EXCALIBUR 124 - gennaio 2021
in questo numero

Il programma politico e l'ideologia bonapartista

Pensieri del grande Corso, a duecento anni dalla morte

di Franco Di Giovanni
<b>Napoleone Bonaparte</b>, lo sconfitto più famoso
Napoleone Bonaparte, lo sconfitto più famoso
Alle volte ci sembra, sentendo della fine di un uomo che nel bene e nel male è stato protagonista della sua epoca, che tale periodo debba terminare con lui e diamo su questi personaggi dei giudizi molto trancianti, magari confortati dalle tesi di storici loro avversari, proprio nel momento in cui questi uomini e donne, essendo stati sconfitti, non possono più rispondere.
Proprio a uno di questi grandi sconfitti dalla storia, (che in epoca contemporanea voleva, con metodi moderni, dichiaratamente imitare Giulio Cesare) è dedicato questo articolo: parleremo, infatti, molto brevemente, delle idee di Napoleone Bonaparte, come lui stesso le espose nel cosiddetto "Memoriale di Sant'Elena", scritto relativamente poco noto perché gli avversari di questo statista, nel loro avvicendarsi tra reazione e rivoluzione, preferirono semplicemente esecrarne la memoria o più semplicemente farla dimenticare, in quanto memoria scomoda.
Napoleone nello scritto si fa un vanto di essere figlio della rivoluzione francese, ma ancora di più di averla fermata, salvandone solo gli aspetti che egli stesso reputava positivi, instaurando sì un moderno stato di diritto in Francia (ed esportandolo), ma annichilendo anche quelli che erano ormai i residui di una (secondo lui) pseudo-democrazia (quando erano ancora vivissimi i ricordi del regime di terrore instaurato da Robespierre), riuscendo progressivamente a esautorare il parlamento francese, fonte solo formale del proprio potere, ma giudicato incapace e corrotto, e terminando poi con l'instaurazione della propria dinastia sui troni di gran parte del continente, posta a baluardo anche della sua personalissima ideologia.
I documenti costituzionali fatti redigere da Napoleone sono importanti, perché finiscono in qualche misura, assieme al nuovo assetto dei confini da lui voluto, a diffondere (anche volutamente, anche se sempre sotto l'egida francese), l'idea di nazione nei vari paesi.
La forma istituzionale predominante usata da Napoleone è una monarchia costituzionale nella quale i diritti di individui e popoli siano secondo lui garantiti, ma il potere per garantirli dovrà essere di fatto un assolutismo illuminato, derivante sia da un consenso popolare nazionale (sapientemente organizzato grazie a un paternalismo diffuso, continuamente alimentato) che da un governo forte, che permette di eleggere i propri rappresentanti ma decide da solo, e, seppur in uno stato laico, permette un concordato per pacificare gli animi dei credenti cattolici, riservandosi il diritto di nomina allo stato francese di alcuni importanti prelati dell'alto clero, cercando di coniugare tradizione e riforme in ottica favorevole ai suoi progetti.
In conclusione, quest'ultimo figlio della rivoluzione tese a superare lo stesso modus operanti e le ideologie giacobine con gli strumenti messi a disposizione dalla stessa rivoluzione... Non ha senso quindi alcuna accusa di tradimento dei grandi ideali, ma si assiste a una sistematizzazione delle idee attraverso una correzione di essi, affidata a filosofi in parte eredi diretti degli illuministi detti, appunto, nella accezione più nobile, ideologi, a sostegno del nuovo regime.
Consiglio la lettura del "Memoriale di Sant'Elena", scritto da Emmanuel de Las Cases, per capire la figura di questo importante personaggio storico, di modo che si possa realmente studiare e, nel caso degli avversari, anche seriamente confutare le sue tesi, invece di perdersi in sterili ideologismi, come purtroppo si usa fare.
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