadere, nel momento più acuto della presa del potere autocratico da parte di Stalin.
Sulla morte vi è un'altra versione: una teste dichiarò che cadde dalla finestra.
Il corpo fu consegnato subito ai parenti, cioè a Tatiana, e immediatamente cremato, senza poter accertare le cause della morte. La polizia politica sovietica usava anche quel metodo preliminare con gli oppositori, come avvenne con Benes, in Cecoslovacchia, nel 1948.
Nel '44, Togliatti tornò in Italia e fu subito riconosciuto come il capo del partito. Ormai ogni opposizione era stata annientata e il messo di Stalin poteva cominciare il suo gioco sul sangue delle opposizioni. Per prima cosa, sfruttò le opere di Gramsci manipolandole e tagliandole, per delineare la via comunista in Italia. Una politica, questa, che ha condotto alla fine miseranda del Pci, danneggiato la formazione della cultura civile e politica dell'Italia e distrutto la sinistra.
Tuttavia, dal primo momento in Italia, il capo del Pci mai ha fatto cenno alla grande battaglia per la democrazia in Russia che Gramsci aveva sostenuto. Né alla condanna dei "compagni", presentando una figura ad hoc come strumento politico.
È una delle ragioni per le quali il Pci si è poi dissolto nelle ceneri della storia.
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