EXCALIBUR 132 - settembre 2021
in questo numero

La storia di mio padre "non collaboratore"

Tutto incominciò per caso...

di Sonia Maggio
identificazione fotografica di Antonio Maggio
Sopra: identificazione fotografica di Antonio Maggio
Sotto: documento nel quale appare come "non collaboratore"
documento nel quale appare come 'non collaboratore'
Sulla chat di Vico San Lucifero, Fabio Meloni posta le foto del fascicolo militare del padre, Tonino Meloni, prigioniero di guerra a Hereford, in Texas.
Siccome anche mio babbo, partito volontario in guerra a sedici anni, era stato fatto prigioniero in Nord Africa e portato nello stesso campo di concentramento a Hereford, mi sono messa subito in comunicazione con lui: «Come hai fatto ad avere questi documenti?». Fabio mi informa che uno scrittore/storico, Flavio Giovanni Conti, ha scritto un nuovo libro "Hereford - Prigionieri italiani non cooperatori in Texas".
È in contatto con lui e mi dice che, se voglio inviargli una mail, egli mi manderà i documenti che riguardano mio padre, perché può accedere agli archivi di Washington. Così compro il libro, lo leggo, invio la mail al Dott. Conti, che subito mi trasmette i documenti che allego qui.
Riesco poi a comunicare con il Ministero della Difesa Italiano e richiedo il Fascicolo Militare di mio babbo: «Le trasmetto il fascicolo militare di suo padre, che ha servito la Patria», mi scrive il Colonnello dell'Archivio Storico italiano.
Nel mese di febbraio 2021 su "L'Unione Sarda" esce una bella recensione di Fabio Meloni sul libro di Conti. Il fascicolo che riguarda mio padre è ovviamente scritto in inglese corsivo e non tutte le parole si leggono bene.
Tino Curreli si rende disponibile a tradurre per me: un ragazzo di 23 anni che era diventato adulto con 3 anni di guerra e 2 anni di prigionia!
In una lettera, da lui tradotta solo in parte, l'ufficiale Usa appare molto dispiaciuto perché aveva stabilito un rapporto splendido con babbo e sperava di fargli cambiare idea... cioè sperava che firmasse per collaborare! Insomma è deluso, quindi lo attacca dicendogli che un fascista non è un buon Italiano, anzi è un nazista germanico! Nota di Tino: «povero ragazzo!».
Ma queste accuse non hanno certo smosso la volontà di babbo di non collaborare con i nemici! È stato condannato perché non era favorevole a... (illeggibile).
Poi addirittura viene classificato in una Lista nera. Nel modulo di prigionia si elencano anche di altri condannati probabilmente con una formula "Noncoman".
Gli ufficiali Usa che stavano negli uffici erano dei burocrati, indottrinati dal loro regime democratico a vedere solo gli alleati come buoni e regolari soldati. Chi rifiutava la loro visione era da considerarsi un elemento reietto, un nazi.
Non sapevano nemmeno che ci fosse una grande differenza tra i due termini! La cosa che Tino trova più curiosa di tutte è che mio babbo decise di accettare un lavoro che non fosse legato alla produzione di guerra soltanto in data 30 agosto 1945, cioè 15 giorni dopo che anche il Giappone aveva dichiarato alla radio la volontà di resa agli alleati.
Infatti il giorno 2 settembre i plenipotenziari giapponesi firmarono la resa su una nave da guerra americana nel golfo di Tokio. Evidentemente mio padre e gli altri prigionieri avevano sentito la notizia alla radio (costruita dagli stessi prigionieri con mezzi di fortuna, di nascosto), come raccontato da mio babbo e anche dallo scrittore Arrigo Petacco nel suo libro "Quelli che dissero no".
Quindi mio padre non accettò alcuna collaborazione né il 28 aprile 1945 (caduta della Rsi), né l'11 maggio 1945 (resa della Germania) e non accettò niente dagli Americani fino a quando sapeva che il Giappone continuava la guerra.
Coerente fino all'estremo, dice Tino, e anche molto sveglio! Tutto quello che scrivo oggi, documenti e traduzione, vuole essere un ricordo del mio carissimo babbo, morto nel 1996 ma sempre nel mio cuore.
I grandi uomini lasciano un segno indelebile nei figli, nei nipoti e, quando le loro storie vengono tramandate, anche nelle nuove generazioni!
Un grosso ringraziamento a Fabio che sul quotidiano sardo ha voluto ricordare suo padre, il mio babbo e tutti quei ragazzi che seppero dire "no" agli Americani. E anche a Tino che, con attenzione e impegno, si è preso la briga di tradurre questi vecchi documenti.
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VICO SAN LUCIFERO