EXCALIBUR 122 - dicembre 2020
in questo numero

Per una pedagogia "nazionale" in Sardegna

Considerazioni ancora attuali di un vecchio pensatore

di Claudio Usai
insegnamento, 'il metodo è maestro'
Sopra: insegnamento, "il metodo è maestro"
Sotto: così parlò... Ezra Pound
così parlò... <b>Ezra Pound</b>
Ciò che ho notato, da quando (per tante ragioni in ritardo e da soli tre anni) faccio parte della destra cagliaritana, è una difficoltà generazionale di comunicare. Una suddivisione in filoni di età e di tradizioni: missina, post missina, quelli che definisco gli "orfani trentenni" e le nuove leve.
Da osservatore di parte ho visto questa distanza: le vecchie generazioni(1) a parer mio non dialogano abbastanza con le nuove, né i giovani(2) si interessano abbastanza al passato (le rare eccezioni delle note (1) e (2) non bastano però a cambiare il mio giudizio in favore di un grande e ambizioso movimento di destra); penso per mancanza di pazienza o disillusione; i primi non tramandano abbastanza, i secondi non chiedono abbastanza: i motivi sono probabilmente dovuti ai tanti traumi che la destra ha subito in questi strani trent'anni(3).
La mia non è solo una constatazione soggettiva di un'analisi pedagogica personale, frutto del mio lavoro di insegnante, ma anche oggettiva di un fenomeno che riguarda in generale la nostra società. A parer mio il problema di questo conflitto generazionale nella destra (la parte che mi interessa) è pedagogico-strutturale; per questo intendo fare alcune proposte o fissare dei punti chiave che tornerebbero utili a chi avrà la pazienza di leggerli e, magari, di accoglierli; scrivo questi 10 punti per i giovani e i loro mentori.
1) Teoria e pratica: Giovanni Gentile(4) definisce la "scuola" come il luogo della "teoria e pratica dello spirito"(5). Anche la stessa sede di partito può diventare il luogo di elaborazione di una concezione alta dell'educazione legata alla chiara celebrazione dello spirito; la sede deve riflettersi nella società e quindi nell'attività politica. La mera enunciazione del motto "Dio, Patria, Famiglia"(6) non basta più; essa deve essere riadattata, rielaborata e riprodotta, passando dal motto all'azione. In parole povere, cosa vogliamo dire e trasmettere ai giovani di destra che si avvicinano a noi al tempo stesso di tradizionale e di nuovo? L'esempio nella pratica sì, ma è l'ascoltare e osservare senza pregiudizi. Spesso ciò che vogliamo trasmettere non è chiaro, è dato per scontato e non capito dai giovani.
2) Rapporto giovane militante/militante storico: citando Gentile(7), l'educazione deve intendersi come "un attuarsi", uno svolgersi nello spirito(8). L'insegnamento è "spirito in atto", non si può fissarne il metodo: il metodo è il maestro! Il mentore è punto di riferimento, ha la responsabilità di educare senza alcun programma, ma trasmette le proprie risorse interiori senza senso di superiorità: deve darsi al giovane. Programmare sarebbe come cristallizzare il fuoco creatore dello spirito(9). Al maestro sono richiesti una vasta esperienza e saldi princìpi; il metodo si crea nel rapporto col giovane, perché in esso risiede la Cultura e la Tradizione(10). Il dualismo allievo-maestro deve avere la sua unità attraverso il senso di comunità che l'educatore trasmette verso l'allievo e lo riassorbe nell'universalità dell'atto spirituale. Il maestro è il sacerdote, l'interprete, il ministro dell'essere divino, dello spirito(11).
3) Equilibrio di gerarchia: il maestro non deve dare lezioni senza coscienza e presenza sul campo, deve dare l'esempio; l'allievo dal canto suo deve rispettare e accettare i consigli, senza evitare di esprimersi.
4) Strategia culturale: i nostri giovani dovrebbero conoscere la tradizione nazionale italiana: universalità classica, cristiana, nazionale e patriottica, combattentismo e irredentismo; studio e conoscenza della Storia della Letteratura e dell'Arte; arditismo e dannunzianesimo; lo Stato etico e il corporativismo economico; la Democrazia nella difesa dello Stato argine al capitalismo. Tutto questo può essere realizzato nelle:
5) Nuove prospettive e memoria: la memoria è il ricordo personale di un evento storico, far emergere nel giovane la propria memoria familiare. "Memoria fa-scista" non è l'essere fascista, ma significa orgoglio della propria memoria, rispetto delle memorie altrui, puntando al rispetto, all'unità e alla concordia nazionale. "Identità": difesa dell'identità italiana in forme nuove: uso più vasto delle nuove tecnologie anche in sede, informatizzazione e aggiornamento; uso di coadiutori multimediali come video, schemi, rendering, tabelle, grafici. Metodologie: aggiornamento nei riguardi dei ragazzi Bes(12) e Dsa(13). Ambiente: recupero ambientale e salvaguardia della natura, escludendo le nuove teorie globaliste/ambientaliste. Laboratori linguistici e di espressione: studio delle lingue straniere e delle "nuove" forme di espressione: cinema, teatro, ma anche dialettica, retorica e più in generale "arte della parola". Pari opportunità: rifiuto della teoria gender ma anche delle intolleranze. Parità della donna, non femminismo: dobbiamo formare uomini forti, ma anche donne forti.
