EXCALIBUR 137 - febbraio 2022
in questo numero

Francesco Forte e le sue lezioni dimenticate

Scompare uno dei più importanti pensatori ed economisti italiani

di Angelo Marongiu
<b>Francesco Forte</b> (Busto Arsizio 1929 - Torino 2022)
Francesco Forte (Busto Arsizio 1929 - Torino 2022)
La scomparsa di Francesco Forte, avvenuta il 1º gennaio 2022, complici le festività con i suoi botti e la variante Omicron con i suoi altrettanto fragorosi scoppi, è scivolata leggera sui giornali e sui notiziari televisivi.
In questa assoluta calma è uscito di scena uno dei più grandi intellettuali italiani: un intellettuale ed economista di stampo puramente liberale e riformista, mosca bianca nel nostro paesaggio conformista.
Negli anni Cinquanta iniziò la sua carriera accademica come docente all'Università degli Studi di Milano (collaborò con Ezio Vanoni) e poi divenne ordinario all'Università degli Studi di Torino, chiamato da Luigi Einaudi.
Professore di Scienza delle Finanze cooptato nella politica (fu ministro nei governi Fanfani e Craxi), sostenitore di una visione riformista e liberale della società.
Contrario a qualsiasi forma di autoritarismo, comunista, socialista o fascista, rifiutò la militanza attiva nel partito socialista di Nenni, preferendo la versione più moderata di quello di Saragat, per poi aderire al Partito Socialista di Craxi del quale condivideva la necessità di un vera riforma della classe economica e sociale dell'Italia.
La sua visione della società escludeva le classi, le masse, i partiti cosiddetti orizzontali: per Forte la società era formata esclusivamente di persone, di singoli individui, in perfetta similitudine con le idee di Margareth Thatcher.
La felicità collettiva non è mai data dai servizi pubblici dello Stato, ma essa è una conquista puramente individuale: il suo perseguimento - sancito dalla Costituzione americana, ma l'idea è del napoletano Filangieri - è un fine del singolo soggetto al quale lo Stato deve garantire il suo veicolo fondamentale, la libertà.
La sua era un'idea liberale del mondo, nel quale i bisogni sono delle singole persone, non esistono masse da proteggere o tutelare, ma piccole unità - ogni individuo - che devono essere messe in grado di perseguire i propri fini egoistici e seguire le proprie ambizioni.
Il potere politico, secondo Forte, ha il compito di liberare il cammino individuale dai problemi della sua organizzazione in modo tale che il maggior numero di singoli soggetti possa soddisfare le proprie aspirazioni. La somma dei singoli dà luogo alla soddisfazione collettiva.
I suoi titoli, riconoscimenti, cariche furono innumerevoli. Fu editorialista economico lucido e preciso: collaborò a numerosi quotidiani e periodici (Panorama, L'Espresso, La Stampa, Il Sole 24 ore, Il Foglio, Il Giornale), autore di saggi e manuali di scienza delle finanze, di economia monetaria, di politica economica, di politica industriale.
Aveva 92 anni, uno spirito sorridente e scanzonato e una mimica da persona apparentemente tra le nuvole ma pronto a criticare ferocemente le cose che più detestava: l'ignoranza e la sciatteria.
Mitiche le sue scenate con Fanfani e Craxi, quando era ministro nei loro governi, per le imperfezioni minime nella stesura dei documenti di sua competenza.
Ha attaccato lucidamente l'ultima Legge di Bilancio del governo Draghi, dichiarandola in ritardo sugli eventi e quindi poco utile: secondo la sua visione la pandemia si stava già mangiando le risorse che il governo stava cercando di salvare.
E per Forte questa era una verità che andava dichiarata a voce alta, poiché il maggior torto della politica era quello di ingannare le persone.
Proprio una mosca bianca: ora se la starà ridendo di gusto.
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