EXCALIBUR 111 - gennaio 2020
in questo numero

In memoria di Massimo Pittau

Ricordo di un personaggio fuori dal comune

di Carlo Altoviti
Massimo Pittau (Nuoro 1921 - Sassari 2019)
Secondo quanto riportato dai siti web che si sono occupati della notizia, Pittau sarebbe precipitato dal terrazzino del suo appartamento di Sassari, al primo piano di un edificio in Via Roma. Secondo i riscontri della Polizia, accorsa sul posto insieme al personale medico del 118, Pittau avrebbe avuto un malore mentre si trovava nel balcone, perdendo l'equilibrio e precipitando al suolo. Massimo Pittau è stato senz'altro un orgoglio accademico dell'Italia e della Sardegna, avendo dedicato la propria vita di studioso all'approfondimento della lingua e delle origini di due tra i popoli più antichi e misteriosi tra quelli che costituiscono il substrato etnico dell'attuale popolazione italiana: i Sardi e gli Etruschi.
Originario di Nuoro, dove è nato nel 1921, Massimo Pittau dedicò al dialetto nuorese la tesi di laurea in Lettere conseguita all'Università di Torino, sotto la guida di Matteo Bartoli. Dopo una seconda laurea presso l'Università di Cagliari in Filosofia e un perfezionamento alla Facoltà di Lettere di Firenze, dove fu allievo tra gli altri del grande Giacomo Devoto, nel 1959 conseguì la libera docenza e nel 1971 la cattedra in Linguistica Sarda nell'Università di Sassari, tenendo anche gli incarichi di Glottologia e Linguistica Generale. Pittau tenne un cospicuo carteggio epistolare con il grande linguista Max Leopold Wagner, maestro della linguistica sarda, e fu socio effettivo alla "Società Italiana di Glottologia" e al "Sodalizio Glottologico Milanese". Nella sua vita pubblicò circa 50 libri e di più di 400 studi nelle materie di sua competenza, risultando vincitore dei vari premi letterari. La prima opera in cui il Pittau si interessò di storia fu "La Sardegna Nuragica" (1977), in cui, contrariamente alla tesi del Taramelli e di Giovanni Lilliu, che consideravano i nuraghi come edifici militari, ovvero fortezze o castelli, presso i quali risiedeva l'aristocrazia nuragica e si radunava la popolazione in caso di pericolo, Massimo Pittau teorizzò per primo la natura di edifici religiosi dei nuraghi, cioè luoghi di culto delle comunità.
Ben presto, Pittau diresse i propri studi in modo più specifico verso l'approfondimento grammaticale e lessicale della lingua etrusca, della quale aveva messo in evidenza le connessioni con la lingua proto-sarda. Alla lingua etrusca Pittau dedicò oltre 30 anni di studi e ben 12 libri e un centinaio di articoli in riviste specializzate, più di ogni altro studioso vivente. Tra le opere di Pittau sulla materia occorre citare "La lingua etrusca. Grammatica e lessico" (1997), estremamente convincente nell'evidenziare le innegabili somiglianze strutturali nella declinazione dei sostantivi e nella coniugazione dei verbi tra l'etrusco e le altre lingue indoeuropee. Il secondo è il "Dizionario della lingua etrusca" (2005), in assoluto il primo e finora unico vocabolario generale mai pubblicato sulla lingua etrusca. Altre opere di notevole importanza, che il Pittau ha pubblicato sul problema della lingua etrusca, sono il "Dizionario comparativo latino-etrusco" (2009) e "Testi etruschi tradotti e commentati. Con vocabolario" (1990), contenente l'interpretazione e la traduzione dei maggiori testi della lingua etrusca pervenuti fino a noi.
La tesi dell'appartenenza dell'Etrusco alla grande famiglia delle lingue indoeuropee è stata sostenuta da numerosi linguisti, come W. Corssen, S. Bugge, I. Thomopoulos, E. Vetter, A. Trombetti, E. Sapir, G. Buonamici, E. Goldmann, P. Kretschmer, F. Ribezzo, F. Schachermeyr, A. Carnoy, V.I. Georgiev, W.M. Austin, R.W. Wescott, A. Morandi, F.C. Woodhuizen, F. Bader, F.R. Adrados. In particolare, devono essere ricordati gli studi del grande linguista bulgaro Vladimir Ivanov Georgiev, membro tra l'altro dell'Accademia delle Scienze di Mosca, che in opere come "Introduzione allo studio delle lingue indoeuropee" (1966) e "La lingua e l'origine degli etruschi" (1979) mette in relazione l'Etrusco con l'Ittita, confermando l'origine indoeuropea anatolica dell'Etrusco, la sua parentela con la lingua di Lemno e la stretta connessione tra la realtà storica e il mito dell'emigrazione troiana e tirrenica. Questa tesi, peraltro, è stata recentemente ripresa dall'Italiano Leonardo Magini in "L'etrusco, lingua dell'Oriente indoeuropeo" (2007).