6) Regionalismo: studio della storia delle diversità regionali della destra, in particolare sarda: combattentismo-autonomismo, "sardismo nazionale" (sardofascismo), Msi e Destra Nazionale in Sardegna.
7) Formazione giuridica ed economica: leggi e approfondimenti sull'amministrazione pubblica degli enti locali. Politica di amministrazione della Regione della Sardegna (problemi peculiari). Sviluppo di concetti socio-economici alternativi al capitalismo e alla socialdemocrazia, ma anche equilibro fra intervento statale e libertà d'impresa.
8) Supremazia di cultura e civiltà sull'idea di sangue e di razza: «Noi possiamo guardare con un sovrano disprezzo talune dottrine d'oltralpe»(14).
9) Esaltazione del valore supremo dello Stato.
10) Nozioni di geopolitica e critica senza odio: americanismo, capitalismo, socialdemocrazia, europeismo, multiculturalismo, neocolonialismo; equilibrio della politica estera italiana (per esempio questione arabo-israeliana, terrorismo islamico vs. religione islamica). Autori chiave: Pino Rauti, «Noi non siamo liberisti: noi ci rifacciamo al pensiero nazional-popolare»(15). Giorgio Almirante: «Ho avuto occasione di dire nel dopoguerra [...] che la sola parte del mio passato politico che mi sentivo di ripudiare era quella (tesi razziste, n.d.s.)»(16). Enrico Endrich: «per un'acculturazione e integrazione universale»(17). Mariano Delogu: «una politica in cui prima si è uomini e poi politici»(18). Ezra Pound: «Rendi forti i vecchi sogni. Perché questo nostro mondo non perda coraggio. A lume spento»(19). Autori come Julius Evola, Junger o altri vanno intesi nel contesto culturale dell'epoca.
Lascio questo mio scritto alla comunità della destra, cagliaritana in particolare.
(1) Rare eccezioni, almeno per quanto riguarda coloro che sono venuti in contatto con me: il deputato Salvatore Deidda di Fdi, sempre vicino ai giovani di Gioventù Nazionale nonostante i suoi impegni di parlamentare; Antonella Zedda che con passione svolge il ruolo di coordinatore regionale di Fdi, il Sindaco Paolo Truzzu, al quale debbo l'adesione a Fdi ben prima della vittoria elettorale; il consigliere comunale Toto Sirigu e gli storici dirigenti del Msi Angelo Abis ed Efisio Agus che mi permettono di scrivere in questa rivista. Ci saranno altre ottime persone ma vista la mia recente adesione (non per opportunismo, non ho fatto mai parte di altri partiti) non ho avuto il piacere di conoscerle, ma sicuramente la lista è da ampliare.
(2) Rare eccezioni: della mia età distinguo Marco Porcu, coordinatore provinciale di Fdi, Michele Pisano, consigliere comunale di Fdi a Quartu e Corrado Maxia, consigliere comunale di Fdi a Cagliari. Fra i più giovani quelli di Gioventù Nazionale con in testa il presidente Emilio Serra.
(3) Scioglimento Msi, An, il Pdl e infine la rinascita in Fdi.
(4) Cfr. G. Gentile, "Sommario di pedagogia come scienza filosofica", Le Lettere, 2003.
(5) Cfr. D. Spanio, "Sommario di pedagogia come scienza filosofica", Università di Venezia, 2015; cfr. V. La Via, "La fondazione teoretica della pedagogia e l'attualismo", Messina 1950. G. Giraldi, "Giovanni Gentile filosofo dell'educazione, pensatore politico, riformatore della scuola", Roma 1968. "Giovanni Gentile e la pedagogia come scienza filosofica", atti del Convegno internazionale di studi in occasione del cinquantenario della morte del filosofo, Roma 1994.
(6) G. Giuriati, "Gioventù Fascista". Settimanale del Pnf (Anno IX E.F., Anno 1, n. 27, 20 settembre 1931.
(7) G. Gentile, op. cit.
(8) Ibidem.
(9) Ibidem.
(10) Giuseppe Spadafora, "Giovanni Gentile: la pedagogia, la scuola: atti del Convegno di pedagogia e altri studi", Armando Editore, 1997, p. 261.
(11) Cfr. G. Gentile, op. cit..
(12) Ragazzi con Bisogni Educativi Speciali.
(13) Ragazzi con Disturbi Specifici dell'Apprendimento.
(14) Mussolini, "Dal discorso di Bari", 6 settembre 1934.
(15) Dall'intervista a "Il Tempo", maggio 2001.
(16) Dalla conferenza stampa del 30 luglio 1971.
(17) F. Dumasy, "Le fascisme est-il un 'article d'exportation'?, Idéologie et enjeux sociaux du Parti National Fasciste en Libye pendant la colonisation italienne", in "Revue d'histoire moderne et contemporaine (1954-)", t. 55e, no. 3 (Jul.-Sep. 2008), cit. pagg. 85-115.
(18) M. Delogu, cit. da www.marianodelogu.it.
(19) E. Pound, "A lume spento".
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