EXCALIBUR 120 - ottobre 2020
in questo numero

La Vittoria disprezzata

4 Novembre 1918: una data fondamentale e decisiva per la storia d'Italia

di Alessio Dettori
la giornata dell'Unità Nazionale ormai dimenticata
La giornata dell'Unità Nazionale ormai dimenticata
Il 4 novembre è il giorno in cui venne annunciato il Bollettino della Vittoria, ovvero il documento scritto dopo la firma sull'Armistizio di Villa Giusti il giorno prima, in cui si annunciò la resa dell'Impero Austro-Ungarico e la Vittoria dell'Italia in una delle guerre più sanguinose della storia.
L'anno successivo, per commemorare l'evento, venne istituita la Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, festeggiata ovviamente il 4 novembre di ogni anno (questo fino al 1976, visto che dal 1977 divenne "festa mobile", festeggiata la prima domenica di novembre, diversamente dal 25 aprile che sembra apparentemente intoccabile).
Ma il 4 novembre non ricorda solo la Vittoria della Grande Guerra, infatti il 4 novembre 1921 venne sepolto solennemente il milite ignoto (un soldato italiano reso irriconoscibile dalle ferite che ne provocarono la morte), per rappresentare tutti i soldati morti o dispersi durante la guerra.
Se a livello istituzionale questa ricorrenza viene commemorata discretamente bene, a livello popolare sembra ormai priva di interesse. Innanzitutto per averla trasformata in una "festa mobile", infatti se il 4 novembre è un giorno feriale, si continua ad andare a scuola e a lavorare come tutti i giorni, quindi la popolazione non l'avverte come una ricorrenza importante; in secondo luogo a causa di ideologie di stampo globalista che hanno preso piede soprattutto nei partiti di sinistra, che vedono nell'orgoglio nazionale un nemico da abbattere e che fanno, tramite stampa e personaggi pubblici, una massiccia campagna demonizzatrice nei confronti di tutto ciò che ha a che fare con concetti come Identità, Patria, Orgoglio nazionale, ecc..
Non ci si dovrebbe stupire di coloro che ogni 4 novembre colgono la palla al balzo per protestare per una cerimonia che, a detta loro, è una festa su una guerra sanguinaria (mentre poi festeggiano il 25 aprile, che di sangue italiano fatto scorrere da altri Italiani, ne ha visto parecchio); essi sono i discendenti ideologici di quei comunisti che nel 1921 parteciparono alla cerimonia per il milite ignoto, contestandola pubblicamente, in quanto portatrice di sentimenti nazionali.
Quello che fa più tristezza è il fatto che del 4 novembre si sia dimenticata la cosa più importante: il sacrificio delle migliaia di giovani (e non solo) che diedero la vita per difendere la propria Patria.
Basta recarsi in un qualunque cimitero (anche nel mio piccolo comune di 9 mila abitanti in Sardegna) per trovare parecchie lapidi ed epitaffi dedicati ai giovani morti in battaglia (tantissimi sotto i 25 anni).
Fa impressione leggere gli epitaffi di genitori e giovani mogli distrutti dalla perdita, ma che nello stesso messaggio si dicevano orgogliosi del proprio caro che aveva lottato per difendere l'Italia o leggere le tante storie di ragazzi che morivano proteggendo il tricolore, che per loro non era un semplice lembo di stoffa, ma rappresentava un nobile ideale per il quale dare la vita.
Nell'osservare l'Italia odierna, che ha in seno la serpe dell'auto-razzismo e dell'anti-patriottismo, viene lecito chiedersi per cosa siano morti questi ragazzi, visto che oggi abbiamo tanti giovani ipnotizzati (nella migliore delle ipotesi) e indottrinati da un sistema che li vuole contro ogni forma di amor patrio.
La forza di uno stato la si determina anche da quanto è forte il senso della Patria nel popolo; cercare di minimizzare o, peggio ancora, far dimenticare, l'importanza della ricorrenza del 4 novembre è la vera mancanza di rispetto che renderebbe vano il sacrificio di questi Uomini.
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