Le ricerche sul Dna, peraltro, dimostrano che effettivamente vi sono affinità consistenti tra gruppi di Toscani odierni a popolazioni dell'Asia Minore e analoghi studi individuano parentele genetiche tra Sardi e Toscani. Questo, ancora una volta, confermerebbe la tesi, in origine sostenuta da Erodoto e da altri 30 autori greci e latini, secondo cui gli Etruschi vennero in Toscana dalla Lidia. Per inciso, anche la tradizione mitologica e religiosa conferma l'appartenenza degli Etruschi alla famiglia indoeuropea. Il pantheon etrusco è sovrapponibile a quello indoeuropeo, in particolare greco e romano.
La triade suprema costituita da Tinia (Giove), Uni (Giunone) e Menrva (Minerva) è identica a quella capitolina. Il mito delle origini della Roma indoeuropea ci tramanda che le tre tribù che contribuirono alla costituzione della città furono i "Ramnes" latini, i "Tities" sabini e i "Luceres", di stirpe etrusca e di casta guerriera. Sempre dagli Etruschi vennero a Roma i simboli del potere, come la sella curule dei consoli e il fascio littorio. Lo Stato romano finanziava le scuole sapienziali di Arezzo e Perugia, dove si tramandava l'arte degli aruspici, praticata almeno fino al V secolo d.C.. La tesi di Massimo Pittau sull'origine indoeuropea del Sardo e dell'Etrusco e sulla parentela tra di loro delle due lingue estinte sollevò le obiezioni - peraltro poco fondate e poco serene - del catalano Eduardo Blasco Ferrer, già ordinario all'Università di Cagliari, deceduto nel 2017, secondo il quale «la Comunità scientifica ha già stroncato in più sedi internazionali le note ipotesi sulla parentela del Paleosardo con l'Etrusco (Massimo Pittau) e quella più recente che considera la lingua encorica dell'Isola un sistema italide vicino al Latino (Mario Alinei)». Massimo Pittau rispose che «con disonestà scientifica e pure umana, il Blasco non ha citato nessun autore e nessuno scritto» a sostegno delle sue tesi e che «per giudicare quella ipotesi è necessario conoscere bene sia il Paleosardo sia l'Etrusco ed è del tutto certo che il Blasco non conosce né l'una né l'altra lingua, per cui parla a vanvera di cose che non conosce».
Blasco Ferrer, in effetti, era principalmente uno studioso di lingue romanze e nella sua bibliografia, fino al 2010, non figurava alcuno studio sul Protosardo o sull'Etrusco, a fronte della vastissima produzione del Pittau nelle suddette materie. Peraltro, oltre al Pittau altri autori contemporanei ascrivono il Protosardo alla famiglia indoeuropea: Marcello Pili, professore dell'Università La Sapienza e Mario Ligia (ipotesi micenea), Alberto Areddu e Salvatore Mele (ipotesi illirica), oltre all'Oristanese Gigi Sanna che ha ipotizzato che i Protosardi parlassero una lingua indoeuropea affine al Latino, utilizzando però un alfabeto di tipo semitico. Secondo Giovanni Ugas, invece, sarebbero preindoeuropei (liguri) i Corsi della Gallura, indoeuropei (provenienti dalla penisola iberica) i Balari della Sardegna settentrionale e non indoeuropei gli Iolei della Sardegna meridionale.
Negli anni più recenti, Massimo Pittau riprese a occuparsi del filone storico delle sue ricerche, con opere quali "Ulisse e Nausica in Sardegna" (1994) e soprattutto con "Storia dei Sardi nuragici" (2007). Pittau identificò la Sardegna con l'isola dei Feaci, dove, secondo il racconto dell'Odissea omerica, sarebbe approdato il naufrago Ulisse, accolto dalla principessa Nausica e dal re Alcinoo. Nel suo libro "Il Sardus Pater e i guerrieri di Monte Prama" (2008), Pittau argomentò che i 24 Guerrieri di Monte Prama di Cabras (OR) erano le statue-colonna che decoravano il grande tempio del Sardus Pater, ubicato nel Sinis (litorale oristanese) e citato dal famosissimo geografo e astronomo greco-alessandrino Claudio Tolomeo. In ultimo Massimo Pittau, nel suo libro "Gli antichi Sardi fra i Popoli del Mare" (2012), approfondì il tema dei numerosi reperti di origine egizia presenti in Sardegna. Più controversa, invece, è l'identificazione da parte di Pittau dei Nuragici con gli Shardana, considerato che molti altri autori ritengono i primi, costruttori dei Nuraghi, come antecedenti ai secondi.
La redazione di Excalibur, nell'esprimere le più sentite condoglianze ai congiunti dell'illustre professore, esprime profonda gratitudine a Massimo Pittau per aver lasciato alla Sardegna, all'Italia e al mondo il risultato di una vita di ricerche, con la certezza che in un futuro non lontano il suo nome sarà riconosciuto e celebrato come quello di uno degli indagatori più attenti e geniali del passato della nostra gente e in particolare della storia e dell'idioma dei nostri progenitori.
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