EXCALIBUR 131 - agosto 2021
in questo numero

La Destra, "mia... lontana lontana"

In volume i primi quindici numeri di "Excalibur", periodico di qualità della cagliaritana Associazione Culturale "Vico San Lucifero"

di Gianfranco Murtas
<b>Gianfranco Murtas</b> autore di numerosi saggi di storia della vita politica, culturale e religiosa della Sardegna contemporanea
Sopra: Gianfranco Murtas autore di numerosi
saggi di storia della vita politica, culturale e
religiosa della Sardegna contemporanea
Sotto: una delle sue numerose pubblicazioni
una delle sue numerose pubblicazioni
Gianfranco Murtas è un noto storico di area repubblicana, conosciuto anche per le sue numerose pubblicazioni.
Riportiamo volentieri parte della recensione pubblicata sul sito "giornalia.com", che ha dedicato all'uscita del primo volume della raccolta di Excalibur.
È uscito il primo volume cartaceo di Excalibur, "periodico dell'Associazione Culturale Vico San Lucifero". Da anni ricevo per posta elettronica, e per gradita gentilezza del direttore, i numeri della rivista che ha cadenza adesso mensile ed è arrivata alla 130ª uscita. Una bella pubblicazione "on line" - intendo "bella" sotto il profilo grafico, molto piacevole, e bella per l'impegno, che è evidente, di redattori e collaboratori di fornire cronache, ricostruzioni, rielaborazioni, riflessioni originali di storia politica, sovente riferita alla Sardegna e naturalmente dal dichiarato punto di vista della destra. Al numero in uscita - di norma di 16 pagine - si accompagna spesso, e tanto più in questi ultimi tempi, anche un supplemento monografico, pure esso corredato da un bell'apparato iconografico (disegni e fotografie, in specie fotografie storiche e piuttosto rare e dunque preziose).
La matrice politica della pubblicazione che ho piacere di ricevere e poter (utilmente) leggere, ripeto, per pura liberalità della direzione, interroga me, che dalle posizioni della destra - tanto quella storica novecentesca quanto quella corrente parlamentare e politica - sono lontano anzi lontanissimo, sotto vari aspetti: certamente nei termini del confronto ideale o ideologico (cioè sistematico, oltre i dottrinarismi sempre di maniera, ma certo con riguardo alla scuola di pensiero da cui ciascuno deriva sé stesso), ma anche sulla attualità della "proposta" intesa come traduzione politica corrente, locale e nazionale, di una impostazione che cavalca - si può dire? (per me repubblicano mazziniano senz'altro!) - i secoli, e di più: su come noi si sappia spendere lo spirito "di minoranza" - io nella sinistra riformatrice e laica (classificazioni classiche forse oggi da rivedere), essi (militanti e dirigenti, e qui redattori e collaboratori) nella destra di sfondo nazionale, nazionalista e sovranista - in un quadro sociale e anche valoriale che va per crescenti conformismi che si rivelano grigi, privi di ogni slancio etico-civile e mortificanti nell'appiattimento. Potrei dirla diversamente: come si sappia, noi attori "di minoranza", agganciarci alle maggioranze non certamente per passivo spirito imitativo ma per offrire il nostro sale, il nostro sapore alle grandi scelte legislative e di governo (se condivise almeno nelle linee generali) che la storia impone ogni giorno alle istituzioni.
Mi verrebbe da dire ancora: Excalibur incorpora in sé, con la sua stessa presenza - si dirà pure modesta o di tiratura assai limitata (ma le dimensioni materiali non fotografano spesso quelle morali), la questione "tecnica", avvertita soprattutto da quelli della mia generazione, di quanto la testimonianza di parte possa o debba essere consegnata alla carta, sì in gemellaggio oggi con una piattaforma informatica peraltro rispondente nei criteri grafici alle produzioni delle antiche e care tipografie, ma comunque con una sua certa autonomia... Si può fare dibattito anche all'interno di un blog, e si fa ormai con correttezza, ma la riunione delle opinioni nella carta stampata, che può farci compagnia ovunque, rende l'idea come di una casa che contenga od ospiti in coabitazione dialettica tutti quanti, a tutti riconosca il proprio spazio e la possibilità di essere raggiunti per interlocuzioni documentate e senza fraintendimenti.
Nel caso concreto, la pubblicazione di cui mi sto occupando - 220 pagine di formato A4 - comprende la ristampa dei primi quindici numeri usciti fra il marzo 1998 e il gennaio 2000, nell'arco cioè di quasi due anni, quelli che dal secolo vecchio ci hanno portato al nuovo e al nuovo millennio. Introdotto da una nota di Angelo Abis che definisce la rivista come "un antidoto al conformismo" e richiama qualche momento di sana polemica interna suscitata dalla battuta di Gianfranco Fini sull'anacronismo dell'anticomunismo (speculare a quella berlusconiana dell'anacronismo dell'antifascismo), Excalibur in edizione anastatica si mostra nella generosa nudità delle forme dialettiche in cui ha voluto articolarsi fra rubriche fisse, lettere, rassegna stampa, notiziario associativo, editoriali, vignette (del carboniese Demetrio Monagheddu, mano talentuosa e perfetta!), testimonianze e opinioni...
Figlie di un volontarismo non ancora sostenuto dal consiglio di un grafico - che verrà poi, e abilissimo, a partire dal quinto o sesto numero della serie, le prime uscite dalla sede redazionale di via Tel Aviv 55, nel moderno quartiere di Genneruxi, anticipano il progetto che andrà via via migliorando. Raccolti e organizzati attorno a Roberto Aledda ma con spiccate partecipazioni individuali, i redattori - tutti militanti del circolo detto "Vico San Lucifero" - Angelo Abis in primis e con lui Efisio Agus e Paolo Camedda, Isabella Luconi, Lino Rascunà e Mario Tanca, con rinforzo presto di Fausto Caboni e Ugo Murino, e un buon numero di collaboratori in implementazione continua - da Toto Sirigu a Corrado Meloni, da Paolo Cossu e Andrea Curreli, da Giorgio Usai a Paolo Truzzu, da Fabio Meloni a Nicolò Manca ad altri ancora - danno vita, fra 1998 e 1999, a un collettivo coeso e insieme rispettoso delle proprie varie sensibilità, esito a loro volta di formazioni ed esperienze diversificate. Almeno questa è l'impressione ricavata dalla lettura degli scritti accolti in ogni numero. Ed è cosa, ai miei occhi, in sé molto apprezzabile.

