EXCALIBUR 115 - giugno 2020
in questo numero

L'istruzione sospesa

Confusione nella gestione dell'emergenza e la scuola non è una priorità

di Francesco Furcas
come sempre la scuola passa in secondo piano
Come sempre la scuola passa in secondo piano
Negli anni Sessanta del secolo scorso una geniale idea della Rai consentì a una larga fetta della popolazione italiana di imparare a leggere e scrivere, seguendo una trasmissione televisiva dalle proprie case o dai punti di ascolto sparsi sul territorio: "Non è mai troppo tardi", corso d'istruzione popolare per il recupero degli adulti analfabeti, realizzato in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione, proponeva al pubblico vere lezioni con l'ausilio di tecniche d'insegnamento moderne, quali filmati, supporti audio, dimostrazioni pratiche.
Come allora, ma per altri motivi, nei mesi scorsi nel nostro Paese si è dovuto ricorrere a mezzi simili per soccorrere una delle primissime "vittime" del tremendo virus che ha colpito il mondo intero: l'istruzione. Fin dall'inizio della serrata generale, infatti, le attività di asili, scuole di ogni ordine e grado e università sono state sacrificate, o comunque rivoluzionate, in nome della salute e della prevenzione. Scelta senz'altro sofferta, certamente ponderata sebbene dettata dall'emergenza, ma che ha contribuito a ridurre le occasioni di contagio e l'ulteriore diffusione della malattia.
Dalla sera alla mattina sono stati interrotti tutti i servizi, pubblici e privati, rivolti ai bambini in età prescolare, mentre nelle scuole e negli atenei è stato fin da subito promosso l'utilizzo delle tecnologie "a distanza" o "da remoto". Una situazione nuova, accompagnata dai tanti timori che la pandemia ha generato nella popolazione, difficile da gestire perché nessuno aveva mai pensato che un virus avrebbe potuto condannare alla sospensione anche la didattica, almeno quella nelle modalità più classiche.
La buona volontà di corpo docente, personale scolastico, studenti e famiglie ha fatto sì che l'emergenza diventasse un'opportunità per sperimentare nuove forme d'insegnamento e apprendimento e uno stimolo a trovare soluzioni adeguate al completamento dei programmi. Ecco che computer, tablet e smartphone sono diventati in un attimo strumenti indispensabili e insostituibili per colmare le distanze tra studenti e insegnanti, tanto nelle scuole quanto nelle università, utili per svolgere e seguire lezioni multimediali, trasmettere compiti e materiale didattico, sostenere interrogazioni ed esami, finanche discutere tesi di laurea.
Le difficoltà non sono state poche, a cominciare da quelle tecniche, dovute all'insufficiente diffusione di tali strumenti nelle case degli Italiani, spesso disponibili in numero non adatto a soddisfare le esigenze dei diversi componenti delle famiglie e alla carente e disomogenea connessione ad alta velocità alla rete internet, cronico problema che attende da tempo di essere risolto. Il divario digitale ha così creato discriminazioni sociali tra chi può permettersi un computer connesso decentemente e chi no, come pure tra chi vive in zone ben servite e chi invece da casa propria riesce a malapena a inviare una mail. La lontananza fisica, poi, ha precluso il confronto tra insegnanti e studenti, vero punto di forza della didattica in presenza, al punto da rendere per molti "desiderabile" la frequenza delle lezioni e la frequentazione dei luoghi d'istruzione, resi improvvisamente inaccessibili dai primi giorni dello scorso marzo.
I tentativi di riportare la realtà scolastica e universitaria alla normalità sono stati spesso oggetto di critiche e riflessioni, con proposte ministeriali ondivaghe e incerte, come la didattica mista - alcuni giorni in aula e altri a casa per garantire il distanziamento fisico "anticontagio" - per il prossimo anno scolastico o le promozioni d'ufficio, che hanno destato non poche perplessità sia tra gli insegnanti che tra gli studenti, per non parlare delle famiglie, costrette ai salti mortali per garantire tra le mura domestiche la continuità didattica dei propri figli. La reazione del mondo dell'istruzione a questi mesi di disagio e privazioni è stata forte e decisa, segno evidente di vitalità e coraggio: non è mai troppo tardi.
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