EXCALIBUR 134 - novembre 2021
in questo numero

Per una Costituzione veramente antifascista

Un ripasso doveroso in questi tempi confusi

di Fabio Meloni
il testo sacro della nostra Repubblica
Il testo sacro della nostra Repubblica
A quasi 80 anni dalla caduta del fascismo, vorrebbero sciogliere partiti e movimenti di ispirazione "fascista"; vorrebbero impedire che si candidassero i "fascisti" (anche quelli definiti tali per discendenza); vorrebbero che i partiti dichiarassero di rinunciare ai voti "fascisti".
Se lo desiderano intensamente e non dovesse trattarsi di propaganda strumentale buona per ogni elezione, costoro dovranno fare i conti con la fin troppo usata e abusata Costituzione, che:
- all'articolo 2 recita «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità»;
- all' articolo 3 «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
- all' articolo 21 «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»;
- all' articolo 22 «Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome»;
- all' articolo 48 «Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge»;
È evidente che in questi articoli della Costituzione (quella che viene distrattamente definita "antifascista") non ci sia alcun riferimento al fascismo e alcuna limitazione per i "fascisti", come peraltro negli altri 134 articoli.
L'unica citazione si trova nella XII disposizione transitoria (chissà se un giorno qualcuno spiegherà perché i costituenti utilizzarono questo aggettivo "a tempo"), che vieta la «riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista».
Il reato, con le relative pene, è dettagliato nella Legge Scelba del 1952 (appena 7 anni dopo la caduta del fascismo), che punisce chiunque «promuova od organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un'associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente la finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista».
Nel 1957, la Corte Costituzionale presieduta da Enrico De Nicola (ex Presidente della Repubblica) si espresse con una sentenza, affermando che il reato si configura quando l'apologia non consiste in una mera «difesa elogiativa», bensì in una «esaltazione tale da poter condurre alla riorganizzazione del partito fascista».
Perciò, chi ha il desiderio di cancellare alcuni cittadini dalla vita civile, sociale e politica deve semplicemente proporre una modifica costituzionale per definire meglio i confini dei diritti inviolabili, delle opinioni politiche consentite, dell'eguaglianza tra cittadini, del diritto di partecipare all'organizzazione politica del Paese, della libertà di pensiero, della capacità giuridica e del diritto di voto, attivo e passivo.
Non basterà sciogliere movimenti e partiti, indire manifestazioni antifa', screditare candidati ed elettori, organizzare ore e ore di trasmissioni televisive, scrivere righe e righe sui giornali, mettere all'angolo politici ed eletti per costringerli ad abiure estemporanee.
Se il pericolo fascista incombe, propongano al Paese una modifica della Costituzione, così le chiacchiere e le strumentalizzazioni finiranno per sempre.
«mi sono resa conto di questo problema molti anni fa, mentre attraversavo il Ponte Carlo, a Praga... in mezzo al ciarpame si potevano acquistare accessori d'abbigliamento dell'esercito sovietico: berretti, galloni, fibbie e spilline, piccoli ritratti di Lenin e Breznev, che un tempo gli scolari portavano appuntati sulla divisa.
... Tutti avrebbero provato ripugnanza all'idea di portare una svastica, ma nessuno trovava strano indossare una maglietta o un berretto con la falce e il martello...
La lezione non poteva essere più chiara: mentre il simbolo di una strage di massa ci riempie di orrore, il simbolo di un'altra strage di massa ci diverte
»

(Tratto da Anne Applebaum, "Gulag. Storia dei campi di concentramento sovietici", pag. 14).
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