Una redazione e molti collaboratori all'opera.
Insistente, nei primi numeri (ma invero, e comprensibilmente, anche nei successivi), l'autointerrogazione: cosa è la destra? Angelo Abis ed Efisio Agus, Corrado Meloni e Isabella Luconi, Gianluca Grosso (dirigente di Alleanza Nazionale) avviano il dibattito. L'edicola e la libreria proposta in ogni numero alla platea dei lettori vuole favorire la conoscenza delle produzioni (sarde e non sarde) della cultura "nazionale".
Va per pagine tematiche, per il più, Excalibur che sempre meglio struttura la propria foliazione: non mancano i versi poetici ("Addio camicia nera", "l'Airone" di Isabella Luconi, "Canzone" o "Il sogno" di Aurelio Atzori), ma poi ecco le pagine dell'economia (Giovanni Depau, Lino Rascunà, Paolo Truzzu intervistatore del professor Pennisi, ecc.), degli esteri (Andrea Curreli con "Non credo in questa Europa", "Il male americano", e Fabio Meloni e Luisella Dentoni...), degli interni (Salvatore Deidda, Giorgio Usai: "Come battere questo regime?", Nicolò Manca maggiore generale della Riserva, autore anche di servizi e considerazioni però anche sul "Lavoro gratificante per i giovani sardi" o sui "Ministri sinistri tra Pinochet e i disertori"...), della regione (Efisio Agus: "Gli strani numeri già visti della politica regionale sarda", "Cossiga, Amadu mio", Mauro Plazza: "Vincitori e vinti"...), della storia (dominus Angelo Abis: "26 Dicembre 1946: nasce il Movimento Sociale Italiano, figlio negletto della Prima Repubblica" ma anche Isabella Luconi "La Destra nel pensiero antico", "Luoghi comuni e verità storica: destra e sinistra nell'Ottocento"...), bioetica (ancora Isabella Luconi, Toto Sirigu...), valori (Fabio Meloni), appunti (Monica Ulleri, Paolo Cossu, Nicolò Montixi, ancora Toto Sirigu con "Integrazione e conflitto" e "Sull'immigrazione"...), cultura e ricerca (ancora Andrea Curreli, Nicola Spanu, Sergio Bacchiddu, Paolo Truzzu con "Kennedy: un falso mito della sinistra", ma anche Angelo Abis con "Sud-Est, la rivista culturale del GUF di Cagliari" e "Antonio Pigliaru trent'anni dopo"...), 360 gradi (Giorgio Usai su "Il Massimo [d'Alema] del cinismo").
Ce n'è per tutto e per tutti: dagli editoriali (di Efisio Agus) ai pensieri, idee e ideologie (Guido Buzzati, Corrado Meloni, Guido Garau perfino con un... Giovanni Papini in recupero!), dagli scandali (così il titolo della rubrica! E Giorgio Usai a scriverne su Grauso consigliere regionale e Pili presidente di giunta) all'ambiente (Beppe Careddda con "Da una emergenza all'altra"), dalla scuola (Simone Spiga: "Fermiamo Berlinguer!") all'aborto (Angelo Abis con "La legge sull'aborto: un aborto"), dalla società (Salvatore Deidda: "Merlin, una legge da cambiare", Dario Dessì: "AAA Don Chisciotte cercasi..." [ancora sulla prostituzione pubblica]) e dalla politica missina in An (Gianluca Grosso, Andrea Curreli...) alle elezioni (Fabio Meloni: "Ritorna di moda il sardo-fascismo?", "È valsa la pena spegnere la fiamma missina?", Corrado Meloni sulle alleanze possibili della destra...).
Non manca, evidentemente, un focus sulla maledizione delle foibe, riproposto anche con uno speciale (novembre 1998), mentre altri speciali riguardano il futurismo (aprile 1999), la X Mas (maggio 1999), il turno elettorale di stagione (giugno/luglio 1999), ecc..
In più circostanze ora l'Associazione ora la rivista in quanto tale fanno punto: si tratta sempre, per le esperienze e i loro attori, di volgersi indietro, ogni tanto, e riflettere a mò di consuntivo, per poi proseguire con maggiori consapevolezze e maturità.
Nell'ottobre 1998 "Vico San Lucifero" ripensa sé stessa: «L'Associazione è nata dall'esigenza ideologica di significare con forza il concetto ormai generico e svuotato di contenuti del ruolo della destra in Italia, perché si rafforzi il dibattito al suo interno, perché non si disperdano princìpi e valori che sono stati il fondamento del suo "sentire comune" e che oggi rischiano di perdersi nel tentativo di alcune forze politiche di non contrapporre più schieramenti ideologicamente distanti, accomunandoli in una generica identità di programmi.
Non rientra nel nostro programma politico identificarci con un partito perché vogliamo prendere atto delle diverse posizioni culturali che animano e dividono il mondo politico della destra nella consapevolezza che non esiste e non può esistere una sola destra, poiché, se fondamento e fulcro delle teorizzazioni della destra è l'individuo, è naturale che esistano diversi riferimenti culturali, a seconda della sfera di interessi e della posizione che egli occupa nella società. Da ciò l'esistenza delle diverse "anime della destra", quella sociale, quella nazionale, quella popolare... E affermiamo quindi la loro contemporanea esistenza quali forze complementari e non contrapposte.
Questo significa che la nostra Associazione non vuole essere espressione di gruppi e linee contrapposte ma sintesi teorica e concettuale che tende a individuare il "sentire comune" che rappresenta il patrimonio delle nostre radici, compreso il giudizio positivo su alcuni valori propri del Fascismo e della RSI, nell'assoluto rispetto delle posizioni individuali...
». E di seguito, qui, le tavole programmatiche: "Il dialogo e il confronto", "Principi e valori", "Economia", "Obiettivi". Interessante anche e soprattutto, per gli sbocchi operativi, le conclusioni: «L'Associazione richiede a tutti i Soci iscritti, ai partiti di centrodestra (AN, FI-CCD e altri) o "nazionalpopolari" (Fiamma-Fronte Nazionale-Forza Nuova) di impegnarsi a individuare nei propri partiti interlocutori validi - in grado di superare divisioni causate da interessi di gruppo o di "corrente" - disposti a sostenere le iniziative della nostra Associazione...».

