EXCALIBUR 114 - maggio 2020
nello Speciale...

La campagna contro la malaria sino alla sua completa sconfitta nel 1950

rappresentazione geografica dell'endemia malarica in una cartina del 1938
Rappresentazione geografica dell'endemia malarica in una
cartina del 1938
La politica fascista per una lotta alla malaria si espresse attraverso il progetto della "bonifica integrale", posto in essere nel 1928 con la legge n. 3124 nota come Legge Mussolini, in una concezione di salute che si faceva politica e che mirava a ottenere il risanamento fisico e morale del popolo. La bonifica integrale comportava l'utilizzo coordinato di tutte le armi note alla malariologia. Il Dipartimento di Sanità prevedeva una lotta alla malaria combattuta su tre fronti: la bonifica idraulica, la bonifica agricola e la bonifica igienica.
La bonifica idraulica consisteva nel prosciugamento delle paludi malariche e nel controllo del regime delle acque.
Per eliminare i focolai di anofeli si utilizzavano larvicidi, in particolare il Verde di Parigi, prodotto di sintesi a base di arsenico, e si introduceva nei canali di irrigazione e negli acquitrini la specie "gambusia affinis", un pesce d'acqua dolce che si nutriva di larve.
Tentativi di lotta biologica si esperivano con l'uso di pipistrelli: in Sardegna i pipistrelli venivano allevati all'interno di speciali costruzioni note come "pipistrellai".
La bonifica igienica, finalizzata a proteggere la popolazione dall'infezione, comportava la profilassi e la cura con il chinino distribuito gratuitamente da ben 229 ambulatori antimalarici.
La lotta contro la malaria diede dei buoni risultati. Si passò dai 723 morti del 1928 agli 87 del 1940. Occorre anche aggiungere che alla lotta antimalarica in Sardegna partecipò con dovizia di mezzi anche la fondazione Rockefeller, che operava in Italia già a partire dal 1924. Non è stato quindi un caso che la fondazione si presenta in Sardegna nel 1946 con un piano ben definito di eliminazione della malaria.
Come sappiamo la malaria venne eliminata in poco più di 5 anni. Operò in proposito, sempre affiancato dalla fondazione Rockefeller, un nuovo ente: L'Erlaas (ente regionale per la lotta anti anofelica). Furono impiegati 5 milioni di litri di ddt e 33 mila operai.
Sarà un caso, ma nel 1947 il Pci accusò l'Erlaas di essere un ente ricettacolo di fascisti. Ed era vero: tutti i massimi dirigenti dell'ente erano reduci della Rsi o ex prigionieri non collaboratori e i bandi di assunzione venivano affissi nelle sedi del neonato Msi. Uno dei tanti misteri della nostra storia recente.
Per concludere, venendo ai nostri giorni, pare che il coronavirus a noi Sardi faccia un baffo. Merito della malaria che ci ha lasciato in eredità un gran numero di anticorpi speciali che tengono alla larga il maledetto virus.
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