EXCALIBUR 134 - novembre 2021
in questo numero

Donne nello foibe, orrore da ricordare

Commemorata a Cagliari Norma Cossetto, trucidata dai partigiani di Tito

di Fabio Meloni
<b>Natalia Serra</b> depone una rosa sulla lapide nel Parco dei Martiri delle Foibe a Cagliari durante la manifestazione organizzata dal 'Comitato 10 Febbraio', presieduto dalla Dott.ssa Margherita Sulas
Sopra: Natalia Serra depone una rosa sulla lapide nel Parco dei
Martiri delle Foibe a Cagliari durante la manifestazione
organizzata dal "Comitato 10 Febbraio", presieduto dalla Dott.ssa
Margherita Sulas
Sotto: locandina del Comitato 10 Febbraio
locandina del Comitato 10 Febbraio
Nei giorni scorsi, in oltre 180 città italiane (in Sardegna, Cagliari, Sassari, Carbonia e Iglesias) si è celebrata la cerimonia "Una rosa per Norma", in ricordo di Norma Cossetto. La 23enne studentessa istriana fu catturata e incarcerata dai seguaci del maresciallo Tito, durante gli interrogatori fu legata a un tavolo, torturata e violentata ripetutamente dai suoi aguzzini, prima di essere condannata a morte da un improvvisato "tribunale del popolo". Nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943, fu condotta sull'orlo della foiba di Villa Surani in Istria, dove, prima di essere infoibata, fu nuovamente seviziata.
Norma rappresenta un simbolo della tragedia delle Foibe, perché la sua terribile storia è caratterizzata da alcuni elementi che la rendono esemplare: la sua forte e manifesta italianità, che evidenzia come la pulizia etnica fosse il reale obiettivo dei partigiani comunisti slavi; l'atroce violenza esercitata, che testimonia l'odio e la brutalità dei titini nei confronti degli Italiani, comprese donne e anziani.
Nella motivazione per il conferimento della medaglia d'oro al merito civile alla memoria, concessa nel 2005 dall'allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, Norma fu definita «luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio». Ma già nel 1949 Concetto Marchesi, professore dell'Università di Padova, in occasione della "laurea honoris causa" in Lettere, sottolineò che la laureanda Norma era «caduta per l'italianità dell'Istria».
Dopo decenni di negazionismo e i goffi tentativi di giustificazionismo, sembravano storicamente consolidati giudizio e memoria sulle Foibe, invece stiamo assistendo all'offensiva di dimenticazionisti e riduzionisti (come li ha definiti Marcello Veneziani), protagonisti anche di un'insensata e squallida guerra dei numeri. Come se il "quantum" rendesse meno terribile ciò che è accaduto in quegli anni nel confine orientale italiano.
Spregiudicati e ben amplificati da alcuni media, nelle scorse settimane hanno trovato il loro animatore in Tomaso Montanari, professore noto frequentatore dei salotti televisivi, prontamente sostenuto da qualche storico militante, a riprova del disperato tentativo di dar vita a una campagna culturale contro il ricordo delle Foibe con l'obiettivo di rimettere in discussione l'opportunità della commemorazione a livello istituzionale. Tentativo che ha toccato il suo apice con l'irricevibile richiesta dell'attore Ascanio Celestini di «cancellare questo bizzarro Giorno del Ricordo».
La tragedia di Norma Cossetto è un altro triste esempio della donna considerata "bottino di guerra" e, seppure in epoche diverse, le cosiddette "marocchinate" durante la Seconda guerra mondiale, con le violenze compiute dai coloniali francesi in Ciociara ai danni della popolazione civile italiana, e la guerra tra le diverse etnie nei Balcani, dopo il dissolvimento della Jugoslavia, sono lì a dimostrare questa infame consuetudine. Eppure, il doppiopesismo di un certo femminismo non ha consentito, finora, di dare il giusto risalto alla tragica vicenda di una figura femminile che proprio la Sardegna, terra ricca di storie di donne di grande dignità e coraggio, non può trascurare.
Insieme al "Giorno del Ricordo" (10 febbraio), "Una rosa per Norma" sarà un altro appuntamento annuale per non abbassare la guardia in difesa della verità storica su questo capitolo italiano del "libro nero del comunismo" e perché Norma rappresenta un valore civile per le future generazioni.
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