Un momento critico.
Circa un anno dopo - così è nel numero del novembre 1999 - la redazione dice di sé e della testata:
«Giornalino che, sin dai suoi primi numeri, non voleva essere e non è pro o contro Alleanza Nazionale, ma vuole essere, forse con un pizzico di presunzione, fucina culturale di idee e contenuti.
Con questo obiettivo abbiamo sempre accettato e spesso stimolato articoli sui vari argomenti, "senza mai censurare il pensiero di nessuno", ma chiedendo sempre all'autore che se ne assumesse la responsabilità firmandolo.
Da queste considerazioni è nato il titolo di questa chiacchierata con i nostri lettori: "una scelta difficile". La scelta, cioè, di non pubblicare un testo pervenutoci a mezzo fax, dal titolo "La base di Alleanza Nazionale vuole contare", documento trasmesso anche alla stampa e alle TV locali e genericamente firmato "Presidenti di Circolo, iscritti, elettori, simpatizzanti di Alleanza Nazionale".
Scelta difficile, la nostra, perché la non pubblicazione può apparire come una censura, ma non possiamo e non vogliamo essere "strumento" di chiunque, a torto o a ragione, ritenga di portare avanti posizioni critiche nei confronti di chicchessia senza assumersi la responsabilità di attestare la paternità con la propria firma.
Chiarito ciò, e convinti che comunque il documento è il sintomo di un malessere che palesemente si avverte all'interno di Alleanza Nazionale, vorremmo farci promotori, su queste pagine di Excalibur, di un dibattito sulle idee, sulle scelte politiche, sulle battaglie mancate, sugli insuccessi elettorali del partito, ma anche sui successi ottenuti, sulle cose fatte, sulle battaglie vinte. Dibattito sempre e comunque sui contenuti politici e sulle scelte programmatiche e mai sulle persone.
Invitiamo pertanto chiunque voglia esercitare il suo diritto di parola e o il suo diritto di polemica a inviarci i suoi scritti, che ogni qualvolta saranno firmati e non degenereranno nella calunnia verranno da noi pubblicati
».
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