EXCALIBUR 130 - luglio 2021
in questo numero

La piaga del politicamente corretto

Una deriva "intellettuale" ormai scaduta nel ridicolo

di Alessio Dettori
una feroce gabbia alla libertà d'opinione
Una feroce gabbia alla libertà d'opinione
Il "politicamente corretto".
Tante volte avrete sentito questa espressione, soprattutto su internet.
Il politicamente corretto indica un atteggiamento nel quale si pone la massima attenzione al modo in cui si esprime un'opinione o si interagisce con una o più persone.
Il modo di esprimersi dovrà essere privo di qualunque forma di discriminazione di tipo razziale, etnica, sull'orientamento sessuale, sull'età, sul genere, a livello religioso, o riguardo le disabilità di tipo fisico o psichico.
Il politicamente corretto nasce concettualmente negli ambienti della sinistra americana intorno agli anni '30 del Novecento, ma è solo alla fine degli anni '80 che esso esplode, portandolo ai giorni nostri.
Analizzato in maniera superficiale, può sembrare anche una cosa buona e giusta, ma quando lo si analizza nella sua totalità, ci si rende conto di quanto il politicamente corretto sia una gabbia alla libertà d'opinione e al pensiero critico, per instaurare un regime dove le opinioni vanno a senso unico.
Oggi, esprimere pubblicamente un'opinione, soprattutto a livello pubblico, è diventata un'impresa degna di un fine burocrate o di un avvocato. Basta una parola sbagliata nel momento sbagliato, per rischiare un linciaggio mediatico, alcune volte con ripercussioni sulla vita privata o sul lavoro.
Com'è capitato a un famoso calciatore uruguaiano, squalificato per razzismo dalla Football Association inglese, per aver risposto a un amico su un social network con un "Gracias negrito!".
È dovuta intervenire pubblicamente l'Accademia della Lingua spagnola dell'Uruguay per specificare che nel parlato dell'Uruguay, il termine "negrito" sia un vezzeggiativo senza significati razzisti.
Ormai ci sono schiere di fanatici che vanno a setacciare ogni discorso o comportamento in cerca di parole o atteggiamenti considerati offensivi, sessisti o razzisti.
E se non ne trovano? Semplice, vanno a frugare nel passato.
Ed ecco che decine di film vengono censurati a distanza di decenni, per contenuti ritenuti offensivi.
Qualche esempio? I film d'animazione per bambini: Dumbo, Peter Pan e Aristogatti rimossi dalla sezione di film per bambini e inseriti come film per adulti, in quanto, secondo la stessa Disney che li ha prodotti, trasmetterebbero stereotipi e messaggi dannosi e razzisti.
Dumbo per una canzone con dei versi considerati irrispettosi nei confronti degli schiavi africani, Peter Pan per l'utilizzo del termine "pellirosse" nei confronti degli Indiani d'America e gli Aristogatti per aver rappresentato un gatto siamese con il viso dai tratti orientali.
Anche il celebre musical Grease è finito nelle mire dei severi scrutatori del politicamente corretto: considerato misogino, sessista, con un cast "troppo bianco" e (udite, udite) inciterebbe allo stupro, per la frase «e lei ha lottato?».
Anche la storia sta subendo un attacco dal politicamente corretto: dalla furia iconoclasta esplosa nel 2020 (strettamente correlata al politicamente corretto) alla follia di una sindacalista degli insegnanti inglesi che protestava per l'assenza di scrittori afro-caraibici nei testi di scuola, per poter andare oltre Shakespeare e gli altri da lei definiti "maschi bianchi morti" e altri casi simili.
Ma anche nelle cose più semplici questa piaga ha preso piede: dalla delirante accusa alla torta alle mele di essere un "simbolo del colonialismo e della schiavitù", agli scacchi ritenuti razzisti, perché il bianco muove sempre per primo; fino alle carte da gioco "sessiste", perché il re vale più della regina.
A questo punto bisognerà aspettarsi la protesta di un animalista, perché negli scacchi si può "mangiare" il cavallo?
Anche sul fronte della discriminazione sessuale le cose sono peggiorate: dagli asterischi e la "schwa" nell'ultima vocale per rendere neutra una parola (signor*, amic*, ecc.) all'abolizione dei termini "madre" e "padre" dai documenti (in cambio di un anonimo genitore 1 e genitore 2, per non offendere non si sa chi); passando per le denunce se non si utilizza il pronome corretto nei confronti di una persona transessuale (nei paesi anglosassoni c'è chi ha pagato multe pesantissime per un semplice errore); fino alla "brillante" idea di far gareggiare atlete transessuali in competizioni femminili, dove il fisico, comunque strutturato come quello maschile, di queste atlete le ha permesso di stravincere delle competizioni e polverizzare i precedenti record femminili (sempre nei paesi anglosassoni, un uomo può iscriversi e gareggiare con le donne, semplicemente giustificando che "si sente donna" e le atlete non possono protestare, sempre "grazie" al politicamente corretto).
Nonostante si dica che il politicamente corretto sia nato per portare pace e tolleranza sociale, nei fatti ha soltanto portato il caos e infiammato il dialogo tra le persone, in quanto si finirà inevitabilmente per offendere sempre qualcuno, anche involontariamente, in una società ormai abitata da masse di paranoici alla ricerca della discriminazione in ogni contesto.
Una società demenziale, che si spera cambi al più presto, altrimenti l'unica libertà sarà quella di non poter più esprimere alcun pensiero critico, per il terrore di venire inquisiti per una parola fuori posto.
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