EXCALIBUR 114 - maggio 2020
nello Speciale...

Il fascismo e la lotta contro le epidemie

Piaccia o non piaccia fu il fascismo, espressione della partecipazione delle masse alla vita dello stato, a rivoluzionare il concetto di assistenza sanitaria in Italia.
La sanità diviene un affare di stato: il suo problema è centrale. Se non funziona la sanità lo stato sociale è una mera utopia, tutte le funzioni essenziali dell'uomo e della donna, il lavoro, la maternità, l'allevamento dei figli, le attività sportive e ricreative, sono inficiate.
La medicina si trasforma: entra di prepotenza nella vita dei gruppi sociali. Sorge la medicina del lavoro, la medicina scolastica, l'igiene e la profilassi pubblica, la medicina che tutela la maternità e l'infanzia, tutto a carico dello stato.
Ma la sola assistenza sanitaria non è sufficiente: non basta curare il malato, occorre pure provvedere alle necessità economiche sue e della sua famiglia, allorché egli, per il suo stato, non può provvedervi.
Occorre promuovere, sempre a carico dello stato, l'assistenza sociale che deve intervenire ogni qualvolta il cittadino non è in grado di provvedere al proprio sostentamento.
E infine, ma non da ultimo, occorreva promuovere l'educazione sanitaria che in qualche modo convincesse la popolazione che il conservare la salute non era solo un problema di medici e medicine, ma implicava nuovi stili di vita, nuovi sistemi di alimentazione, un diverso approccio alle attività lavorative, un diverso modo di organizzare il tempo libero e lo svago.
Il tutto ovviamente comportava spese enormi, ma indubbiamente inferiori alla ricchezza distrutta dalle non poche malattie endemiche che allora imperversavano.
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